Il suolo sambenedettese è consumato, secondo Ispra, per il 37,4%. In alto a sinistra, il consigliere Paolo Canducci (Verdi)
di Giuseppe Di Marco
Il consumo di suolo, a San Benedetto, è oramai un fenomeno radicato. A certificarlo sono i dati dell’ultimo rapporto Ispra, che attestano come, nella Riviera delle Palme, la percentuale di territorio cementificato abbia raggiunto il 37,4%.
Statistiche allarmanti, che hanno suscitato l’accesa reazione dei Verdi. A dire la sua è infatti Paolo Canducci, che sprona l’Amministrazione comunale insediatasi l’anno scorso ad attuare politiche di salvaguardia del territorio. Secondo questo punto di vista, non è detto che la redazione di un nuovo piano regolatore sia la strada migliore da percorrere.
«I dati purtroppo non mi stupiscono – afferma il consigliere – Queste percentuali rappresentano il pegno da pagare a causa della politica edificatoria, che negli anni ‘60 e ’70 è stata sistematicamente attuata in un territorio stretto come quello di San Benedetto. Un territorio di grande attrattiva turistica e commerciale. In quegli anni c’è stato il sacco della città: con il passare del tempo la crescita si è ridotta, ma i risultati di oggi sono questi. Pesaro, Fano e Ancona hanno numeri assoluti più alti perché hanno anche territori più ampi, ma noi in percentuale deteniamo di gran lunga la statistica peggiore».
Il futuro, per il leader di Europa Verde, risiede nell’acquisizione di aree che garantiscano servizi adeguati alla cittadinanza. «Sento continuamente parlare di nuovo piano regolatore – aggiunge Canducci – per carità, una scelta condivisibile, ma non se questa serve solo a organizzare nuove edificazioni. Parliamoci chiaro: oggi la priorità di San Benedetto non è l’individuazione di nuove aree di espansione. Se il futuro prg servirà a questo, sarà uno strumento quasi uguale alle varianti che, a più riprese, questa amministrazione ha detto di voler bocciare. La nostra città deve appropriarsi degli standard già previsti e quindi ottenere nuovo verde pubblico e parcheggi. Va studiato il modo per acquistare tutte quelle aree in cui questi servizi possono essere attivati».
Infine, un’ulteriore critica viene mossa sulla questione delle varianti urbanistiche: strumenti con i quali i costruttori realizzano complessi residenziali su aree private, modificandone le prescrizioni presenti nel piano regolatore. Dal 2016 ad oggi, in Comune, di queste proposte ne sono state depositate ben 16.
«Voglio sottolineare che il capitolo varianti non è ancora concluso – dice il consigliere – per chiudere definitivamente questo discorso ci vogliono atti ufficiali. Il nuovo dirigente all’urbanistica ha chiesto indirizzi alla giunta, quindi speriamo di vederli al più presto».
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