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Fondi europei per oltre un miliardo:
«Momento storico e opportunità
da cogliere con strategie condivise» (Video)

ASCOLI - La Regione Marche, all'ascolto dei territori per la programmazione 2021-2027, ha fatto tappa ad Ascoli, dove il presidente Acquaroli, l'assessore Castelli ed il dirigente delle politiche comunitarie Pellei sono stati accolti dal sindaco Marco Fioravanti, in una gremita sala della Ragione a Palazzo dei Capitani. Ecco le loro dichiarazioni 
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L'incontro al Palazzo dei Capitani di Ascoli

 

 

 

di Maria Nerina Galiè

Programmazione e strategie condivise: queste le parole d’ordine della Regione Marche di fronte ad una prossima disponibilità di oltre un miliardo di euro dai fondi europei Fers e Fse previsti per il periodo 2021-2027.

L’ascolto dei territori, posto come base di una pianificazione efficace, ha portato oggi, 29 ottobre, il presidente regionale Francesco Acquaroli, l’assessore al Bilancio e alla Ricostruzione Guido Castelli ed il dirigente politiche comunitarie Andrea Pellei ad Ascoli, dove sono stati accolti dal sindaco Marco Fioravanti, a Palazzo dei Capitani.

Gremita la sala della Ragione di sindaci, rappresentati di tutte le associazioni di categoria e parti sociali. Sono stati invitati non solo ad ascoltare, ma anche – e soprattutto – a formulare proposte e ad avanzare esigenze.

Ben 1.102 milioni di euro da spendere, «il 76% in più rispetto al precedente periodo», come è stato detto da Pellei, che ha ricordato gli obiettivi strategici: «Sono quelli che puntano a un’Europa più intelligente, più verde, più connessa, più sociale e più vicina ai cittadini».

«Si tratta di un evento storico – hanno ribadito i relatori – un’occasione da non perdere» quella di «trasformare i denari in opportunità vere», ha sottolineato il sindaco Fioravanti, pensando soprattutto a prospettive di sviluppo che coinvolgano l’intera provincia, dalla costa alle aree montane.

L’assessore Castelli ha rimarcato che «avere una disponibilità tanto ingente a valere sulla programmazione europea non si verificava dal Dopoguerra. Ecco perché la volontà di ascoltare i sindaci ed i territori, in questo momento delicato per le Marche, che stanno scivolando verso il sud, effetto di un declassamento dovuto a varie ragioni.

Ora, grazie a queste disponibilità, ci sono le condizioni per poter programmare. Certo, ci sono le regole dettate dall’Unione europea da rispettare e da tradurre nel piano operativo, il Por appunto, che sarà approvato a gennaio. Dell’intera somma, 720.000 euro andranno allo sviluppo economico, il restante alla coesione sociale.

Determinante, in questa fase, capire le finalizzazioni, gli obiettivi, le destinazioni auspicabili. Le stesse dovranno essere coerenti con l’altro grande fondo che abbiamo a disposizione, quello del Pnrr.

Il Pnrr finanzierà prevalentemente le infrastrutture, il fondo comunitario la spesa corrente per far funzionare le infrastrutture».

Sia Castelli che Fioravanti hanno ricordato – a proposito di infrastrutture definite, una necessità per la crescita del territorio – la ripartenza di attesi cantieri, come la galleria di Trisungo, ma anche la progettazione di più ampio respiro.

«Oggisono state le parole di Marco Fioravantiè un importante appuntamento ad Ascoli per la programmazione del 2021-2027, poiché è fondamentale avere le idee chiare come lo è fare una co-progettazione. Devo ringraziare la regione che per la prima volta dopo tanti anni ha coinvolto tutti i Comuni.

Se ogni Comune – continua il primo cittadino – programma e progetta in modo individuale, non saremo capaci di usare le risorse come un’opportunità di sviluppo economico.

Stiamo lavorando insieme anche sull’aspetto infrastrutturale, sulla Salaria e sollecitando il Ministero delle infrastrutture per la Ferrovia dei due mari e il collegamento con Teramo.

È anche una fase storica, perché sono tantissimi anni che non ricordiamo tante risorse. Però la sfida non è di aumentare gli zeri nella ragioneria comunale, ma azzerare la risorse che sono ferme. Ora dobbiamo lavorare come sistema, infatti stiamo scrivendo una proposta anche a livello nazionale per cercare di accorciare i tempi della burocrazia, dato che rischiamo di non trasformare le risorse in opportunità.
Vogliamo anche lanciare un progetto che, attraverso la cultura e la promozione turistica, faccia tornare attrattive le aree interne e tutto l’Appennino centrale grazie ad investimenti che non guardano solo la costruzione materiale ma anche progetti di sviluppo.

Il grande rischio è di lasciare tanti debiti ai nostri figli e non mettere queste risorse a terra.

Da stasera, parte una fase fondamentale in cui tutti ci adopereremo a mettere a terra le risorse e trasformare questi danari in opportunità di sviluppo e lavoro».

Partire dall’accogliere le proposte dalla base è ormai definito il “metodo Acquaroli”. L’ascolto dei territori è stato promosso anche per rimodulare il Piano Sanitario delle Marche.

In merito alla programmazione dei fondi comunitari, ritiene che «stare insieme dal punto di vista istituzionale e progettuale sia un binomio essenziale e indispensabile in questo momento. Tanti sono gli obbiettivi ma soprattutto deve esserci la consapevolezza della nostra potenzialità e mettere in cantiere, da un punto di vista fisico e virtuale, una visione comune che ci unisca da tutti i lati».

«Questa – continua il presidente della Regione – è un’occasione di incontro e di confronto dove mettiamo insieme le strategie e le sinergie per far sì che la nuova programmazione europea, insieme con tutte le altre opportunità che mi sono al momento poste davanti, siano all’insegna di una gestione condivisa ed il frutto di un’opportunità che venga colta e disegni una visione che possa complessivamente essere all’altezza delle aspettative. Siamo una piccola regione ed abbiamo piccole realtà che da sole non riescono a mettere in campo progetti. Ma con il giusto supporto della Regione Marche, questo gap può essere colmato». 

Un commento infine, da parte di Acquaroli, sul Pnrr nazionale: «Peccato solo che il Pnrr sia utilizzato solo parzialmente rispetto alle potenzialità che potrebbe avere. Ci sentiamo poco coinvolti ed il rischio è che la scadenza 2026 è troppo prossima al tempo attuale, quindi si rischia di mettere in campo progettualità non prioritarie».


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