Niccolò IV e Sisto V: breve storia dei due Papi piceni

OGGI i 133 cardinali elettori, tra cui anche l'ascolano Giuseppe Petrocchi, si sono riuniti in Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco. È quindi  l’occasione di ripercorrere la storia dei due Papi che ha espresso la nostra terra, il Piceno Nelle Marche sono stati 10 (tre dell’area di Pesaro-Urbino, due dell’Anconetano, due del Maceratese, uno di Fermo e due dell’Ascolano) 
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Sisto V e Niccolò IV

 

di Gabriele Vecchioni

 

Con la morte di Papa Francesco (al secolo Jorge Bergoglio, argentino) è iniziato l’iter che condurrà all’elezione del nuovo Pontefice. Proprio oggi, 7 maggio, i 133 cardinali elettori, tra cui anche l’ascolano Giuseppe Petrocchi, si sono riuniti in Conclave.

È quindi  l’occasione di ripercorrere, in poche parole, la storia dei due Papi che ha espresso la nostra terra, il Piceno.

Prima una breve lista, quella dei dieci Papi marchigiani che si sono avvicendati sul trono di Pietro.
Il primo è il fermano (di Rapagnano) Giovanni Fasano che, eletto nell’anno 1003, prese il nome di Giovanni XVIII; rimase in carica fino al 1009.

Il secondo della lista è l’ascolano Girolamo Masci, di Lisciano, un borgo sulle pendici settentrionali del Colle San Marco. Il terzo è il famoso “Papa tosto”, il grottammarese Felice Peretti, rimasto in carica solo cinque anni ma autore di riforme incisive.

Marcello II (il cardinal Cervini di Montefano) fu eletto nel 1555 è vanta un record singolare: governò la Chiesa di Roma per soli 22 giorni.

Nel 1592 fu eletto il cardinale fanese Aldobrandini, che assunse il nome di Clemente VIII. Fu un’elezione controversa la sua, ma il Papa rimase in carica per 13 anni (fino al 1605).

Nel 1700 fu eletto un Papa urbinate, Clemente XI, rimasto in carica per più di un ventennio (fino al 1721) Clemente XIV, di Sant’Angelo in Vado (nel Pesarese), eletto nel 1769 dopo un conclave contrastato, regnò fino al 1794.

Nel 1823, fu eletto Annibale della Genga, col nome di Leone XII; rimase sul soglio pontificio per sei anni, fino al 1829, sostituito da un altro marchigiano, il cardinal Castiglioni, di Cingoli (MC), con il nome di Pio VIII, rimasto capo della Chiesa per un solo anno (dal 1829 al 1830).

L’ultimo Papa nato nelle Marche fu il senigalliese cardinal Mastai Ferretti, assurto al trono col nome di Pio IX. Il suo pontificato, di 31 anni, 7 mesi e 23 giorni è il secondo per durata dopo quello dell’apostolo Pietro (tra i 34 e i 37 anni). Pio IX, regnante in un periodo storico complesso, è stato beatificato di recente (nel 2000, da Papa Wojtyla).

Ricapitolando, le Marche hanno avuto ben 10 Papi (tre dell’area di Pesaro-Urbino, due dell’Anconetano, due del Maceratese, uno di Fermo e due dell’Ascolano); tra questi, il Papa che ha regnato di meno nella storia della Chiesa e quello che, invece, è rimasto più a lungo (dopo San Pietro).

 

Niccolò IV nel mosaico del catino absidale di Santa Maria Maggiore a Roma. L’opera fu commissionata dallo stesso Pontefice (dal web)

I PAPI DEL PICENO  – Il primo è Girolamo Masci (nato nel 1227 e morto nel 1292), primo Papa francescano, col nome di Niccolò IV. Il nome gli fu imposto perché nacque a Lisciano il giorno della festa (religiosa) di San Girolamo. Lisciano, all’epoca, era un feudo abruzzese del Regno di Napoli e i capostipiti della famiglia del futuro papa erano fideles della casa imperiale sveva.
Girolamo seguì il cammino di Francesco d’Assisi (presente ad Ascoli nel 1215), entrando nel convento di San Lorenzo de Carpeneta, situato davanti alla formazione colonnare del Dito del Diavolo, proprio sotto la rupe di travertino del Colle San Marco.

In quel luogo fu suo compagno Corrado d’Ascoli, altra figura nota di francescano (insegnò teologia alla Sorbonne di Parigi) che avrebbe legato il suo nome al piccolo ipogeo conosciuto come la Grotta del Beato Corrado, vicino ai ruderi del convento di San Lorenzo; il corpo del Beato riposa nella basilica ascolana di San Francesco.

 

Il professor Stefano Papetti davanti al piviale di Niccolò IV, nelle sale della Pinacoteca civica di Ascoli Piceno (ph Musei civici Ascoli Piceno)

Girolamo Masci (Niccolò IV) rimase legato alla curia ascolana, alla quale dedicò parole di elogio che accompagnavano il prezioso dono del piviale, splendida opera di ricamo attualmente conservato presso la Pinacoteca Civica cittadina.
Girolamo Masci, colto e di grande dirittura morale, realizzò una rapida carriera all’interno dell’Ordine francescano.

Nel febbraio 1288 fu eletto papa all’unanimità (era stimato come «un frate pio e amante della pace, senza altre ambizioni se non il bene della Chiesa»), nel corso di un tribolato conclave (la sede papale rimase vacante per quasi un anno) che vide la morte di diversi elettori del Sacro Collegio per via di un’epidemia di malaria. Rifiutò l’incarico ma fu eletto una seconda volta: accettò e prese il nome di Niccolò IV.

Niccolò IV occupa un posto importante nella cultura medievale: istituì o stimolò lo sviluppo di diverse sedi universitarie (Cambridge, Montpellier, Macerata, Ascoli e altre) e a lui si devono commissioni ad artisti di fama come Arnolfo di Cambio e Cimabue (affreschi della basilica di Assisi).

Morto nel 1292, riposa nella basilica di Santa Maria Maggiore, la stessa scelta, per la sua sepoltura, da Papa Francesco.

 

La statua di Sisto V di Accursio Baldi davanti al Palazzo dei Priori, a Fermo (ph Fermo Musei)

Il secondo papa piceno è Sisto V. La sua è una figura singolare, che ha lasciato un segno indelebile nella Storia del Cinquecento italiano (Torquato Tasso scrisse di lui: «Quante le stelle in ciel, in mar l’arene, tanti son del Gran Sisto i merti e i pregi»).
Il futuro papa nacque a Grottammare nel 1521 come Felice Peretti (dal soprannome del padre, Peretto); sul luogo natale, la sorella Camilla avrebbe fatto costruire la chiesa di Santa Lucia (1588-97).

La famiglia si trasferì a Montalto Marche e Felice fu “collocato” presso lo zio, frate nel convento francescano che aveva visto il passaggio del santo assisiate nel 1215. Ebbe una rapida e prestigiosa carriera (fu stimato da diversi suoi coetanei – futuri santi – Sant’Ignazio di Loyola e San Filippo Neri, da papi e cardinali).

La statua di Sisto V a Grottammare

Energico e risoluto, fu il Pontefice che fece completare la cupola michelangiolesca di San Pietro, innalzare ben quattro obelischi, lastricare strade e costruire palazzi (tra i quali il Laterano), iniziare la bonifica delle Paludi pontine e risanare le disastrate finanze vaticane in soli quattro anni. Sisto V iniziò la trasformazione della Roma medievale in quella moderna, lasciando un’impronta urbanistica permanente nella capitale, grazie all’opera del­l’e­se­cutore dei suoi desideri, l’architetto ticinese Domenico Fontana. Infine, debellò (seppur temporaneamente) la piaga del brigantaggio e iniziò un percorso di moralizzazione del clero.

Giuseppe Gioacchino Belli, famoso poeta popolare dell’Ottocento, scrisse in un sonetto in romanesco che «nu la perdonò neppur’a Cristo», alludendo all’episodio che lo vide protagonista quando, con un’ascia, distrusse un crocifisso al quale venivano attribuiti falsi sanguinamenti miracolosi. Lo stesso autore “profetizzò” che non ci sarebbe stato un successore omonimo, per il fatto che avrebbe dovuto avere «pe’ nnome Sisto Sesto».

Fu un personaggio rispettato e temuto al tempo stesso tanto che alla morte, avvenuta nel 1590 per malaria, il Comune di Roma registrò che «Hodie sanctissimus dominus noster Sixtus papa quintus, omnibus congratulantibus et maxima omnium laetitia, diem suum clausit extremum» [Oggi il nostro santissimo signore Papa Sisto Quinto, con la massima letizia di tutti, concluse il suo ultimo giorno].
Anche lui, come il suo predecessore piceno Niccolò IV, è sepolto nella basilica si Santa Maria Maggiore.

 


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