Alessandro Marini, Sabrina Gregori e Nicola Rosetti
di Giuseppe Di Marco
L’assemblea dell’unione comunale del Partito Democratico di martedì 31 maggio continua a suscitare polemiche. Dopo l’attacco del commissario del Circolo Nord Elio Costantini, sono gli espulsi del Pd ad alzare la voce contro metodi e modalità adottate nel processo elettorale che ha posto a capo della sezione rivierasca Diana Palestini, ex segretaria del Circolo Centro.
Claudio Benigni
Il tutto si è reso necessario per le dimissioni di Claudio Benigni, con cui l’ex segretario, oggi vice della Palestini, ha deciso di porsi in disparte per indurre le diverse correnti del partito a dialogare, dopo la spaccatura andata in scena alle scorse elezioni amministrative. Un dialogo che però non riparte sotto i migliori auspici.
«Occorre esser sinceri – scrivono gli ex segretari Alessandro Marini, Sabrina Gregori e Nicola Rosetti –dopo le amministrative, abbiamo pensato che a San Benedetto il Pd avesse toccato il fondo. Ma la saggezza popolare ha per l’ennesima volta dimostrato che c’era ancora da scavare e infatti il fondo è stato toccato (a questo punto speriamo definitivamente, ma mai dire mai) di nuovo martedì sera. Un’assemblea farsa dell’unione comunale, orchestrata ad hoc per non cambiare nulla e mantenere lo status quo e dare il via ad un valzer di poltrone vergognoso, al teatrino del riciclo tra dirigenti di partito.
Diana Palestini
Un partito ad uso e consumo dei suoi dirigenti incapaci di ammettere le proprie responsabilità, dove ad ogni piè sospinto viene però ribadito che in privato gli attestati di stima sono incessanti. Un partito ridotto a numeri da assemblea condominiale, dove probabilmente sono i vincoli di parentela e amicizia e non più un condiviso sentire comune a fare da collante. Un segretario dimissionario che finge di immolarsi per non si sa bene quale causa ma che si ricicla a vice segretario.
Un’ altra segretaria, eletta pochi mesi fa, che lascia scoperto il suo circolo, per rivestire il ruolo di segretaria dell’unione comunale. Un ex segretario – Roberto Giobbi, nda – che ieri annunciava con magno gaudio di voler fare il semplice iscritto e invece torna a fare il presidente. E per finire l’ex commissario – Pier Giorgio Giorgi, nda – che torna nell’esecutivo allargato a dismisura, così da svilire ancora di più gli organismi del partito. Un’assemblea che si riunisce on line per evitare di non avere i numeri in presenza e nonostante questo si inventa il voto per “delega”. Ecco il teatro dell’assurdo a tinte rossoblù, ecco il fu grande partito del centrosinistra ridotto al partito condominio.
Si nascondono dietro ai regolamenti per giustificare il loro indegno agire, ma la politica, quella vera, quella aulica, è fatta di etica, di dignità, di serietà, non nascondendosi dietro agli articoli di uno statuto pur di restare in sella. Sono riusciti a portare il partito al 7% senza una rappresentanza in consiglio e continuano a spartirsi le poltrone per mantenere chissà quale potere incapaci in realtà di parlare alla città. Nel frattempo vengono definite “tossine” coloro che per mesi hanno chiesto l’unità del centrosinistra, mezzo partito è stato buttato fuori e il tesseramento sprofonda mestamente nel ridicolo. Nel silenzio più totale davanti all’incapacità di questa amministrazione si parlano addosso chiudendosi dietro un computer piuttosto che aprirsi alla città, al dibattito, al confronto.
Il più grande partito del centrosinistra che rinnega la sua natura democratica. Noi ci auguriamo che i livelli superiori intervengano con prontezza per evitare la scomparsa del Pd a San Benedetto e per restituire a questo partito la dignità che ha perso con questi dirigenti. Siamo convinti che sia il tempo di restituire alla città un Partito Democratico all’altezza del suo ruolo di partito capofila del centro sinistra e vorremmo anche noi esserne artefici. Il vero Pd è fuori da quelle segrete stanze, è aperto e inclusivo, ha una grande tradizione consolidata, vuole rientrare ma chiede a gran voce un confronto e una analisi su come si sia arrivati a questa situazione. Siamo amareggiati e delusi per come l’ambizione personale di questi dirigenti politici abbia avuto il sopravvento sul bene della città e del partito. Auspichiamo un intervento decisivo per restituire alla città di San Benedetto un Partito Democratico all’altezza della sua vocazione originaria e cioè un partito per la città e con la città».
Claudio Benigni si dimette da segretario comunale del Partito Democratico
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