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Cinghiali devastano i vigneti del Piceno: l’allarme di Coldiretti

AGRICOLTURA ascolana in ginocchio anche per siccità, grandine e aumento dei costi. Il presidente Marconi di Ascoli e Fermo punta i fari anche sul problema della sicurezza e invoca un ampliamento dei periodi di caccia
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«Oltre all’aumento dei costi e ai danni della siccità e della grandine, le nostre aziende agricole debbono continuare a subire le devastazioni causate nei campi dai cinghiali». La denuncia è di Armando Marconi, presidente della Coldiretti di Ascoli e Fermo, facendosi portavoce delle imprese agricole della Valtesino e della zona di Offida che, nelle ultime tre notti, hanno assistito inermi a scorribande di cinghiali che hanno devastato i loro raccolti.

 

«La gestione dei selvatici – continua Marconi – è un’eterna incompiuta che, come tante altre cose, allontana il mondo rurale dalle istituzioni.

Il caldo opprimente e la siccità  hanno spinto branchi di cinghiali, alla ricerca di acqua che non trovano, a dissetarsi prendendo di mira i grappoli ormai pronti di uva bianca, prediligendo quella più zuccherina. E se l’uva disseta, il mais sfama così le imprese agricole assistono alla devastazione dei campi di grano turco».

 

«Ma quello della fauna selvatica è anche un problema di sicurezza pubblica – prosegue la Coldiretti – considerando che in Italia un incidente stradale ogni 41 ore, secondo dati Asaps, è causato proprio da cinghiali con un bilancio che, soltanto nell’ultimo anno, ha fatto registrare 13 morti e 261 feriti gravi.

Si tratta – spiega l’organizzazione agricola – di episodi purtroppo sempre più frequenti con i selvatici che mettono a rischio la sicurezza delle persone in città e campagne, portano malattie, razzolano tra i rifiuti, causano incidenti stradali».

 

«È una situazione – conclude il presidente Armando Marconi – che denunciamo da anni. I cinghiali sono troppi e molti agricoltori hanno già rinunciato ad alcune colture visto l’impossibilità di effettuare la raccolta.

Serve un decreto legge urgentissimo per ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette ma più in generale occorre mettere in campo ogni iniziativa utile a fermare il proliferare della fauna selvatica e garantire agli agricoltori la possibilità di fare impresa e ai cittadini la sicurezza e la salute pubblica».


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