Il vescovo della Diocesi di Ascoli Gianpiero Palmieri
di Maria Nerina Galiè
«Oggi più che mai, solo ascoltando nel profondo si può raccontare, dando una corretta informazione». E’ stato il tema dell’ascolto, principio alla base del cammino sinodale ed al centro del messaggio di Papa Francesco, ad ispirare il vescovo della Diocesi di Ascoli, monsignor Gianpiero Palmieri che oggi – 29 gennaio, in Episcopio – ha incontrato gli operatori della comunicazione.
Don Giampiero Cinelli
L’occasione è stata la giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra in concomitanza con la festa del patrono San Francesco di Sales (del 24 gennaio). Tanti gli spunti anche per parlare della realtà religiosa ascolana, del Sinodo apertosi domenica scorsa, dei giovani e delle vocazioni. Ad introdurre i lavoro, il portavoce della Diocesi e giornalista don Giampiero Cinelli.
L’alto prelato di Ascoli ha commentato le parole del Santo Padre (leggi qui il messaggio integrale), evidenziandone gli aspetti salienti.
«L’ascolto è un atteggiamento di vita, fondamentale sia nella sfera privata che in quella pubblica. Se non si ascolta, non si può parlare. Ma attenzione – ha rimarcato monsignor Palmieri, rifacendosi alle parole di Papa Francesco – ascoltare è diverso da origliare e spiare, finalizzati a carpire informazioni da utilizzare contro gli altri.
Così come c’è differenza tra dialogare e parlarsi addosso per ottenere consensi. Dio ha fatto l’uomo a sua immagine. E questo si evidenzia nella peculiarità che lo rende diverso da ogni essere vivente: l’uomo prima ascolta, poi parla ed è allora che Dio ascolta».
L’ascolto presuppone anche pazienza, ha sottolineato il vescovo che ha successivamente puntato i riflettori su una parola in voga dalla pandemia: “Infodemia”, «che ha messo in discussione la veridicità delle fonti ufficiali per la superficialità con cui gli argomenti sono spesso trattati, dando sponda, ad esempio, ai no vax».
Sempre monsignor Palmieri ha confermato la necessità della Chiesa di «ripensarsi radicalmente, poiché come dice il Papa, viviamo un cambiamento d’epoca. Da qui l’esigenza di ascoltare, attraverso il percorso sinodale e che si snoderà in tre finestre: l’ascolto della parola di Dio (sono stati scelti gli Atti degli Apostoli), in 8 assemblee plenarie che si terranno nelle parrocchie fino a novembre prossimo. L’ascolto dei cristiani, insieme, non divisi in gruppi. E l’ultima fase è il mettersi all’ascolto di tutti, credenti e non credenti, nelle scuole come nel Consiglio comunale, dove il sindaco di Ascoli si è detto disponibile ad accogliere uno dei momenti, partendo da 3 semplici domande: Come stai? Ti porti nel cuore la ricerca spirituale? Hai qualche cosa da dire ai cristiani cattolici di Ascoli?».
Dall’ascolto, presupposto per «mettersi in discussione, al discernimento per capire cosa serve alla Chiesa di Ascoli e cosa abbandonare, passando per l‘opinione ispirata da Dio.
L’ascolto è difficilissimo e presuppone empatia che, a sua volta, richiede l’essere autentici con se stessi. Altrimenti si rimane a vivere “in superficie”».
«Questo tipo di ascolto – sono sempre le parole di monsignor Palmieri – potrebbe portare scompiglio, aprendosi a ciò che non si conosce fino a rompere gli schemi precostituiti. Ma non siamo chiamati a diventare Diocesi efficiente, piuttosto comunità che segue lo spirito».
Ed ancora: «Il giornalista cristiano deve avere anche la capacità di ascoltare la storia umana, cogliere il segno dei tempi, perché è lì che agisce Dio».
Poi il discorso è scivolato sulla carenza di vocazioni, ad Ascoli come altrove.
«La mancanza di sacerdoti potrebbe essere di sprono per tirar fuori le vocazioni laicali. Non una soluzione ma un modo diverso di rapportarsi tra la comunità e la parrocchia».
Monsignor Palmieri ha anticipato che, ad aprile, un ragazzo di Ascoli – Luca – sarà ordinato diacono e, dopo circa un anno, sacerdote. Inoltre ha raccontato di 4 giovani di Ascoli ed 1 di San Benedetto, tra i 10 seminaristi che stanno seguendo cammino sacerdotale neocatecumenale a Macerata.
«Coloro che seguono questo percorso, di solito, lavorano per qualche anno nelle Diocesi locali per poi andare in missione. Ma a volte la loro vocazione li trattiene qui».
«Ad Ascoli – riferisce il vescovo dall’impressione avuta nei due mesi di permanenza – c’è un grande senso di solidarietà. E’ ben diverso da Roma, da dove provengo. La Chiesa, in ogni caso, è sempre pronta ad intervenire in caso di bisogno. E’ stata aperta la “Casa di Sant’Emidio” per chi ha necessità di un luogo dove stare. Ci sono 8 posti, ma per ora sono occupati da sole 2 persone. Temo che molti casi non siano stati intercettati, perché la dignità spesso porta a tirare avanti fino a che la situazione non degenera. Il giornalista può fare da antenna anche per queste situazioni».
Dei giovani, ascolani ma in linea con il resto della nazione, il vescovo ha confermato «che hanno un’idea positiva di Dio, ma spesso hanno difficoltà a mettere insieme religione e vita di tutti i giorni. Credono e sono alla ricerca della spiritualità, ma in pochi si rivolgono ai canali religiosi. Probabilmente perché la Chiesa non li ha saputi ascoltare fino ad ora».
Sul green pass per assistere alle funzioni religiose: «Le parrocchie fino ad ora si sono dimostrate affidabili nel seguire le regole, conquistandosi la fiducia sul campo. Se il Governo, e non la Chiesa, deciderà di adottare tale misura noi faremo in modo che venga attuata».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati