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Terminata la lunga e complessa operazione di recupero del peschereccio affondato (Video e Foto)

SAN BENEDETTO - Sono intervenuti i sommozzatori dei Vigili del fuoco di Teramo, che hanno imbracato l'imbarcazione con delle fasce per permettere alla ditta specializzata di sollevare il relitto. I colleghi di Ascoli e del Distaccamento rivierasco, sul posto con 11 persone, hanno svuotato dall'acqua e messo in sicurezza l'imbarcazione. La Capitaneria di Porto prosegue il monitoraggio ambientale come pure le indagini per capire le cause dell'incidente dell'altro peschereccio, "Antonio Padre", a 6 miglia dalla costa
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E’ stato recuperato nella serata di oggi, 24 aprile, il motopesca affondato la notte tra il 22 e 23 aprile:  il peschereccio “Mostrillo”, lungo 21 metri, era appena rientrato dall’attività di pesca ed aveva ormeggiato al suo abituale posto (banchina di riva) quando, per cause ancora da definire, è affondato adagiandosi sul fondale di circa 3 metri, con la parte sinistra dello scafo a pelo d’acqua e ancora visibile.

E’ stato necessario l’intervento del Nucleo sommozzatori dei Vigili del fuoco di Teramo, arrivati con due mezzi e 4 uomini. Si sono immersi ed hanno imbracato l’imbarcazione con delle fasce per permettere alla ditta specializzata di sollevare il relitto, utilizzando due sistemi a gru specifici per imbarcazioni pesanti.

Una volta riportato sulla terra ferma, il motopesca è stato svuotato dall’acqua e messo in sicurezza dai Vigili del fuoco del Comando provinciale di Ascoli e del Distaccamento di San Benedetto.

Subito dopo l’accaduto, la Capitaneria di Porto di San Benedetto ha disposto l’invio di personale militare e dell’equipaggio della motovedetta, per appurare i fatti e coordinare le operazioni necessarie al contenimento dell’eventuale inquinamento, andate avanti per tutta la giornata di ieri.

Il monitoraggio ambientale della Guardia Costiera di San Benedetto continua così come le indagini per capire cosa sia accaduto a “Mostrillo” ma anche all’altro peschereccio, “Antonio Padre”, affondato la notte tra il 17 ed il 18 aprile, a seguito della violenta collisione con la piattaforma Fabrizia 1.

L’attività di vigilanza, che ha visto la Guardia Costiera sambenedettese impegnata su due fronti a tutela della salvaguardia dell’ambiente marino, è stata condotta su tre livelli: aereo, navale e subacqueo.

Alle prime luci dell’alba e sotto il coordinamento della Direzione marittima di Ancona, si è svolta l’ennesima missione di telerilevamento nella zona di mare interessata dal naufragio del peschereccio “Antonio Padre” da parte dell’elicottero AW 139 “Nemo 11” della Guardia Costiera.

L’aeromobile, di stanza presso la base aerea di Pescara, quando impiegato per il pattugliamento marino è in grado di verificare la presenza di sostanze estranee all’ambiente marino.

Le capacità di scoperta aerea sono state integrate con mezzi navali della locale Capitaneria di Porto, CP 843, GC A15 e con le risorse del 1° Nucleo Subacquei di San Benedetto, che hanno scandagliato il relitto per verificare l’assenza di fuoriuscite di gasolio dal peschereccio “Antonio Padre”.

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