di Luca Capponi
«Tutti i bandi e le misure del PNRR aiuteranno realmente i comuni dell’entroterra a rilanciarsi e ad evitare spopolamento? Ad oggi, per come sono strutturati, assolutamente».
Secca e lapidaria la considerazione del sindaco di Acquasanta Terme, Sante Stangoni, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secca, lapidaria ed anche leggermente arrabbiata. Vediamo perché.
Il sindaco di Acqusanta Stangoni
«Si tratta di misure nella maggior parte dei casi tarate per pochi vincitori o che escludono totalmente le aree interne e le zone montane -attacca-. Non sono infatti percorribili dai piccoli comuni e quelle che lo sono richiedono un lavoro immane, ad oggi è un disastro. Inutile che poi venga il ministro Gelmini a parlare di fondi, già, ma per fare cosa? Sembra tutto un bluff».
«Ad esempio -va avanti Stangoni- la prima misura per il rilancio dei borghi da 21 milioni di euro prevede una progettualità per ogni regione mentre gli altri stanno a guardare pur avendo grandi progettualità, come nel nostro caso dove volevamo rilanciare gran parte del territorio ma alla fine lo stanziamento è andato a Montalto. Credo che si potesse fare diversamente distribuendo meglio le risorse e cercando di ampliare la proposta ad un numero di comuni maggiore».
«Discorso simile per il bando sui piccoli borghi da 1,6 milioni, dove ne verranno finanziati, se non sbaglio, cinque: quanti altri ce ne sono però nelle Marche? Credo oltre 150 -ribadisce il primo cittadino di Acquasanta-. Sul rilancio e la riqualificazione delle strutture sportive, poi, non possiamo partecipare anche se ci sono 400 milioni, perchè è la Federazione Nazionale ad individuare i beneficiari e quindi possono presentare progetti i Comuni di grandi dimensioni che sono stati già selezionati».
Cantieri nel centro di Acquasanta Terme
Capitolo aree interne. Anche qui Stangoni non ci sta, ed il motivo è presto spiegato.
«Il ministero ha fatto una suddivisione in base alla distanza dal capoluogo, Acquasanta e altri comuni dell’entroterra appartengono sì alle aree interne generali, ma nella seconda suddivisione vengono definiti “aree cerniera” e di conseguenza non possono rispondere al bando sulla coesione sociale».
«Se a ciò si aggiunge anche che nei Comuni ci sono pochi dipendenti a poter lavorare ai bandi e anche pochi facilitatori, la conclusione è presto fatta: le piccole realtà non otterranno nulla dal PNRR -dice-. Vedono passare tanti soldi, ci mettono energie, fanno i salti mortali nonostante la mole di lavoro dovuta a ricostruzione, sisma bonus e opere pubbliche per non vedersi aggiudicare un euro. Vorrei capire se chi sta a Roma vive sul pianeta terra o altrove».
«Ribadisco, arrivano i soldi ma credo che per la gran parte torneranno indietro perché non verranno spesi entro il periodo stabilito – conclude Stangoni-. Le misure nascono sbagliate, bisognava permettere a molti più comuni di avere la possibilità di vincere, mettendo a disposizione personale e aiutandoli. Noi, nella sfortuna, abbiamo il personale sisma, ma gli altri come fanno? Questi bandi richiedono un lavoro pazzesco, tra parte amministrativa, delibere, determine, quadri economici, una mole enorme che va portata a termine in un mese, al massimo un mese e mezzo, impossibile. Si tratta di fumo negli occhi, ad oggi se facciamo conti gli unici fondi arrivati sono quelli relativi al rilancio del cratere sismico».
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