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Staffolani, vittoria nel segno di D’Annunzio
alla Biennale Nazionale di Arte Orafa

ASCOLI - Il maestro si aggiudica la 19esima edizione dello storico premio dedicato a Nicola da Guardiagrele, uno dei massimi riconoscimenti italiani del settore quest'anno incentrato sulla figura del grande poeta. Ha trionfato con un anello "oscillante" intitolato "Il principe di Montenevoso". La consegna il 22 agosto proprio a Guardiagrele, in provincia di Chieti
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Gianluca Staffolani

 

di Luca Capponi 

 

Il tocco di Gianluca Staffolani si trasfigura nella magnetica personalità del Vate, Gabriele D’Annunzio. E si aggiudica uno dei premi più importanti per quanto riguarda l’arte orafa.

Il gioiello vincitore realizzato dal maestro orafo ascolano

L’opera realizzata dal maestro ascolano si intitola “Il principe di Montenevoso“: un riferimento al titolo nobiliare assegnato al poeta nel 1924, che si estrinseca in un prezioso che…oscilla.

Staffolani, una delle menti creative più fulgide delle Marche, unico capace di unire la sperimentazione all’oreficeria, ha vinto alla 19esima edizione della Biennale Nazionale di Arte Orafa, premio storico dedicato a Nicola Gallucci (sopraffino orafo del 1400) che si tiene a Guardiagrele, sua città natale in provincia di Chieti, la cui cerimonia finale si terrà il prossimo 22 agosto

Quest’anno il tema a cui dovevano attenersi i partecipanti, giunti da tutta Italia, era incentrato appunto sulla figura di D’Annunzio, anche lui grande appassionato di gioielli.

«Ho effettuato una serie di ricerche storiche, scoprendo che la sua raffinatezza risiedeva anche nel prediligere lo smalto a gran fuoco, una tecnica che oggi non si usa quasi più in cui lo smalto viene cotto ad alte temperature (circa 850 gradi), che anche io amo moltissimo -spiega Staffolani-. Da qui è nato “Il principe di Montenevoso”, la mia reinterpretazione dello stemma nobiliare caratterizzata da sette brillantini mobili che creano un suggestivo gioco di oscillazione».

Con questa opera, che verrà conservata nel locale museo, Staffolani ha dunque conquistato la commissione (presieduta da Giuliano Centrodi, luminare in materia e direttore di uno dei due siti museali italiani dedicato a oro e preziosi, quello di Arezzo), e soprattutto il premio.

Non è stata però l’unica che ha presentato, visto che il regolamento consentiva il “bis”. Che in tal caso prende le mosse da uno dei motti dannunziani, “Ardisco non ordisco”, divenuto un anello scolpito su cristallo di rocca con una tecnica tanto rara quanto raffinata e uno zaffiro blu al centro, la pietra che il Vate amava di più.

Per Staffolani, classe 1973 e vent’anni di arte e riconoscimenti, si tratta di un periodo molto proficuo. La vittoria della Biennale di Guardiagrele arriva infatti dopo la realizzazione di due importanti fregi: gli sono state commissionate le medaglie di due importanti riconoscimenti del Piceno, ovvero il Premio Emidius di Ascoli e il Premio Truentum, massima onorificenza del Comune di San Benedetto.

È sicuramente un bene che il territorio coccoli e dia il giusto risalto a uno dei suoi talenti più fulgidi.

Tra i gioielli e le sculture di Staffolani la passione diventa arte


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