La questione del biodigestore di San Salvatore di Force arriva fino in Senato. A interessarsene è Francesco Verducci del Pd, vicepresidente della Commissione Cultura e Istruzione, nato a Servigliano ed eletto nelle Marche.
Il suo intervento arriva a due giorni dall’incontro tra i sindaci del Piceno, il presidente della Provincia Fabiani e i rappresentanti della società che dovrebbe realizzare l’impianto atto a trattare rifiuti organici, fissato per giovedì 4 febbraio. Stesso iter che si terrà a Fermo.
«Molte sono le voci di preoccupazione per i contraccolpi che il biodigestore potrebbe comportare all’importantissimo distretto agro-alimentare del territorio -spiega Verducci-. Non dal punto di vista sanitario, perchè la legge impedisce la realizzazione di impianti nocivi o inquinanti, ma dal punto di vista dell’opportunità logistica. Penso che su questo la politica non debba sbagliare. Serve una scelta consapevole e condivisa. Pur essendo un’iniziativa imprenditoriale privata, questa scelta ha una valenza politica».
«Il nuovo impianto avrà un impatto importante per i decenni a venire -conrinua-. Nella scelta vanno coinvolte a pieno titolo le amministrazioni locali, i cittadini e le imprese, in particolare quelle agricole e turistiche. Coinvolgimento che significa innanzitutto trasparenza e informazione. Bene quindi l’incontro promosso dalle Provincie di Fermo ed Ascoli con i sindaci. Anche la Regione deve ascoltare i territori. Perché non si tratta di un insediamento industriale qualsiasi: la nuova centrale andrà a gestire una quantità di rifiuti compostabili pari a circa un terzo di quella attualmente utilizzata in tutta la regione Marche».
«È noto che il biometano può ridurre le emissioni sfruttando le reti gas esistenti e contribuendo a incrementare la produzione nazionale -conclude Verducci-. Ma occorre far sì che questo sviluppo abbia ricadute positive sul comparto agro-alimentare locale, promuovendo un modello economico fondato su sostenibilità e circolarità delle risorse impiegate. La previsione di un import massiccio di rifiuti organici da fuori regione rischia di rompere il modello della circolarità, appesantendo la viabilità locale, già fortemente critica, e l’inquinamento da mezzi di trasporto pesanti. Ogni aspetto va valutato e approfondito. Non può esserci scelta senza una piena condivisione dei comuni e dei cittadini, nell’interesse dello sviluppo della Valdaso e della montagna, rispettandone la vocazione agricola e turistica».
Lu. Ca.
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