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Samb, dopo la “scossa” di Riccione per i tifosi c’è un solo grido: «Uniti si vince»

SERIE D - A distanza di tre giorni l'eco dell'emozionate vittoria in Romagna non si è spento: per molti è la classica «svolta» di un campionato finora regolare ma con molte recriminazioni. Analisi dell'andamento del Campobasso ma anche dei campionati 2011-12 e 2012-13
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Bruno Fares e l’invito alla coesione al gruppo Samb, manifesto affisso al Samba Village di Stella di Monsampolo

 

di Pier Paolo Flammini

 

Magari qualcuno, quando, a novembre, la Samb si trovò a 5 punti di vantaggio sulle inseguitrici, aveva immaginato, da quel momento in poi, la classica “cavalcata” solitaria in vetta alla classifica. Così non è stato, per il black out dicembrino dei rossoblù (2 punti sui 12 disponibili in 4 incontri) e la contemporanea rimonta del Campobasso guidato da Pergolizzi, una vera corazzata se non fosse stato per il piccolo passaggio a vuoto di inizio girone di ritorno (un punto in due partite contro Atletico Ascoli e L’Aquila) e con la tara di un inizio di campionato non all’altezza, costato l’avvicendamento di Mosconi proprio con Pergolizzi.

 

Però la Samb è lì e, quel che più conta, non sta tradendo né le attese di inizio stagione (una squadra completamente nuova aveva i suoi rischi di assemblaggio, e qui i meriti di aver evitato questo rischio vanno suddivisi tra Lauro e il d.s. De Angelis) né quelle frutto del calciomercato invernale. Vissuto a posteriori non senza difficoltà, perché i tre nuovi acquisti provenivano tutti dalla Serie C e i tempi per un loro impiego si sono un po’ prolungati (Senigagliesi), anche per errori personali (le tre giornate di squalifica rimediate da Bontà) e per una serie di vicissitudini che hanno portato alla Samb, probabilmente, il giocatore migliore tra quelli che poi hanno rifiutato trasferimenti ormai perfezionati (ci riferiamo a Fabbrini, il cui curriculum parla chiaro, rispetto a Giampaolo ora all’Ancona ed Esposito del Termoli).

 

Due di questi tre giocatori (Bontà e Fabbrini, oggi quest’ultimo si è allenato con la maschera protettiva dopo la frattura al naso), assieme al centrocampista Paolini (tre ex Serie C nella stagione scorsa) non hanno nelle gambe i 90 minuti. Poco male, perché saranno tre giocatori in grado di entrare nei minuti finali e contribuire a ribaltare l’andamento delle partite, se necessario.

 

Nel girone di ritorno la Samb è prima in classifica con due punti in più rispetto al girone di andata, ma con un calendario più difficile: 4 partite fuori e 3 in casa in questi primi due mesi del 2024, il contrario, ovviamente, all’andata. Aumentare il ritmo con un percorso più in salita non è da tutti.

 

Se altri, inoltre, avevano considerato una passeggiata il doppio confronto in trasferta contro Fossombrone e Riccione, forse non avevano pensato che si tratta di una compagine – la marchigiana – abbonata ai pareggi, soprattutto casalinghi, e un’altra, il Riccione, che era la squadra più in forma del girone, oltre ad annoverare un reparto offensivo che non invidia nulla rispetto alle prime in classifica. Essere rimasti in piedi è segnale di profonda convinzione e forza.

 

Sono sicuro che la botta di adrenalina che il gol di Sbardella ha regalato ai 1.200 e passa tifosi Samb presenti a Riccione, forse la prima grandissima emozione dell’anno (le vittorie della Samb sono state quasi sempre conquistate col dominio nel primo tempo), sia un punto di svolta del campionato. Non per i tre punti ma per la carica che, se ha contagiato i tifosi, letteralmente impazziti di gioia a fine gara, non può aver lasciato immuni i calciatori.

 

Che Sbardella non abbia voluto festeggiare con i compagni al termine dell’incontro è un errore veniale, subito rientrato nel confronto avuto con mister Lauro alla ripresa degli allenamenti. Ma la scossa prodotta dal suo colpo di testa, su imbeccata di Pietropaolo, non si può cancellare nelle menti di chi era a Riccione (e non solo). La partita può avere il fascino simbolico della svolta, come quelle degli ultimi 30 anni sono accadute, nel 2013, contro il San Cesareo (capolista, in vantaggio per 0-3 al Riviera, raggiunto 3-3) o, più indietro, a Rimini nel 2002 (3-4) quando la formazione di Colantuono prese la consapevolezza di poter davvero compiere l’impresa della grande rimonta.

 

Certo, di fronte si ha un Campobasso reduce da tre vittorie consecutive (come il Notaresco, passato per 2-4 nel recupero di Fano, e salito al quinto posto a quota 39) e soprattutto mai così forte: 9 gol fatti in tre partite, solo 2 subiti, un calcio che rispetto al “corto muso” del girone di andata sembra anche offrire spettacolo, una formazione esplosa nel pieno della forma fisica a ridosso del momento cruciale del campionato. Le prossime due partite, sulla carta, sembrano fatte apposta per designare i molisani favoriti assoluti, oppure, invece, testimoniare ancora che questo campionato si giocherà punto su punto, e chissà solo se fra Campobasso e Samb.

 

Dall’arrivo di Pergolizzi i molisani hanno realizzato 43 punti in 19 partite (media 2,26 a partita), con 13 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. 

 

Nessuno mai, in questo girone, ha vinto quattro volte di seguito: la trasferta di Tivoli sta lì a chiedere se questo tabù sarà interrotto o confermato. Poi gli uomini di Pergolizzi ospiteranno l’Avezzano: e lì si capirà se gli abruzzesi saranno in grado di riaprire il campionato, trascinando con loro le ambizioni de L’Aquila, o se dovranno accontentarsi di un finale da comprimari.

 

San Benedetto, al di là degli eccessi di passione, adesso è tutta nella frase che il “supertifoso” Bruno Fares ha fatto stampare e mettere all’ingresso del campo del Samba Village, a Stella di Monsampolo: “Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati” con l’immagine di tante braccia strette tra loro in segno di coesione. Con il Monterotondo questa unione si vedrà dal primo minuto, c’è da starne certi.

 

NON FASCIARSI LA TESTA…Prima di essersela rotta. Sento da molti che in caso di pareggio a Riccione, il -4 dal Campobasso avrebbe significato la fine del campionato. Questo possono dirlo i tifosi, ma è un tarlo che non deve appartenere alla squadra. Nel campionato 2012-13, a 6 giornate dalla fine, il San Cesareo aveva 63 punti, la Samb 59. La Samb ne vinse 5 e terminò a 64, il San Cesareo perse alla 30esima in casa contro la Maceratese (1-3), entrambe persero alla 32esima (il San Cesareo in casa con l’Ancona, la Samb a Pesaro), e poi i laziali pareggiarono le ultime due, subendo il sorpasso della Samb alla penultima giornata.

 

E l’anno precedente? Il Teramo fu assoluto dominatore e all’11esima giornata di ritorno, a sei giornate dalla fine, vincendo 7-0 contro il Luco Canistro aveva praticamente chiuso i giochi (68 punti in 28 partite) con 11 punti di vantaggio su Samb e Ancona. Seguirono, però, appena 5 punti nelle ultime 6 gare (1 vittoria, 2 pareggi, 3 sconfitte) tanto che la classifica finale disse Teramo 73, Samb e Ancona 72. Rossoblù che realizzarono ben 16 punti nel finale, rimontando 10 punti in 6 partite (come l’Ancona) alla corazzata abruzzese e incapaci di vincere solo per un assurdo pareggio casalingo contro il San Nicolò (idem l’Ancona, contro il Riccione).

 

Cosa vogliamo dire? Che il calcio spesso smentisce sé stesso, che certi discorsi del lunedì mattina sono fatti per essere rimangiati la domenica successiva.


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