«Un libro in travertino»,
Domenico Capponi
e la sfida di “Car-tra”

ASCOLI - Il titolare di Capponi Editore racconta i suoi ultimi progetti, dall’imminente uscita del suo primo romanzo all’intuizione vincente di una carta realizzata a partire dai materiali di scarto della pietra locale per eccellenza
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di Federico Ameli

«L’editore non scrive libri, non stampa libri, non corregge libri, non impagina libri, non realizza la copertina, non distribuisce i libri. L’editore ci mette l’amore». (Valentino Bompiani)

Un viaggio lungo quattordici anni, fatto di passione e scelte coraggiose. Intenso, ma allo stesso tempo decisamente inaspettato. Un po’ come questa nostra seconda “puntata” della nostra intervista a Domenico Capponi, titolare di Capponi Editore, che nasce dall’esigenza di rendere giustizia ai tantissimi progetti intrapresi negli ultimi anni trascorsi a fare editoria in un piccolo centro come Ascoli. Forse troppi? Sicuramente, almeno per un solo articolo. Evidentemente, però, non abbastanza per un editore curioso (leggi la prima parte dell’intervista), che di questa sua continua sete di conoscenza ha fatto un mestiere e una scelta di vita.

Domenico Capponi

«In realtà, – spiega Domenico – in distribuzione mi chiamano editore “moderno”, ma devo confessare che come definizione non mi fa impazzire. Ad ogni modo, posso dire che il mio modo di concepire l’editoria è ben distante dall’idea vecchio stampo del nostro lavoro e molto più impostato sul modello della start up. Cerco sempre di proporre progetti nuovi che possano risultare vincenti: a volte ci riesco, altre meno, ma la cosa davvero importante è che alla base ci sia uno sforzo creativo».

Un esempio? Ce ne sarebbero tanti, ma prima di tirar fuori l’asso dalla manica cerchiamo di comprendere insieme come creatività e curiosità possano realmente incidere sul mercato editoriale, un settore che Domenico Capponi conosce molto bene e che, a detta di molti, avrebbe il suo bel da fare tra le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria e l’avvento dei nuovi media. In realtà, pare che le cose non stiano esattamente così.

«Nonostante un’importante flessione registrata nel trimestre marzo-aprile-maggio dello scorso anno – precisa l’editore – il mercato si è ripreso alla grande, segno che al di là delle difficoltà del momento c’è una forte propensione alla lettura. È vero, tante librerie hanno chiuso i battenti, ma per me si tratta di una questione non legata esclusivamente al Covid.

Credo che in tanti, anche tra i librai – prosegue – non abbiano compreso appieno il momento di crisi, che non è dovuta alla mancanza di voglia di leggere, quanto piuttosto al cambiamento delle modalità di lettura. Ancora oggi, per scelta, sono in molti a frequentare le librerie, ma la maggior parte degli utenti preferisce affidarsi agli store online, come Amazon ad esempio, il cui meccanismo virtuoso – almeno per chi riesce a comprenderlo fino in fondo – premia chi si sa muovere meglio nel mercato.

Per me Amazon non è il nemico, bensì un’opportunità, esattamente come tutte le altre che si nascondono in un qualunque momento di crisi. Credo che le librerie debbano reinventarsi, dato che le persone avvertono sempre più il bisogno di leggere e di trovare delle verità tra le pagine di un libro».

Lo stand di Capponi Editore all’edizione 2019 del Salone del Libro di Torino

D’altra parte, come sosteneva Ernesto Ferrero, “l’editore deve trovare ogni giorno uomini e libri capaci di modificare la percezione del mondo”, e per fornire al mercato ciò di cui i lettori hanno bisogno Capponi Editore si avvale dei contatti offerti da Messaggerie Libri, il più grande distributore italiano, e di una valida rete di scouting con l’obiettivo di scovare i migliori talenti letterari da mettere sotto contratto, un po’ come avviene nel mondo dello sport. D’altra parte, si tratta pur sempre di investimenti, anche se in ballo ci sono ben altri ideali.

«Ho la fortuna di far parte di un importante circuito di distribuzione – dice Domenico – ma una volta dentro devi essere bravo a comprenderne i meccanismi per poterci restare. Al giorno d’oggi, ad esempio, sono ancora molti gli editori che si fanno pagare dagli scrittori per mandare in stampa una pubblicazione: in una rete del genere è un qualcosa di ormai impensabile, ma personalmente devo dire di non aver mai richiesto preventivamente denaro ai miei autori.

All’inizio – ricorda – mi è capitato di chiedere agli autori di acquistare qualche copia in più, lo ammetto, ma è un discorso che ho portato avanti per poco tempo perché non mi convinceva fino in fondo. Di errori, poi, ne ho commessi tanti: a volte, per dei titoli che mi piacevano particolarmente, ho fatto stampare anche 1500 copie, che nella maggior parte dei casi non sono mai uscite dal magazzino. Credo che la bravura dell’editore stia nel selezionare i titoli giusti che possono andare bene sul mercato. È una questione fondamentale, perché dietro ogni pubblicazione c’è sempre un investimento da valutare attentamente».

Domenico Capponi, a sinistra, nel 2018 alla presentazione del libro “Ascoli Piceno. Le torri, la storia, il travertino”

E di investimenti, anche negli ultimi tempi, Domenico ne sta portando avanti parecchi. «In questo momento – spiega – stiamo già lavorando al catalogo 2022: una distribuzione di questa portata ti costringe ad avere un certo tipo di visione in ottica futura. Da qualche settimana gli agenti stanno promuovendo nelle librerie italiane una serie di nostre pubblicazioni importanti che usciranno poi tra settembre e ottobre».

Qualche anticipazione? Bocche rigorosamente cucite, ma pare ci sia spazio anche per un fortunato autore “emergente” che evidentemente ha saputo sfruttare i giusti contatti per strappare una pubblicazione con Capponi Editore.

«Entro la fine dell’anno – svela Domenico – uscirà “Crea il tuo mondo”, il mio primo romanzo, che poi è un po’ il racconto della mia esperienza. Come sottotitolo ho scelto “La vita non si ripete, ma fa rima”, una frase che ho letto da qualche parte e che mi è piaciuta moltissimo».

E chissà che un giorno “Crea il tuo mondo” non possa debuttare in un formato… molto particolare. Ricordate l’asso nella manica? È nuovo di zecca, ma al tempo stesso porta con sé secoli di storia e tradizione.

«Qualche tempo fa – racconta – mi sono imbattuto in un quaderno realizzato con una carta ricavata a partire dalla pietra, la cosiddetta “stone paper”. Ci ho pensato un po’ su: ad Ascoli abbiamo una pietra, il travertino, che rappresenta un’eccellenza assoluta. Viviamo nella città del travertino, perché non proporre un’idea simile ma che abbia alla base la nostra pietra anziché un materiale generico e anonimo?».

Detto, fatto. «In collaborazione con l’Università di Camerino, lo spin-off A.R.T. & Co, la società di progettazione ascolana Vademecum e un’importante azienda del territorio, abbiamo elaborato e presentato alla Regione un progetto per la realizzazione della prima carta in travertino».

E c’è di più: al di là di un indiscutibile fascino storico e culturale, Car-Tra – già dal nome si intuisce una certa creatività di fondo – strizza l’occhio anche all’ambiente. Il progetto, infatti, prevede il riutilizzo dei materiali di scarto della lavorazione del travertino, a tutti gli effetti dei rifiuti speciali, che rappresentano il punto di partenza per la realizzazione di un composito in grado di dar vita alla prima carta in travertino. Un’idea brillante e tutta nostrana, che comprensibilmente non ci ha messo poi molto a ottenere il riconoscimento regionale.

«In questo momento – prosegue Domenico – stiamo valutando se brevettare la realizzazione di questa particolare carta. Si tratta senza dubbio di un progetto affascinante, dall’importante impatto ambientale».

La copertina di “Cristo tra i Brigatisti“, pubblicato lo scorso marzo da Capponi Editore

Sfruttare la curiosità per confrontarsi ogni giorno con aspetti inediti e innovativi. Sembra essere questa la ricetta vincente di Domenico Capponi, editore “moderno” in un mondo che dovrà necessariamente ripensarsi per affrontare al meglio le sfide di domani. Un po’ come fatto, quattordici anni fa, da un aspirante avvocato che ha coraggiosamente voltato le spalle a un’autostrada di possibilità.

«Spesso si sente dire che in giro ci siano più scrittori che lettori – racconta Domenico – e per me è un segnale positivo: vuol dire che le persone hanno ancora molto da dire. Andiamo sempre più verso un mondo in cui tante professioni rischiano di essere messe da parte dalla tecnologia e, in questo senso, sono convinto che possa essere l’elemento umano a fare davvero la differenza.

Ad esempio – spiega – anche lo stesso Amazon è un editore che offre la possibilità di pubblicare un in totale autonomia. A questo proposito devo precisare che, per scelta editoriale, non pubblichiamo chi si è già autopubblicato. Non lo facciamo per snobismo, ma piuttosto perché preferiamo premiare chi comprende davvero l’importanza del nostro bagaglio di conoscenze e, soprattutto, del nostro fattore umano».

«Chi fa una scelta del genere non ama il confronto, e a quel punto preferisco che percorrano una strada più semplice rivolgendosi altrove. Il fine ultimo non deve mai essere quello della pubblicazione, bensì la consapevolezza che si sta iniziando un percorso.

In fondo – conclude – l’editore non è altro che quel collante in grado di tenere insieme tutte le diverse fasi che si celano dietro la pubblicazione di un libro. È questo il modo in cui mi piace fare il lavoro, con un grande approccio romantico e una naturale inclinazione pratica, che devo ai miei studi di Giurisprudenza».

Evidentemente, l’autostrada giuridica qualcosa di buono deve averlo pur lasciato. Il viaggio, però, nel frattempo prosegue senza sosta, alla costante ricerca di nuove sfide da affrontare e da aggiungere a una lista già parecchio lunga, in attesa di poterla trascrivere presto su una carta molto speciale.


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