di Federico Ameli
Ascoli e il Piceno non lasciano, anzi, raddoppiano. O quantomeno provano a guardare avanti, dopo che qualche settimana fa il verdetto della commissione ha eletto la vicina Pesaro futura capitale italiana della cultura per il 2024.
Angelo Davide Galeati, Roberto Basso di Wind Tre, Marco Fioravanti, Stefano Papetti e Giorgio Bisirri durante la conferenza stampa
Smaltita la delusione per questa prima battuta d’arresto, per l’Amministrazione Fioravanti e il comitato Ascoli 2024 è giunto il momento di mantenere le promesse svelando il dossier presentato all’attenzione del Ministero della Cultura e i punti principali di un progetto che, come annunciato ben prima della proclamazione, procederà comunque in direzione 2030.
«Insieme ai colleghi sindaci abbiamo fatto una riunione la scorsa settimana, al termine della quale abbiamo deciso di proseguire il nostro percorso – esordisce il sindaco Marco Fioravanti nella conferenza di presentazione delle nuove progettualità picene in vista del 2030 -. Si tratta di un atto fondamentale, dato che per la prima volta nella storia abbiamo un territorio unito e capace di mettere da parte campanilismi e divergenze politiche in nome del Piceno.
Abbiamo elaborato un piano triennale culturale con obiettivi chiari, mettendo a sistema tutti i soggetti della provincia di Ascoli e coinvolgendo enti e associazioni, come dimostrato dai 167 incontri già svolti fin qui.
Continueremo a lavorare tutti insieme per promuovere la destinazione Piceno, come nel caso del Salento, mettendo insieme il rilancio delle aree interne e il ricorso alle nuove tecnologie per valorizzare il territorio a 360 gradi. È anche in quest’ottica che si spiega la scelta del nostro main sponsor Wind Tre, con il quale porteremo avanti un progetto digitale, con un ruolo strategico e super partes che il comitato Ascoli 2024 continuerà a svolgere fungendo da organo esterno e guida culturale del territorio».
È lo stesso primo cittadino a elencare i prossimi passi di un progetto a lungo termine, che punta a proiettare il Piceno verso una nuova dimensione turistica e abitativa attraverso l’eco della cultura.
«Per quanto riguarda le risorse una parte verrà stanziata dal comitato, un’altra ancora dal main sponsor mentre per una terza parte intendiamo fare ricorso ai fondi Pnrr che verranno condivisi sul territorio, anche nei comuni che non rientrano nel cratere sismico – prosegue il sindaco -.
Organizzeremo a fine maggio una manifestazione con stand enogastronomici e artigianali di ogni comune, che replicheremo poi anche sul territorio, dalla montagna al mare. Insieme al Bim Tronto, inoltre, stiamo ragionando su una pubblicazione dedicata alle 100 cose da fare nella nostra provincia, con la possibilità di realizzare anche un calendario eventi di tutti i comuni per fornire informazioni chiare a turisti e visitatori.
Il viaggio è iniziato e non si fermerà certo dopo la proclamazione di un’altra capitale- conclude -. Ieri ero a Roma e ho avuto grandissimi apprezzamenti da parte degli addetti ai lavori per un dossier – che continueremo ad integrare – che prevede il rilancio, l’innovazione e la transizione digitale. Non è un’occasione persa per il Piceno, ma forse per l’Italia intera. Ad ogni modo, a partire da oggi lanciamo una sfida verso il 2030».
Guardare al futuro non significa però rinnegare ciò che è stato. In questo senso, raccogliendo anche l’appello delle opposizioni e di parte della cittadinanza, l’Arengo ha scelto di rendere noto il dossier di candidatura, che da oggi è disponibile sul portale dedicato ascoli2024.it. A ripercorrerne i punti salienti è il progettista Giorgio Bisirri, che prima di illustrare il lavoro degli ultimi mesi rivolge un apprezzato ringraziamento alla comunità, assumendosi le responsabilità per il mancato conseguimento dell’obiettivo iniziale.
Giorgio Bisirri
«Il dossier rappresenta un patrimonio che da oggi condividiamo con la comunità – spiega Bisirri -. Questa conferenza stampa ha per me un valore fortemente simbolico. Abbiamo perso la competizione a livello nazionale, nonostante le voci informali che ci rincuoravano alla vigilia. Purtroppo è andata così, e ora sento l’esigenza intima di assumermi la piena responsabilità, perché è così che sono stato educato e perché bisogna saper ammettere quando un risultato non è stato raggiunto.
Si tratta di un gesto dovuto di profondo rispetto per l’Amministrazione che mi hanno dato fiducia, ma anche per il mio staff e per la comunità che ha creduto e investito su questo progetto. Più che la nomina in sé, l’obiettivo era avviare un processo trasformativo che in realtà abbiamo già innescato da qualche mese a questa parte. Il sentimento più grande comunque è la gratitudine per aver vissuto il territorio in maniera diversa».
Sfogliando le pagine del dossier ognuno sarà libero di trarre le proprie conclusioni sulla proposta avanzata da Ascoli e dal Piceno, un binomio che nonostante la sconfitta intende proseguire nella convinzione di potersi togliere parecchie soddisfazioni negli anni a venire. Palinsesto culturale, digitalizzazione e phygital experience, investimenti infrastrutturali e strategie di comunicazione, alcuni tra gli elementi cardine del dossier, verranno riproposti e integrati in vista della seconda fase del progetto, che secondo il professor Stefano Papetti, direttore dei Musei civici, dovrà fare affidamento su un più stretto legame con la contemporaneità.
«Durante le audizioni ho avuto solo due minuti di tempo per sintetizzare le caratteristiche del patrimonio culturale del territorio. Ho cercato di riassumere al meglio, ma evidentemente sono stato poco convincente – scherza Papetti -.
Le nostre sono opere che si riferiscono principalmente a un passato remoto o comunque non prossimo. Abbiamo perso di vista il contatto col contemporaneo perché mancano i committenti di un tempo, che all’epoca hanno chiamato grandi artisti forestieri a lavorare sul territorio. Noi oggi ci gioviamo di questa straordinaria capacità interpretativa del contemporaneo delle generazioni precedenti, è questo l’aspetto che più di ogni altro dobbiamo recuperare.
Molte delle iniziative a noi proposte riguardano infatti il contemporaneo tra teatro, arte e design, con una convergenza di progetti portati avanti da enti e università e volti a recuperare questo tipo di rapporto, che non vuol dire disconoscere il passato, anzi. Questa visione si fonda proprio sul fatto che ora siamo in grado di comprendere e apprezzare il passato, e non possiamo certo proporre iniziative lontane da ciò che è stato.
Dobbiamo recuperare il rapporto con ciò che accade nel resto del mondo – continua – come accadeva fino a qualche secolo fa. Il nostro più grande risultato è aver riunito enti senza disperdere risorse in iniziative estemporanee che evidentemente non possono avere la stessa efficacia di un’azione condivisa. Andiamo avanti fermamente nella convinzione di essere depositari di un grande patrimonio storico, artistico ed enogastronomico, che richiede però una maggiore immersione nella contemporaneità».
Roberto Basso
Presente in una sala della Vittoria della Pinacoteca civica gremita di autorità e rappresentanti delle istituzioni anche Roberto Basso, responsabile relazioni esterne del main sponsor Wind Tre.
«Abbiamo scelto di sostenere Ascoli e il Piceno per motivi che vanno al di là dell’esito della candidatura – dichiara -. Innanzitutto abbiamo trovato un grande entusiasmo, che se ingenuo però di per sé non basta. Abbiamo trovato infatti anche grande competenza, di cui sono intrisi il dossier e questo momento di condivisione, ma anche determinazione e capacità di unire i territori.
La pubblica amministrazione deve fare da collante richiamando a sé associazioni, autorità e cittadini. Proporre un progetto con al centro la valorizzazione delle aree interne è il segno della volontà e dell’intuizione di realizzare una piattaforma per competere anche su scala internazionale.
Il problema, però, è che non abbiamo molto tempo, in quanto la crisi energetica che sta sconvolgendo intere filiere sta generando una nuova configurazione di competizione internazionale, con le realtà italiane che rischiano di essere escluse da questo quadro competitivo. Per questo è importante una progettualità che sia capace di interpretare il territorio come piattaforma e dotarlo di strumenti in grado di competere ad alti livelli. Per questo abbiamo voluto essere accanto al comune in fase di candidatura e ribadiamo il nostro impegno per il Comune di Ascoli e i borghi del Piceno».
Anche i sindaci del territorio, presenti in sala o in collegamento all’incontro, hanno voluto testimoniare l’unità di intenti che ha caratterizzato e continuerà a caratterizzare il percorso di Ascoli & Piceno. A partire da Antonio Spazzafumo, sindaco di San Benedetto e fautore di una progettualità condivisa in grado di sgombrare il campo da ogni campanilismo di sorta.
«Forse sono stato uno dei primi a credere nel progetto di Piceno – sostiene Spazzafumo – lo predico ormai dallo scorso agosto. Ho sempre parlato al plurale e dopo la proclamazione ho spinto Marco – Fioravanti, ndr – a proseguire con entusiasmo. Per certe cose ti invidio – rivolgendosi a Fioravanti, ndr – in senso buono. Entrando in sala sono rimasto almeno due minuti a guardare le bellezze della Pinacoteca. Ascoli è bellissima, così come tutto il nostro territorio.
Anche noi abbiamo voluto dare il nostro contributo durante la Tirreno-Adriatico con la scritta “Piceno” realizzata con gli ombrelloni che si è diffusa in maniera virale sui social. Ascoli è il punto di riferimento e il capofila, fa da traino così come dovrebbe fare anche la Provincia, poi noi come sambenedettesi cerchiamo di contribuire al meglio. Siete stati bravi, il project è importante anche senza la ciliegina finale, ma sono convinto che anche dietro una sconfitta possano celarsi grandi soddisfazioni.
Riuscendo a individuare l’eventuale punto debole arriveremo ad essere vincenti, ne sono certo. È importante, però, focalizzare l’attenzione su tutti i comuni e non solo su Ascoli – avverte –. Non dev’essere un’unione di facciata, perché poi inevitabilmente si sfalderebbe. Abbiamo personalità illuminate a disposizione, dobbiamo saperle sfruttare perché di qualità sul territorio ne abbiamo davvero da vendere».
L’intervento da remoto di Michele Franchi
Dal mare alla montagna: dello stesso avviso anche il sindaco di Arquata, Michele Franchi. «Il rammarico c’è – ammette – ma abbiamo molte altre opportunità da sfruttare per i prossimi anni attraverso un’attenta programmazione. Le nostre sono zone martoriate, che però hanno grandi possibilità e tutte le carte in regola per fare un ottimo lavoro da qui al 2030. A noi, gente di montagna, piace rimboccarci le maniche: non vogliamo piangerci addosso, ma rialzarci per portare avanti un progetto condiviso nel segno di una cultura che possa davvero muovere le montagne».
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