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Samb in crisi: tre motivi (tra i tanti) per cui il giocattolo si è rotto

SERIE D - Squadra affidata a Mancinelli, molti problemi sono stati determinati da un centrocampo di palleggiatori ma senza incursori e finalizzatori (pesano le assenze di Paolini e Bontà), con un possesso che ha spesso rallentato il gioco (latitano i contropiede). E infine, il dubbio di una preparazione atletica steccata dopo la pausa di febbraio
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I tifosi della Samb (foto US Sambenedettese)

 

di Pier Paolo Flammini

 

Il disastro sportivo in cui la Samb è precipitata nelle ultime 6 partite, valse appena 2 punti e con due miseri gol segnati, non solo ha obbligato ad abbandonare le chance di promozione diretta (la Samb era a 4 punti dal Campobasso e 3 sopra L’Aquila mentre adesso gli abruzzesi sono ad appena due distanze dalla capolista), non solo mette a rischio addirittura il terzo posto (l’Avezzano quarto è a un punto), ma rischia di incrinare irrimediabilmente l’intero ambiente. Sottile infatti è la distinzione tra una stagione che ha rispettato per gran parte l’obiettivo di inizio stagione, ovvero la ripartenza dell’Anno Zero e una squadra protagonista, e invece il ricordo di un’uscita di scena incredibilmente negativa.

 

Ecco che l’esonero di Lauro (1 punto in 4 partite al suo ritorno, se si pensa che in precedenza era stato esonerato per un pareggio interno…) e l’esordio di Marco Mancinelli sono un passaggio che serve alla Samb per evitare di finire nella maniera peggiore la stagione, ovvero i due incontri con Roma City e Vigor Senigallia (entrambe sconfitte in casa e a 6 e 5 punti di distanza, se avessero vinto le partite avrebbero avuto il sapore di una sfida per entrare nei play off) e appunto gli spareggi finali.

 

Cercheremo, in questo articolo, di segnalare alcuni aspetti critici spesso sottaciuti ma ormai evidenti, specie dopo le tre sconfitte consecutive. Iniziamo però da un ritratto di Mancinelli.

 

Chi è Marco Mancinelli – Classe 1982, di Recanati, ha guidato la Samb come vice di Lauro e Alessandrini ma solo una volta, causa squalifica di Lauro, ha diretto personalmente le operazioni dalla panchina, ovvero nella vittoria per 2-0 contro L’Aquila, considerata la “partita perfetta” della stagione con la quale i rossoblù ottennero il massimo vantaggio stagionale: +5 su Campobasso, Chieti e Avezzano e +8 proprio su L’Aquila (26 novembre, 13esima di andata).

 

Da giocatore è stato un mediano di lotta, è cresciuto nelle giovanili dell’Ascoli dove ha esordito tra i professionisti in C nel 1999-2000 (18 presenze nel campionato di C1 vinto nel 2002), per poi approdare a quel Martina che incrocerà proprio la Samb ai vertici del campionato di C nel 2002-03 e l’anno successivo. Di proprietà del Verona, con gli scaligeri giocherà tre anni in Serie B e poi due anni in C, con un breve passaggio in C anche ad Ancona per poi finire la carriera professionistica a Lecco.

 

Come allenatore ha guidato la Juniores e la prima squadra (Promozione) del Villa Musone, dove è nato, poi è stato viceallenatore della Recanatese con Alessandrini, poi a Mantova e infine l’esperienza da vice alla Samb.

 

1, Un centrocampo che non segna (e non tira) – La Samb estiva era stata pensata per il 4-3-3 con Alessandro in bilico tra esterno (se la giocava con Battista) e centravanti (se la giocava con Tomassini). Un po’ la difficoltà di tenere Alessandro esterno – era portato sempre ad accentrarsi – unita a quella di un Battista spesso decisivo (quanto è mancato da marzo in poi…) hanno condotto al modulo 4-2-4. Un modulo che era stata una mediazione intelligente di Lauro perché è venuto a mancare, per una lunga serie di infortuni, uno degli acquisti top della scorsa estate, il sambenedettese Paolini, che nel 4-3-3 aveva il compito di essere l’incursore in appoggio al centravanti. Caratteristiche che non hanno Arrigoni, Barberini e neanche Scimia (è più un valido incontrista a tutto campo che una mezzala offensiva).

 

A dicembre si è virato su acquisti per il 4-3-3 classico: un esterno classico come Senigagliesi e un altro centrocampista col vizio del gol come Bontà, oltre a due under di centrocampo del 2005 per consentire di schierare un tridente over.

 

E qui arriviamo al problema numero 1: Bontà si è auto-escluso da un pronto recupero fisico con l’espulsione di Tivoli la quale, complice la pausa a febbraio e un piccolo infortunio, ha fatto sì che non fosse disponibile prima di marzo. L’altro nome che si attendeva, Paolini, impiegato da Alessandrini, non ha reso per le sue potenzialità anche per ulteriori acciacchi. Così il 4-3-3 è rimasto amputato, e durante tutto il campionato i centrocampisti della Samb hanno segnato appena 1 gol, con Scimia contro l’Avezzano. Scimia ha anche preso una traversa contro la Vigor, Tourè ha colpito un palo clamoroso contro il Monterotondo. Stop. (Addendum: Arrigoni ha segnato 4 gol ma tutti su calcio piazzato, tre su rigore tutti nel girone di andata e la punizione contro il Sora alla prima di ritorno).

 

Si è parlato tanto di difesa e attacco ma una squadra con questo handicap difficilmente può vincere un campionato.

 

2, Palleggiatori e verticalizzatori – Le tre sconfitte hanno messo in evidenza degli atteggiamenti diversi delle squadre affrontate rispetto alla Samb, al di là delle partite (contro L’Aquila e Campobasso la Samb avrebbe meritato qualcosa in più). Il centrocampo della Samb è di palleggiatori, non di incursori. Il suo perno è Arrigoni che probabilmente è il miglior play maker basso del campionato. Ma senza i migliori Bontà e Paolini si sono viste pochissime incursioni centrali, molto possesso (quando andava bene) e giro palla a cercare gli esterni con l’attaccante però stretto nella morsa dei difensori.

 

Il gioco così è stato sempre lento, anche nei periodi migliori: la Samb dominava il palleggio e chiudeva gli avversari nella loro metà campo, con pochissimi gol in contropiede (il famoso rigore non assegnato ad Alessandro a Campobasso è uno dei rari esempi). Rarissimi i tiri da fuori area (ma anche dentro) dei centrocampisti: ci ha provato qualche volta Scimia, Paolini nei pochissimi spezzoni da subentrato, Barberini si è fermato al palo con il Riccione.

 

Per fare altri esempi, il Campobasso ha come regista Maldonado, che ha segnato 6 volte, L’Aquila Angiulli, 4 marcature e qualche palo, e soprattutto rimesso in sesto dalla cura Cappellacci dopo una fase iniziale trascorsa spesso in panchina. Giocatori pronti a verticalizzare mentre il gioco della Samb è proprio diverso.

 

3, Preparazione fisica? – E’ il pass partout in ogni situazione critica di questo genere. Però il campionato parla di due aspetti: i gol subiti nel finale e il crollo nel finale di stagione. Per il primo aspetto, se ne è parlato lungamente specie nel girone di andata a causa di molte rimonte clamorose, e lo si spiegava con la stitichezza nei cambi di mister Lauro.

 

Però dopo la pausa di febbraio la Samb ha accusato un calo fisico in molti giocatori: Senigagliesi è stato a sprazzi quello intravisto a gennaio, Tomassini è scomparso, Pagliari si è eclissato, Zoboletti ha sofferto la fatica della stagione, Sirri ha avuto un appannamento, Fabbrini stesso non è stato più quello ammirato appena arrivato. Ha sofferto anche Arrigoni e pure Scimia è stato meno brillante rispetto alla prima parte della stagione.

 

Una cosa simile, anche se le giustificazioni sono probabilmente altre, è accaduta un anno fa al Porto d’Ascoli di Massi. Alla 25esima giornata i biancocelesti erano quinti, in zona play off (e Massi ci puntava anche per il suo progetto…) a 39 punti. Nelle ultime 9 giornate gli uomini di Ciampelli realizzarono solo 5 punti sui 27 disponibili, con 5 pareggi e 4 sconfitte.

 

Suggestione? Questo possono saperlo solo i dirigenti, ma è una coincidenza che accredita questa nostra terza ipotesi.

 

 



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