di Andrea Pietrzela
Una scommessa persa dall’Ascoli Calcio. È questo ciò che rappresenta Valerio Bertotto, tecnico 47enne che da oggi non è più l’allenatore dell’Ascoli, che ha tolto al tecnico piemontese le chiavi dello spogliatoio bianconero.
Probabilmente, però, il mister le aveva perse da tempo. Se ad un’inversione di rotta (come il cambio di modulo) seguono prestazioni scialbe ed una quasi totale assenza di reazione quando le cose si mettono male, allora significa che la bussola è stata persa e che si sta andando alla deriva in mare aperto.
REWIND – Eppure Bertotto non era partito poi così male. Tralasciando gli schiaffi presi al “Del Duca” nella partita di rodaggio di Coppa Italia (1-4 con il Perugia, formazione di Serie C), si erano viste cose incoraggianti non solo all’esordio sul campo del Brescia (1-1), ma anche nelle sconfitte maturate in casa contro l’attuale capolista Lecce (0-2) ed in quel di Frosinone oggi quinto (1-0) dopo due gare giocate a viso aperto e, per larghi tratti, anche dominate. Chissà se con qualche svista arbitrale in meno (i potenziali penalty di Frosinone e di Salerno), le cose sarebbero andate diversamente…
Fatto sta che i bianconeri hanno raccolto quanto meritavano con il successo, in discussione soltanto negli ultimi minuti, nella sfida del “Del Duca” contro la Reggiana (2-1). Anche qui un grande approccio al match e una buona gestione, salvo il calo di energie sul finale, dai ragazzi di Bertotto, a loro agio in quel 4-3-3 o 4-2-3-1 che si voglia.
LA SVOLTA – Poi è cambiato tutto. Dopo l’ingiudicabile match di Salerno (1-0 sotto il diluvio), la pressione delle tre sconfitte su quattro partite ha ribaltato il banco: Bertotto non è riuscito a gestirla e, da qui, il patatrac. Il tecnico non è riuscito a tenere botta, ha fatto marcia indietro decidendo di cambiare qualcosa in mezzo al campo. Contro il Pordenone ecco un 4-1-4-1 più conservativo. Il risultato? Possesso palla sterile, zero tiri in porta e 0-1 Pordenone. Il tecnico non ha creduto fino in fondo nelle proprie idee, dimostrando poca personalità.
Contro l’Entella, nonostante le due settimane di lavoro causa rinvio del match col Pisa, Bertotto persevera e dimostra di non aver imparato la lezione: ecco un 3-5-2, perdipiù senza punte di ruolo, con il chiaro intento di pensare prima a difendere prima che attaccare. Una squadra totalmente stravolta rispetto alle prime uscite: viene fuori, soltanto grazie all’estremo difensore ospite, un assurdo 1-1 che non convince nessuno. E dopo la (tragicomica) settimana pre-Venezia, ecco una sconfitta senza storia (2-1) e un esonero solamente rimandato.
I MOTIVI – Bertotto, dunque, ha rinnegato il proprio credo cercando di recuperare punti e adattarsi alle caratteristiche della squadra, ma così facendo ha soltanto peggiorato la sua posizione e la credibilità all’interno dello spogliatoio. E, come accade in qualunque ambiente di lavoro, se il gruppo non crede in pieno nel suo leader allora non riuscirà mai a dare il massimo.
Il tecnico, inoltre, non è stato capace di isolarsi dall’ambiente per poter lavorare in tranquillità. Le polemiche sull’attacco sterile e sulla posizione di Kragl, insieme alla richiesta quasi a furor di popolo del 3-5-2, poi rivelatosi un passo indietro, hanno minato le sue certezze.
Sono questi i motivi per cui il patron Pulcinelli parlava di «epilogo inevitabile» soltanto pochi giorni fa. Motivi scaturiti da elementi, però, che avrebbero dovuto essere messi in preventivo dalla società sin dall’inizio: un allenatore alle prime armi, con una squadra del tutto nuova e multietnica, ha bisogno di tempo per costruire prima e per migliorare poi. Ad oggi, invece, insieme ad un team senza un’identità precisa, l’Ascoli si trova nella busta paga un terzo allenatore dopo la lite estiva con Dionigi e la rottura prematura con Bertotto.
DELIO ROSSI – Il nuovo trainer vanta un curriculum di tutto diverso rispetto a quello di Bertotto. Sicuramente non gli mancano personalità ed esperienza, fattori fatali per l’ormai ex tecnico bianconero. Ora c’è da vedere se la squadra risponderà presente.
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