di Federico Ameli
Da qualche giorno a questa parte a Castel di Lama non si fa altro che parlare di Casette, il piccolo quartiere della parte alta del paese che, come annunciato lo scorso marzo dal sindaco Mauro Bochicchio, sarà presto protagonista di un importante progetto di riqualificazione che, grazie a circa 6,3 milioni di euro stanziati dalla Regione, contribuirà a dare un nuovo volto agli attuali venti moduli abitativi che gravitano attorno a piazza Rossini.
Le “Casette” di Castel di Lama (foto di Ernesto Pezzella)
Un nuovo look che, già all’indomani dell’annuncio, ha suscitato un vivace dibattito che da un lato vede schierati i sostenitori della necessità di un deciso intervento di restyling e, dall’altro, i difensori del patrimonio storico locale rappresentato dall’abitato di Casette, un quartiere sorto negli anni ‘40 del secolo scorso per far fronte all’improvvisa necessità di trovare un nuovo tetto a coloro che, più di altri, accusarono il colpo del terremoto del 1943.
Tuttavia, più che la spinta innovatrice o la volontà conservatrice dell’una e dell’altra fazione, negli ultimi giorni a suscitare scalpore tra le fila dell’opposizione sono state le modalità attraverso cui, stando al progetto presentato all’Erap, verranno portati avanti i lavori di riqualificazione. Ciò che emerge, infatti, è che le attuali venti “casette” dovranno ben presto lasciare spazio a un unico edificio che ospiterà i 38 alloggi popolari nuovi di zecca, da assegnare poi nella maniera più equa ai cittadini aventi diritto.
Una decisione che ha fatto storcere più di un naso tra i banchi della minoranza, a partire dal circolo locale del Partito Democratico.
«L’edilizia popolare – precisano i dem lamensi – è uno dei capisaldi del nostro programma politico, specie in un momento storico in cui molti concittadini hanno perso l’abitazione per via del sisma del 2016 e molte famiglie stanno ancora affrontando grandi difficolta a causa della crisi economica innescata dall’emergenza pandemica in corso. Tuttavia, dobbiamo purtroppo prendere atto della poca linearità dell’Amministrazione comunale nelle comunicazioni inerenti la riqualificazione della zona Casette».
Stefano Falcioni, segretario della sezione lamense del Pd
«Ad oggi – aggiungono – la giunta Bochicchio non ha ancora chiarito se il progetto dell’Erap sia modificabile o se un eventuale tentativo di modifica implichi la perdita del contributo. Nel caso in cui non sia prevista la possibilità di apportare modifiche, allora non avrebbe senso dare luogo al laboratorio di idee con il quale l’Amministrazione intende ora coinvolgere la cittadinanza».
In questo senso, in attesa di comunicazioni ufficiali da parte del Comune, ci pensa Gianluca Re, storico volto noto della politica locale che fin dall’annuncio del progetto ha seguito da vicino gli sviluppi della vicenda, a smorzare ogni possibile entusiasmo.
«La mia fonte interna all’Erap – rivela – sostiene che il progetto non sia modificabile, pena la decadenza del finanziamento. È possibile che ci siano ancora dei minimi margini di manovra e che qualche ritocco sia ancora fattibile, ma la sostanza è questa: non potremo mai puntare al recupero di quell’area».
«Il progetto parla chiaramente di un unico palazzone di 38 alloggi -continua Re-. L’inghippo, almeno per il Sindaco, è sorto quando anche all’interno della sua squadra sono sorti dei dubbi. A quel punto, anziché chiarire e invitare le forze politiche a discutere del futuro di un quartiere con una precisa identità storica, sebbene relativamente recente, ha preferito nascondersi scaricando la colpa sull’Erap sostenendo che fosse l’ente a continuare a lavorare al progetto, cosa assolutamente falsa perché la Regione non può certo erogare dei fondi senza aver qualcosa di concreto tra le mani».
Gianluca Re
«Oltretutto – prosegue- è da un mese che il sindaco continua a mentire alla cittadinanza: il 26 aprile scorso, infatti, la giunta ha deliberato di far proprio il progetto dell’Erap, che raderà al suolo le Casette in nome di un casermone da 38 alloggi».
In particolare, a preoccupare l’ex vicesindaco lamense sono i rischi sociali connessi a un’operazione di questa portata, che dal suo punto di vista potrebbe ben presto sfociare in fenomeni di emarginazione paragonabili, seppur su ben altra scala, a realtà tristemente note alle cronache regionali e nazionali.
«Il rischio è il ghetto, una sorta di Hotel House a Castel di Lama, in cui marginalizziamo le famiglie di una certa tipologia, extracomunitarie e con difficoltà economiche -ribadisce-. Inserendole in un contesto del genere, non si contribuisce certo all’integrazione nel tessuto sociale della comunità, dando anzi libero spazio al degrado e all’emarginazione».
Peraltro, secondo Re, la questione Casette non rappresenterebbe un caso isolato sul territorio lamense, che anzi ospiterebbe già due strutture potenzialmente in grado di dar vita ai medesimi disagi.
«La prima è a Piattoni, in via Roma, dove si trova un edificio in costruzione fermo da ormai un paio d’anni con una trentina di appartamenti -dice ancora Re-. So per certo che verrà venduto all’Erap, inizialmente con l’obiettivo di accogliere le famiglie terremotate. Tuttavia, un giorno l’emergenza sismica e nel giro di tre o quattro anni ciascuno potrà fare ritorno alla propria residenza: a quel punto, l’edificio diventerà un altro palazzone di case popolari».
Mauro Bochicchio, sindaco di Castel di Lama
«La seconda struttura – conclude – si trova invece a Villa Sant’Antonio, di fronte alla scuola elementare di via Adige, con una serie di appartamenti realizzati negli anni ’90, mai aperti e ammessi all’asta fallimentare a prezzi stracciati. Se non li acquisterà l’Erap, saranno comunque destinati a una certa tipologia di acquirenti. Parliamo di tre blocchi in cui sorgeranno inevitabilmente dei grossi problemi, da cui diventa quasi impossibile tornare indietro».
Eppure, come fatto notare in coro dallo stesso Re e dagli esponenti del Pd locale, una decina di anni fa l’allora sindaco Rossini finanziò la realizzazione di trenta progetti da parte degli studenti dell’Università di Camerino per delineare delle possibili nuove prospettive di sviluppo per le Casette. «Alcuni di questi – sostengono i democratici lamensi – avevano l’obiettivo di salvaguardare conformazione e caratteristiche storiche del complesso abitativo, anche a fronte di un aumento del numero di alloggi». Il risultato? Non se n’è mai fatto nulla.
A circa dieci anni di distanza, la tanto attesa riqualificazione delle strutture residenziali esistenti, messe evidentemente a dura prova dai segni del tempo, riuscirà a convivere con la tutela del territorio e del suo patrimonio storico? Toccherà al sindaco Bochicchio chiarire gli ultimi dubbi sulla questione, nella speranza che il progetto finale possa soddisfare le esigenze di tutte le parti in causa.
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