Sversamenti di idrocarburi e intralcio per chi solca il mare: queste le possibili conseguenze, dannose per l’ambiente e per il traffico marittimo, di una barca che affonda, come è accaduto sabato scorso, 10 aprile, a San Benedetto davanti alla costa della Sentina (leggi qui).
La Guardia Costiera infatti, dopo aver messo al sicuro l’equipaggio, composto da due uomini, italiani e di circa 30 anni, ha diffidato proprietario e comandante del natante alla rimozione del relitto.
Ma nel frattempo una motovedetta del Comando piceno, tutti i giorni, raggiunge il punto dell’affondamento, allo scopo di scongiurare rischi per la navigazione – controllando i segnali posti per il riconoscimento del pericolo – e verificare l’eventuale fuoriuscita di sostanze inquinanti.
Continuano inoltre i contatti con proprietario e comandante della barca, per restare aggiornati sulle operazioni di emersione.
Intorno alle ore 17 di sabato scorso, una barca di 14 metri, proveniente da Pescara e diretta a Porto Garibaldi, è affondata a circa 400 metri al largo di Porto d’Ascoli. Due le persone a bordo che sono riuscite a mettersi in salvo sulla scialuppa. Un guardacoste fuori servizio dalla riva ha assistito alla scena ed ha dato l’allarme alla Capitaneria di Porto di San Benedetto, da dove è partita immediatamente la motovedetta la CP861
Nello stesso momento i naufraghi sono stati caricati a bordo di un’altra barca che transitava vicino al luogo dell’incidente e, scortati dalla motovedetta della Guardia costiera, hanno raggiunto il porto di San Benedetto.
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