«Non fatelo» è il corale appello delle associazioni animaliste Lav e Lac.
«Abbiamo appreso che il Servizio Veterinario dell’Area Vasta 5 continua ad applicare la politica di abbattimento e distruzione degli animali riscontrati irregolari dal punto di vista delle leggi sanitarie», denunciano Maria Aquila (referente Lav delle Marche) e Sabrina Simonetti (responsabile Lac di Ascoli) che aggiungono:
«Di recente ad Ascoli sono state soppresse con iniezione letale 5 capre. Stavolta è il caso di un intero gregge a Spinetoli: 48 tra capre e pecore, molte delle quali gravide, prossime al parto o con i piccoli appena nati».
Gli animali erano stati posti sotto sequestro dal Servizio Veterinario Sanità Animale nel mese di aprile, a seguito di controlli sul traffico illecito di animali destinati alla produzione di alimenti, poiché l’allevamento risultava non dichiarato e gli animali privi di identificazione e di tracciabilità.
La Lav Marche e la Lac Ascoli hanno inviato una diffida al Servizio Veterinario affinché venga immediatamente annullato l’abbattimento, appellandosi al sindaco di Spinetoli, quale massima autorità sanitaria, affinché accolga la richiesta di salvare gli animali.
Le responsabili delle associazioni si appellano al regolamento europeo che prevede, in caso di accertata non conformità, “la macellazione o l’abbattimento di animali, a condizione che si tratti della misura più appropriata ai fini della tutela della sanità umana nonché della salute e del benessere degli animali”.
«Dunque, come Lav e Lac, obiettiamo che, poiché un’alternativa migliore per gli animali e senza effetti sulla salute pubblica esiste, ed è l’affidamento con vincolo della non macellazione, il provvedimento di abbattimento porterebbe a configurare l’ipotesi di reato di uccisione di animali non necessitata.
Contestiamo dunque il provvedimento, non solo dal punto di vista giuridico ma anche etico: sappiamo che il destino degli animali “da reddito” è fin dalla nascita la macellazione, e non vogliamo certo ostacolare le attività di controllo degli organi competenti sull’aspetto sanitario degli alimenti, ma proprio perché questi animali sono privi di tracciabilità e dunque, per legge, non più destinabili alla produzione di alimenti (carne e latte), perché non si può trovare una soluzione alternativa all’uccisione consentendone la vita al di fuori della filiera produttiva?»
La LAV e la LAC, con il sostegno già pervenuto di altre associazioni locali, hanno offerto la loro disponibilità per trovare adeguata accoglienza agli animali, cercando strutture o privati che possano adottarli con il vincolo della non produzione e non macellazione.
«Per escludere ogni possibile rischio per la salute pubblica e garantire che non vi sia produzione di alcun tipo, le stesse le nostre associazioni – precisano le responsabili – si sono rese disponibili, a proprie spese, a far effettuare agli animali ogni controllo sanitario ritenuto necessario e a sterilizzare immediatamente i maschi.
Restiamo in attesa del riscontro delle autorità che ci consentirà di intraprendere le iniziative necessarie a risolvere in maniera etica il problema».
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