Stefano Accorsi, amore e passione (calcistica) al Ventidio: applausi per “Azul”, un inno alla vita

ASCOLI - La due giorni con lo spettacolo diretta da Daniele Finzi Pasca va in archivio con un carico di emozioni. L'attore bolognese mattatore di un'opera sospesa tra dolore, gioia, tragedie e ricordi. Metafora potente, quella del calcio, per raccontare, riflettere ed esorcizzare. Il pubblico si sta lentamente riappropriando di uno spazio necessario come il teatro
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Stefano Accorsi in scena con Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo

 

di Luca Capponi

 

Quattro amici e una vita. Di dolore, gioia, disillusioni, tragedie e ricordi. Ma soprattutto di passione. Per un ideale. Per un amore. Che poi è la vita stessa.

Il saluto finale degli attori

Il ritorno di Stefano Accorsi al Ventidio Basso è un inno allo stupore di chi non vuole perdere la capacità di stupirsi. Un inno in tutti i sensi. Come quello del Nacional Montevideo, che punteggia i momenti più toccanti di “Azul – Gioia, furia, fede y eterno amor”, lo spettacolo diretto da Daniele Finzi Pasca andato in scena nella due giorni (martedì e mercoledì) del Massimo cittadino, accompagnato dagli applausi sentiti del pubblico.

Un pubblico che si sta lentamente riappropriando di uno spazio necessario, formativo, fondamentale come il teatro. E che ha salutato l’ennesimo evento della stagione di prosa con rinnovata sensazione. Quella di trovarsi davanti ad un’opera sfuggente, riflessa, filtrata da ombre e rimpianti, un flusso di emozioni che si riversa nella vicenda di un poker di personaggi accomunati dalla “malattia” del tifo per il Nacional, storica squadra uruguaiana. Metafora potente, quella del calcio, per raccontare, riflettere, esorcizzare, decantare.

Con Accorsi, mattatore indiscusso, ci sono Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo. La musica di una fisarmonica, di un piano e di un contrabbasso a dipingere atmosfere ancorate ma sospese nel tempo. Tra Pinocchio e Maradona. E i nemici giurati del Penarol. Tra sconfitte (umane e non), ricette per la felicità e solitudini in una sala d’aspetto di ospedale. Senza mollare mai. Proprio come il canto di incitamento che, sciarpetta al collo, parte dalla curva. Tra coriandoli e sorrisi, che riportano la voglia di giocarsela fino alla fine.

Il prossimo appuntamento del cartellone voluto da Comune e Amat è per il 12/13 marzo con l’Enrico IV di Luigi Pirandello, per la regia e le scene di Yannis Kokkos e l’interpretazione di Sebastiano Lo Monaco.

 


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