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Pinqua, i dubbi dell’opposizione sul finanziamento da 90 milioni: «Che fine hanno fatto i progetti?»

ASCOLI - I consiglieri Tamburri (M5S), Speri (A&P) e Frenquellucci (Pd) preoccupati per la programmazione del doppio bando ministeriale che vede il Comune al 6° e 71° posto nazionale. Interrogazione al sindaco Fioravanti e al presidente del Consiglio Bono: «Quale è il cronoprogramma inviato al Ministero?»
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di Federico Ameli

 

«Nel caso dei Pinqua, velocità di realizzazione ed efficienza dei servizi di progettazione sono aspetti determinanti.

La pubblicazione di queste gare esprime la volontà della nostra Amministrazione comunale di rispettare gli impegni presi con il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile e soprattutto con la cittadinanza, nell’ottica di favorire un concreto rilancio del centro storico e la valorizzazione del patrimonio della nostra città».

 

Lo scorso 7 giugno 2022 il sindaco di Ascoli Marco Fioravanti si esprimeva in questi termini nell’illustrare ai cittadini le procedure di gara legate al Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare, il bando grazie al quale il Comune di Ascoli si è aggiudicato un doppio finanziamento da 90 milioni di euro, 75 dei quali da destinare alla riqualificazione urbana e immobiliare del centro storico e i restanti 15 dedicati alla cura dei parchi, del verde pubblico e delle frazioni.

Pietro Frenquellucci, Massimo Maria Speri e Massimo Tamburri in conferenza stampa

 

Oggi, a poco più di otto mesi di distanza, tra i banchi dell’opposizione la velocità e l’efficienza citate da Fioravanti sono finite al centro di un’interrogazione rivolta allo stesso primo cittadino e al presidente del Consiglio comunale Alessandro Bono, ai quali lo scorso venerdì 17 febbraio il fronte composto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Ascolto&Partecipazione ha formalmente chiesto lumi sullo stato dei progetti e sulla programmazione degli interventi previsti.

 

Viste le cifre in ballo, l’opposizione vuole vederci chiaro.

 

«Ad Ascoli, più che quella dei fatti, si tende ad applicare la politica dell’annunciare – denuncia Massimo Maria Speri, consigliere di Ascolto&Partecipazione – e si fa fatica a comprendere parametri e limiti delle opere messe in cantiere.

 

C’è un problema di chiarezza nell’individuare degli obiettivi certi, come nel caso delle scuole comunali, per le quali a quasi 7 anni dal sisma attendiamo di conoscere quali saranno le sedi provvisorie.

 

In un clima di campagna elettorale permanente, assistiamo continuamente ad annunci di opere che, poi, non vedono la luce. Il progetto Pinqua rappresenta un’occasione irripetibile per la città di Ascoli, e per un centro storico sempre più spopolato: siamo di fronte a un programma di riqualificazione che potrebbe avere ripercussioni sul turismo, sull’economia e sulla vita quotidiana delle giovani coppie, cambiando il volto di aree che oggi versano in stato di abbandono».

Marco Fioravanti

 

Come ormai ben noto, la strategia elaborata dall’Arengo poggia su quattro cardini, a cominciare dall’acquisto di Palazzo Saladini, che d’intesa con la Fondazione Carisap diventerà il nuovo polo del Terzo Settore, fino ad arrivare all’intervento di recupero dell’ex Convento di San Domenico alla Piazzarola, lesionato dal terremoto del 2016 e pronto a ospitare alloggi e spazi dedicati alle associazioni e alle nuove generazioni.

 

Un percorso simile riguarderà anche il terzo lotto del progetto, rappresentato dal restauro della Caserma Vecchi di Corso Vittorio Emanuele, che al pari del palazzo “ex Eca”  di Via Giusti – il quarto lotto comunale – sarà protagonista di un percorso all’insegna dell’housing sociale.

 

Dal punto di vista dell’opposizione, tuttavia, a non convincere, più che la bontà dei progetti stessi, è la carenza di aggiornamenti sul fronte Pinqua, con i consiglieri di minoranza che per questa ragione chiedono di conoscere se il progetto pilota definitivo sia stato effettivamente consegnato entro lo scorso 31 dicembre e se eventuali ritardi possano o meno condizionare l’erogazione del contributo.

 

«Il vero problema – prosegue Speri – è che ad oggi non si conosce lo stato dei progetti e non ci sono informazioni sulle scadenze a che punto siamo. Abbiamo dichiarato più volte di essere disposti a collaborare per il bene dei cittadini, ma occorrono chiarezza e una visione politica non personalistica. Abbiamo bisogno di risposte e di sapere se c’è ancora margine per intervenire e non disperdere queste risorse preziose».

 

Dello stesso avviso anche Massimo Tamburri, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, che si dice preoccupato per lo stato dei progetti e per un possibile danno erariale ai danni del Comune in caso di mancato rispetto dei termini fissati dal Ministero.

 

«Non c’è coerenza, non c’è visione, ma solo degli interventi spot per accontentare questo o quel cittadino, senza dubbio efficaci in ottica elettorale ma che di certo non giovano alla città – sostiene Tamburri – se dovesse saltare anche un solo intervento, peraltro, si rischia anche di perdere l’intero finanziamento. Tuttavia, in questo caso, il rischio è che possa esserci un danno ulteriore, dato che si tratta di fondi europei legati a un rigido cronoprogramma e che, non rispettando gli accordi, rischiano di dover essere restituiti. In questo senso, dato che è stata già concessa una caparra, se il progetto non vedrà la luce cosa succederà alle casse comunali?

 

Non possiamo permetterci di perdere quest’ultimo treno e per questo invito tutti a essere molto attenti sul tema. Veniamo da decenni di occasioni perse e, ad oggi, l’unico fatto veramente storico per questa Amministrazione è che San Benedetto ha superato Ascoli per numero di abitanti».

Alessandro Bono

 

Il sindaco Fioravanti e il presidente Bono potranno rispondere in forma orale all’interrogazione presentata dai consiglieri di opposizione durante il prossimo Consiglio comunale, che con tutta probabilità andrà in scena nel mese di marzo.

 

«Troppo spesso si cerca di arrivare primi sul traguardo senza guardare al lavoro svolto dalla staffetta – commenta Pietro Frenquellucci, consigliere del Partito Democratico – un sindaco è chiamato a dare risposte ai problemi, a trovare soluzioni, anche se difficili o non ancora ipotizzate.

 

In questa vicenda c’è molta confusione, mancano dei chiarimenti che non sono stati forniti neppure quando richiesti. Nel caso di Palazzo Saladini, ad esempio, è opportuno fare chiarezza sulle dinamiche interne e sul ruolo che sarà svolto dal Comune una volta portato a termine il progetto».

 

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