Ascoli, l’ex Pasinato: «Al Del Duca uno dei miei gol più belli, nel 1986 mi crollò il mondo addosso»

CALCIO - Domani la scadenza dei termini per l'iscrizione al prossimo campionato, dal club non filtrano criticità. Il grande ex centrocampista racconta alla "Gazzetta" anche i suoi trascorsi nel Picchio, tra ricordi positivi e negativi
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di Salvatore Mastropietro

 

Scade domani per i club di Serie C il termine per la presentazione di domanda di iscrizione al campionato 2024-2025. Dopo aver inseguito invano un cambio di proprietà per oltre un mese in casa Ascoli, nell’ultima settimana è l’attuale management ad aver preso in mano la situazione con la predisposizione degli adempimenti necessari. Da Corso Vittorio Emanuele le bocche sono cucite, ma in generale non filtrano criticità. Perfezionata la partecipazione al prossimo torneo di terza serie, poi, ci si rimetterà probabilmente al tavolo con la famiglia Passeri di Distretti Ecologici per quella che è l’unica trattativa attualmente aperta sul fronte futuro societario.

 

Giancarlo Pasinato in sala stampa al “Del Duca” nel 2023

Intanto l’ambiente resta sospeso in un clima di incertezza e di programmazione ancora assente. Da Ascoli-Legnago Salus, ultimo match della stagione 2024-2025, sono passati circa 40 giorni, ma da allora nulla si è mosso. Proprio l’umiliazione interna subita contro i veneti, poi comunque retrocessi in D, fece passare in secondo piano il ritorno al “Del Duca” di un grande protagonista del glorioso passato bianconero: Giancarlo Pasinato, che anche nell’intervista esclusiva pubblicata oggi da La Gazzetta dello Sport non ha lasciato in secondo piano le sue esperienze in bianconero (36 presenze e 5 gol nel campionato di Serie B vinto 1977-1978, poi 3 reti in 28 apparizioni nel 1985-1986), in cui conquistò ben due tornei cadetti.

 

«Era il 1977 e sono passato all’Ascoli – ha ricordato Pasinato sfogliando il suo album dei ricordi –. Una stagione, promossi in A. Una grande cavalcata. Al Del Duca, contro il Bari, segno uno dei miei bei più gol di sempre. Una corsa infinita, una ottantina di metri, mi ha dato la palla Marconcini, il nostro portiere, ho messo la freccia, ho superato diversi avversari e, sempre con il pallone davanti, sono andato in porta. Lo ricordo ancora, lo hanno trasmesso molte volte in tv, visto e rivisto»

 

Luci, ma anche ombre, nella sua vita in bianconero, su tutte il brutto infortunio al femore, rimediato in un incidente stradale, che gli precluse un finale di carriera ad alti livelli: «L’allenatore era Vujadin Boskov, sono anche diventato capitano. Vinciamo ancora, ma per me è stata una stagione terribile. Mi è crollato il mondo addosso».

 

 

 

 


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