di Federico Ameli
Gli irriducibili del trenino faticheranno a farsene una ragione, ma quello che si profila all’orizzonte in vista di questi ultimi scampoli di 2020 sembra essere solo un lontano parente del Capodanno a cui, per fortuna o purtroppo, siamo abituati.
Per salutare – senza troppi rammarichi – l’anno che se ne va e dare il benvenuto al 2021, per una volta dovremo rinunciare a cene, cenoni, serate danzanti e tutto ciò che inevitabilmente finisce per confluire nella sfera del tanto temuto assembramento.
Tra chi si è già messo il cuore in pace da tempo e chi a stento trattiene lacrime amare, a passare da un estremo all’altro nella “scala della movida” che va dalla buonanotte allo scoccare del nuovo anno al ritorno a casa alle prime luci dell’alba sono gli enfant terrible nostrani, a cui anche stavolta l’ennesimo Dpcm ha finito per mettere i bastoni tra le ruote (leggi l’articolo).
Fcciamo un salto ad Arquata, dove tra qualche ora Diletta trascorrerà il primo Capodanno nella sua casetta di legno nuova di zecca.
«Molto probabilmente passerò la serata da sola, dato che i miei vivono a Roma e festeggeranno lì il nuovo anno -spiega-. Forse, ma non è sicuro, proverò a imbucarmi dai miei vicini, una coppia di amici a cui sono molto legata, ma ad ogni modo non mi sto certo strappando i capelli. Non amo particolarmente il Capodanno e tutto sommato non mi pesa restare a casa un giorno di più del solito».
Ci giunge voce che la ragazza abbia già collezionato qualche due di picche di fine anno, con inviti rispediti neanche troppo delicatamente al mittente. Paura della neve, sempre in agguato da quelle parti, e orari un po’ stringenti le motivazioni più gettonate, ma c’è ancora qualche ora a disposizione per rimediare un paio di commensali last minute.
Dopo quasi un decennio di onorati veglioni passati a ridere, scherzare, mangiare – soprattutto – e bere insieme, anche Marco e Carlo trascorreranno il Capodanno in casa in compagnia delle rispettive famiglie.
Qualche giorno fa l’ultimo – per certi versi straziante – saluto del 2020 nella neutrale Castel di Lama, prima di lasciarsi andare e rivedersi ad anno nuovo. Nonostante il più che comprensibile disappunto, Carlo prova a sdrammatizzare.
«Da anni ricevo l’invito a unirmi al “Capodanno sul divano in pigiama”, un evento che puntualmente viene riproposto su Facebook. Dopo tanti rifiuti, credo proprio che sia giunto il momento di partecipare».
Marco e Carlo, però, non sono certo i soli a vivere sulla propria pelle il dramma del coprifuoco e dello stop forzato del cenone: anche Claudia, giovane organizzatrice di eventi, è stata costretta a rivedere i suoi piani in vista di questa sera. Tuttavia, anche il peggiore dei Dpcm può avere i suoi vantaggi.
«In verità, penso proprio che non sarò poi così triste, anzi: odio le feste comandate in cui è obbligatorio divertirsi a tutti i costi -racconta-. Spero di potermi rimettere presto all’opera e di festeggiare il 2022 in compagnia dei miei clienti».
Nell’attesa, Claudia si godrà lo scoccare della mezzanotte in compagnia dei suoi cari, ma non nasconde la tentazione di abboccare alle proposte indecenti pervenutegli negli ultimi giorni. Pare, infatti, che in ballo ci sia qualche meeting clandestino con le tre o quattro amiche di sempre, roba da far strabuzzare gli occhi agli astemi e ai meno temerari.
Lara sembra essere proprio una di loro. Dopo aver confessato la sua indecisione sul da farsi, la giovane ci mette in guardia sulle tante voci – in materia di case ben più affollate del dovuto – che nelle ultime ore sono giunte alle sue orecchie, forse meno discrete del dovuto. «Comunque vada – spiega con fare sollevato – mi aspetta senza dubbio un Capodanno migliore di quello dello scorso anno, quando ho dovuto lavorare tutto il giorno come cameriera in un ristorante della zona. Ho ancora un paio di proposte in ballo, ma francamente non mi dispiacerebbe restare a casa».
Rifiutiamo gentilmente la richiesta di divulgare gli indirizzi incriminati e facciamo un salto al centro commerciale “Città delle Stelle”. Qui incontriamo Martina, che in vista del Capodanno ha voluto – o dovuto? – sobbarcarsi l’ingrato compito di fare la spesa per il resto della compagnia. «Trascorrerò la serata a casa di una coppia di amici – racconta-. Tutto regolare, siamo solo in quattro. Do volentieri una mano nell’organizzazione della serata, ma confesso che l’idea di passare la notte a giocare a carte – conosco i miei polli – mi entusiasma davvero poco».
C’è chi, come Martina, non sembra apprezzare fino in fondo i pochi momenti di svago concessi dalle normative vigenti e chi, invece, per sfuggire alla stretta del Dpcm, ha cercato riparo all’estero. È il caso di Gianluca e Fiorella, giovane coppia sambenedettese che in vista delle feste ha deciso di fare le valigie. Destinazione? San Marino, una sorta di terra promessa per gli ultimi nostalgici della movida che fu.
Spesso, però, la realtà non si rivela all’altezza della fantasia. «Con il Natale alle porte – racconta Gianluca – San Marino ha puntato molto sul turismo e sulla volontà degli italiani di aggirare le stringenti limitazioni previste dagli ultimi decreti con slogan come quello del “grande Natale delle meraviglie”».
Tuttavia, la dolce illusione della vigilia è durata ben poco. «Una volta venute a conoscenza della situazione, le autorità italiane hanno immediatamente preso posizione contro San Marino, relegandolo in zona C – con conseguenti limitazioni agli spostamenti in entrata e in uscita – fino al 24 dicembre. A quel punto, anche i sammarinesi si sono dovuti adeguare alle normative italiane, imponendo la chiusura di bar e ristoranti alle 18, anziché alle 1,30 come originariamente previsto per l’ultimo dell’anno».
Addio Capodanno delle meraviglie, dunque. «Faremo regolarmente cena in hotel, ma per il brindisi ognuno sarà costretto a tornare nella propria stanza».
Da un viaggio all’altro, nella nostra panoramica del Capodanno in salsa picena c’è spazio anche per chi, nonostante i tanti impegni in giro per l’Italia, crede fermamente nell’importanza delle tradizioni e contribuisce a tenere sempre alto il buon nome di Ascoli e dell’ascolanità. Parliamo del dottor Mauro Mario Mariani, costretto un po’ come tutti a rivedere le proprie abitudini in vista dell’ultimo giorno dell’anno.
«Sebbene io non condivida questo genere di limitazioni, rispetto rigorosamente le regole e mi attengo a quanto previsto dagli ultimi decreti -dice-. Per trascorrere il Natale in compagnia dei miei suoceri, già ad ottobre avevo provveduto alla prenotazione dei tamponi per la Vigilia. I miei risultati e quelli dei miei figli sono arrivati in mattinata e, in questo modo, abbiamo potuto passare insieme il giorno di Natale, pur limitando al minimo le occasioni di contagio».
Eppure, secondo il “mangiologo”, le premesse necessarie per predisporre un Capodanno più convenzionale c’erano tutte.
«Sono convinto che, se avessero messo a disposizione dei ristoratori i test per accertare la positività dei prenotati, con le dovute misure avremmo potuto trascorrere il Capodanno a tavola, un po’ come avvenuto anche in estate -aggiunge il dottore-.
A questo proposito, da diversi anni ospito a casa una dozzina di persone, ma stavolta saremo solo noi e una coppia di amici storici: mi è dispiaciuto molto che tante altre coppie abbiano dovuto rinunciare. Per me non è questa la strada da percorrere per combattere il virus: la preoccupazione più grande è ovviamente legata alla salute degli anziani, ma neppure il nipote peggiore del mondo si sognerebbe di correre volontariamente il rischio di contagiare i propri nonni.
In questo senso, trovo giusto corrispondere le dovute spettanze allo Stato, ma al tempo stesso mi aspetto molto in termini di servizi e vivibilità, anche con la pandemia in corso.
Ad ogni modo, quest’anno per scaramanzia ho deciso di cambiare il tradizionale menù, sperando che possa essere benaugurante per un buon anno nuovo».
D’altra parte, è quello che un po’ tutti noi auspichiamo, dalla studentessa che passerà il Capodanno sui libri – e che, comprensibilmente, preferisce celarsi nel più totale anonimato – alla mamma che, a distanza di svariati veglioni dall’ultima volta, si vede costretta suo malgrado a riaccogliere in casa il figliol prodigo per l’ultima cena dell’anno: «Una bocca in più da sfamare, e pure ingrata!».
La speranza è quella che tutti i Marco e Carlo del Piceno possano tornare a festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno e che l’emergenza sanitaria assuma presto i contorni di un lontano e sbiadito ricordo.
Nell’attesa, tanti auguri di buon anno dalla redazione di Cronache Picene.
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