Paolo Mindoli, uno dei titolari del Caffè Paradiso
di Andrea Pietrzela
Da oggi, lunedì 26 ottobre, entra in vigore il secondo decreto di ottobre del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte volto a fronteggiare l’emergenza sanitaria e contrastare il diffondersi del contagio da Covid-19 dopo la cosiddetta “seconda ondata” appena iniziata. Una novità rilevante è l’orario di chiusura delle attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, pizzerie), anticipata dalle ore 23 della scorsa settimana alle ore 18 da oggi fino a (minimo) lunedì 23 novembre. In attesa di tempi migliori.
Dopo le ore 18, dunque, per almeno un mese non sarà possibile andare a fare un aperitivo o una cena fuori. Tutti dentro casa (ma massimo in 4 persone), perché tra gli altri sono costretti a restare chiusi anche cinema, teatri e palestre. Insomma, nei fatti si tratta di un vero e proprio lockdown 2.0, una sorta di coprifuoco che scatta al termine della giornata di lavoro.
BAR – Ma come l’hanno presa i diretti interessati?: «Per fortuna sabato l’Ascoli gioca alle 16, almeno la partita possiamo vederla – ci dice scherzando Paolo Mindoli, uno dei gestori del Caffè Paradiso insieme al fratello Roberto e al socio Valerio Massimo Ciaralli – Finora abbiamo lavorato soprattutto con le colazioni e con gli aperitivi, dall’ora di cena in poi, anche quando ci sono le partite, si vedono sempre meno clienti. Noi resteremo aperti dalle 6.30 fino ovviamente alle 18, ci stiamo organizzando per l’asporto».
Il cortile del Pub Casanova in una sera d’estate
PUB – «Noi del Pub Casanova per questa settimana restiamo chiusi, nel mentre ci stiamo organizzando con l’asporto come già fatto prima – ci spiega Luca Minopoli, il titolare – A livello lavorativo tanto non cambierà molto, perché abbiamo già lavorato pochissimo nell’ultimo periodo. I clienti sono stati meno della metà, restare aperti non ha molto senso. Lo scorso sabato sera, ad esempio, abbiamo lavorato il 67% in meno rispetto al sabato precedente. Per ora, dunque, ci stiamo concentrando sull’asporto in vista della prossima riapertura».
RISTORANTI – «Il lavoro finora è stato un decrescendo continuo, è tutta la settimana che accusiamo il colpo, probabilmente avremmo chiuso lo stesso anche senza il nuovo Dpcm perché lavorare in quelle condizioni era un gioco a perdere – ci spiega Eleonora Balestra, titolare del ristorante Zeneat, prima di annunciarci un paio di novità – Ora stiamo mettendo a punto il take-away con una web-app dove ordinare i prodotti, inoltre vogliamo proporre la cultura della carne d’asporto invece che i classici pizza o pesce: abbiamo tagli particolari, dalla sashi all’angus, e speriamo che la gente abbracci questa nuova abitudine».
L’ingresso del ristorante Zeneat
Abbiamo cercato di capire la situazione anche recandoci in qualche pizzeria, ma dopo l’orario del pranzo abbiamo trovato chiuso: c’è, evidentemente, anche chi ha deciso di non aprire affatto rinunciando anche al tentativo dell’asporto. In attesa di tempi migliori.
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