Striscione 25 aprile, Celani: «Ecco come e perché è intervenuta la polizia» Fioravanti: «Non sono un “sindaco fascista”»

ASCOLI - Nuovi dettagli su quanto accaduto il 25 aprile. La comandante della Polizia Municipale: «Intervenuti per l'affissione, non per il contenuto». Il sindaco: «Ho subito minacce, è una vergogna»
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di Andrea Pietrzela

 

Emergono ulteriori dettagli su quanto accaduto il 25 aprile nell’ambito del virale striscione affisso a Piazza Arringo e non solo. Nel Consiglio comunale del 30 aprile sono tornati sull’argomento il sindaco Marco Fioravanti e la comandante della Polizia Municipale Patrizia Celani, che ha spiegato le modalità operative delle forze dell’ordine.

 

Nello specifico dell’assemblea di Palazzo dei Capitani, sono state due le interrogazioni d’urgenza: la richiesta di chiarimenti sull’intervento della polizia locale il 25 aprile in Piazza Arringo – da parte di Ameli, molto articolata, in 12 punti – e su uno striscione apparso a San Marco sempre il 25 aprile scorso contro Fioravanti (“Cosa sei salito a fare? La resistenza tu non puoi onorare”, ndr), da parte di Marozzi.

Patrizia Celani in Consiglio comunale

 

«Per quanto successo in Piazza lascerò la parola alla Comandante – spiega Fioravanti -. Il sindaco né manda i controlli né fa gli accertamenti, c’è un corpo di polizia locale autonomo che fa il suo lavoro rispettando delle regole. Io non sono uno sceriffo, ma un sindaco pro tempore. Ho scoperto del controllo, ordinario e quotidiano, solo dai video e in un secondo momento».

 

«Il primo aspetto riguarda i servizi in borghese: in giorni come il 25 aprile, il 15 agosto o alla Quintana, i servizi sono rafforzati per viabilità e sicurezza urbana – spiega la Comandante della Polizia Municipale Patrizia Celani -. Ho ricevuto una segnalazione per uno striscione abusivo e ho contattato il commissario, che poi è diventato virale, per andare a verificare. È successo questo. La possibilità di effettuare servizi in borghese è prevista giuridicamente. Poi è stata fatta una mera richiesta di generalità alla signora presente sul posto: nel momento in cui si appone un’affissione, chiunque potrebbe affliggere un cartello. Questo è il tema tecnico perché si sanziona il volantinaggio non autorizzato, dai matrimoni alle feste universitarie. Dunque chiedere le generalità è stato corretto per la riconducibilità dell’affissione. Il nostro intervento si concretizzava in base all’affissione, non il base al contenuto dell’affissione».

Marco Fioravanti in Consiglio comunale

«Vorrei invitare tutti a una riflessone – lo sfogo del sindaco Fioravanti -. È chiaro che c’era un disegno politico per cercare di far inciampare il sindaco in previsione delle prossime regionali, con la mozione del 24 e con lo striscione del 25. Io sono il sindaco di tutti, non di Fratelli d’Italia. Così non state limitando Marco Fioravanti, ma le istituzioni. Si è cercato di dipingere che la colpa del controllo è del sindaco e che quel sindaco è fascista: in politica ci può anche stare, io non ho paura né delle minacce né degli insulti. Ma l’odio che avete alimentato è un pericolo per la democrazia: 144 persone, spero non sane di mente, mi hanno scritto “Ti appendiamo a testa in giù come a Piazzale Loreto”. Se voi nei video dite “fascisti tutti appesi” e “sindaco fascista” state legittimando le persone a dire che mi devono ammazzare. È una vergogna. Così non ammazziamo il sindaco ma ammazziamo la libertà».

Lo striscione di piazza Arringo

 

«Ho vissuto momenti difficili – continua Fioravanti -. Ho chiesto l’intervista a Repubblica solo scritta e ho registrato la chiamata della senatrice per difendermi, perché vogliono farmi dire ciò che non voglio dire. Sapete che ho sempre difeso la tolleranza e che la mia porta è sempre aperta a tutti. Questo momento di sofferenza spero diventi una crescita per tutti. Andiamo avanti a testa alta, perché grazie a questa amministrazione la città è la prima in Italia per finanziamenti statali e per crescita turistica».

Marozzi in Consiglio comunale

 

«Nelle sue parole c’è il tema di individuare un nemico e quello del vittimismo politico – risponde Ameli, segretario del Pd -. Il tema di fondo, invece, è il mancato dialogo avvenuto tra la Questura e la Municipale il 25 aprile e il fatto che il sindaco non sia sceso di persona a dare solidarietà all’imprenditrice».

 

«L’odio ha ferito il sindaco e tutta la maggioranza – dice la consigliera Marozzi di “Fioravanti Sindaco” -. Odio scaturito da un’identificazione, come fosse uno scandalo, dopo una segnalazione. L’identificazione è stato un iter tecnico per concludere un’attività di controllo che poi non è sfociata in nulla. Perché lo striscione è risultato corretto, non offensivo e poteva rimanere lì. Non è stata emessa nessuna sanzione e non è stata imposta la rimozione a nessuno. È stato triste vedere che da questa attività legittima degli agenti è scaturita un’etichetta che non ci appartiene e una strumentalizzazione politica».

 

Nel mentre emergono nuove iniziative, come quelle del Collettivo caciara che ha organizzato una manifestazione antifascista in città nel pomeriggio di sabato 3 maggio. «Scendiamo in piazza per rispondere a chi continua a ripeterci che il fascismo non esiste più. No, il fascismo esiste eccome, si è solo mascherato – scrivono sulla loro pagina Facebook – Non c’è spazio, né ci sarà mai, per alcun rigurgito fascista nella nostra città. Ascoli è e sarà sempre terra di Resistenza». Più dettagli sull’evento saranno comunicati nei prossimi giorni.


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