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L’ultimo saluto a monsignor Conti:
«Padre sapiente e silenzioso»
(Le foto)

L'ADDIO - La cerimonia del prelato che fu anche amministratore apostolico della Diocesi di Ascoli tra il 2013 e il 2014. Gremito il duomo di Fermo, tante autorità civili, religiose e militari ma soprattutto gente comune che gli voleva bene
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Un momento della funzione

 

di Giorgio Fedeli e Paolo Paoletti

(foto di Simone Corazza)

L’arcidiocesi di Fermo, la comunità ecclesiale marchigiana e le massime cariche istituzionali del territorio, insieme a tanti fedeli, si sono ritrovati, questa mattina in Cattedrale, per l’ultimo saluto all’arcivescovo emerito Luigi Conti scomparso giovedì mattina dopo una lunga malattia (leggi qui). Fu anche amministratore apostolico della Diocesi di Ascoli tra il 2013 e il 2014.

In tanti ieri gli hanno voluto rendere omaggio nella camera ardente allestita presso la parrocchia di Santa Caterina a Sant’Elpidio a Mare.

Una cerimonia, quella di oggi sabato 2 ottobre, officiata dal cardinale Edoardo Menichelli. Non poteva mancare anche l’arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio, successore di Conti, e gli altri vescovi delle Marche. Presenti le più alte cariche civili e militari con in testa il prefetto Vincenza Filippi, il questore Rosa Romano, sindaci e assessori in rappresentanza dei vari comuni, partendo da Alessio Terrenzi di Sant’Elpidio a Mare, dove Conti aveva scelto di trascorrere la sua vita. E ancora rappresentanti delle confraternite, i volontari della protezioni civile che con Conti hanno condiviso giorni durissimi del terremoto e soprattutto i tanti giovani sacerdoti a cui Conti non ha mai fatto mancare la propria vicinanza.

È stato un punto di riferimento silenzioso, lontano dalla facile pubblicità e dai riflettori, ma allo stesso tempo quanto mai concreto e pragmatico nelle sue azioni, sempre ispirate da una profonda fede e spiritualità.

«La preghiera di suffragio per don Luigi che ha servito con amore questa arcidiocesi è consolazione per i parenti, per Eleonora e don Robert, fedele servitore –spiega il cardinale Menichelli-.  Ha celebrato con pienezza l’eucarestia,  il suo altare alla fine è diventato un letto di ospedale per osannare il mistero eucaristico. Bisogna custodire la memoria educativa e grata. Mi piace custodire la sua memoria come saggezza pastorale, la sua sapiente paternità tanto silenziosa da essere quasi incompresa, la sua capacità educativa».

Nel corso della cerimonia, il saluto del cardinale Angelo De Donatis, poi Pennacchio ha letto il messaggio del  Segretario di Stato Vaticano con la vicinanza e il cordoglio di Papa Francesco: «Gratitudine a questo pastore mite che ha servito il popolo di Dio con sapienza, discrezione e delicatezza».

Il vescovo Pennacchio ha portato la sua personale riflessione: «Ricordo che Conti volle iniziare l’esperienza della scuola di preghiera in diocesi, dopo la missione vocazionale che coinvolse il seminario regionale. Fu lui a cominciare l’esperienza dei quaresimali, che perdura ancora oggi.  Ha dato impulso agli ordo virginum e ai diaconi permanenti, ed  è stato esemplare soprattutto per me, che no ho raccolto l’eredità pastorale, per la costanza e la paternità con cui ha formato i diaconi e li ha seguiti insieme  alle loro spose».

«Ha testimoniato la carità con discrezione e allo stesso tempo concretezza -continua-. La sua indole riservata non gli ha impedito di essere in prima linea nell’accogliere i migranti nel 2014. Operò allora una scelta tempestiva, data l’urgenza del momento, e allo stesso tempo una scelta impopolare, quindi coraggiosa. Una scelta che portò sacrificio anche ai seminaristi, che dovettero spostarsi in un’altra ala del seminario, oltre che contribuire con il loro impegno all’accoglienza. Ha saputo anche gestire con equilibrio le tensioni che inevitabilmente tali situazioni a volte possono generare. Tra tutte ricordo la tragedia della morte di Emmanuel, il 5 luglio 2016. Mons. Conti ha vissuto la tragedia del sisma, facendosi prossimo fin dal primo momento alle persone colpite. Nel ricordo di tutti c’è la messa di Natale a Porto Sant’Elpidio, insieme agli sfollati».

«Tutti noi vescovi dobbiamo misurarci con la missione che Cristo ci affida, essere i suoi testimoni -conclude Pennacchio-. Contemporaneamente sentiamo il peso dalla nostra umanità e delle nostre fragilità. Anche Conti ha avuto davanti la misura alta del  ministero episcopale, e anche per lui, come per ognuno di noi, il Signore colma, con la sua misericordia, le mancanze che inevitabilmente ci accompagnano. Siamo peccatori che amano Gesù Cristo, sopra ogni cosa e ogni altra persona. Mi unisco al dolore della famiglia, rappresentando la solidarietà di tutta la comunità ecclesiale dell’Arcidiocesi».

Conti verrà tumulato nella cripta del duomo di Fermo.

 

 


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