Gianni Schiuma
di Walter Luzi
Gianni Schiuma è una persona vera. E quando leggi come racconta, di sé e della sua vita, nel libro uscito qualche settimana fa, lo riconosci subito che è proprio lui. Anche se lo hai frequentato poco. Se lo hai intravisto solo da lontano, qualche volta, dietro la sua consolle, fra i flash delle luci stroboscopiche di uno dei cento e passa locali, di Marche e Abruzzo soprattutto, dove ha lavorato. Anche se apprendi solo ora, dal suo libro, di fatti nella sua esistenza, che ignoravi del tutto. Ma a te sembra di conoscerlo, bene, da sempre. Basta guardarlo negli occhi, stringendogli la mano la prima volta, per considerarlo già come un vecchio, fidato amico.
E’ successo anche a me. Interessato al prossimo, predisposto naturalmente all’ascolto discreto e al rispetto profondo. A prescindere. Gianni Schiuma non recita una parte, non conosce la smania di apparire. L’egocentrismo e l’eccesso, componenti diffuse, e spesso irrinunciabili, come lo sballo, nel mondo della notte, non gli appartengono. Il suo ego, il suo sano esibizionismo sono solo al servizio del suo pubblico. Che non ha mai deluso. Per competenza, e per spessore umano.
Ha vissuto, e vive, la performance da vocalist come una missione. I rituali del DJ, un po’ cosmici, un po’ tribali, come una magia vera. La sua parola d’ordine è stata una sola: amore. Sempre la stessa. Un mantra, uno stile di vita che ne hanno accresciuto popolarità e carisma attraverso due generazioni. Così ha saputo scandire e gestire i tempi di eccitazione delle masse in pista, ribollenti di energia. Ha saputo suggestionare le folle, con i suoi travestimenti, i suoi look eccentrici, le sue scenografie ad effetto. Ma mettendoci sempre il cuore. Soprattutto con quello, grande, ha saputo creare atmosfere magiche, e scaldare popoli della notte di ogni età. Uomini e donne destinati a vivere con lui, grazie a lui, l’incantesimo del sound, l’abbraccio universale, l’orgasmo collettivo.
“Questa notteeee…” Con la sua voce. Con le sue intuizioni. Con le sue parole. Positive. Forti. Mai banali. Mai finte. Mai vuote. Autentiche chiavi di accesso all’anima di chi, nella musica assordante di una discoteca, è in cerca di vibrazioni, di emozioni, di incontri fatali, e di svago sfrenato. Ma, a volte, anche di sé stesso. Una sensibilità, una grandezza di animo, merito, forse, anche del buddismo, la religione che Gianni ha voluto abbracciare. Ma anche figlia di grandi dolori che hanno segnato la sua esistenza.
Gianni con il volto ustionato dopo la tragedia del “Ballarin”
Fin da bambino, quando sognava di fare il cantante. Una umanità non comune nata anche da eventi tragici, come il mortale rogo sulla gradinata sud del “Ballarin”, il sette giugno 1981, a cui riesce, miracolosamente, a scampare. La morte lo sfiora e lo segna. Delle ustioni di quel giorno si porterà le cicatrici sul corpo, e nell’anima, per sempre. Proprio qualche mese dopo, Giovanni D’Angelo diventa Gianni Schiuma. Schiuma. Dal nome della rubrica riservata ai lettori sulla rivista Frigidaire. La foto del suo volto ustionato, che ha mandato, viene pubblicata. E’ una foto che spacca. Un volto offeso che parla. Uno sguardo intenso il suo, ancora perso fra le fiamme del “Ballarin”.
Nel suo libro Gianni, fra un suo racconto breve e l’altro, ripercorre la sua vita, e parla degli amici più cari. Tantissimi. Qualcuno di loro, purtroppo, non c’è più. Una lista interminabile, scorrendo la quale, neppure una volta, si può sospettare che del termine “amico” lui possa aver abusato. E ricorda i locali che, probabilmente, ha amato di più, senza mancare mai di rispetto ai cento altri che gli hanno dato da vivere. Novavita, Gattopardo, Why Not. La leggenda Why Not. Che contribuì a far nascere nel 1982, e a far rinascere, con l’aiuto di altri irriducibili nostalgici, per qualche memorabile, storica serata, quasi trent’anni dopo. Rivificando un tempio completamente abbandonato, ed emozionando ancora, su quella vecchia pista, tanti over anta, ai quali quel luogo dell’anima, sulla collina di Monteprandone, era rimasto impresso nel cuore. Una delle sue tante grandi imprese, dei tanti sogni realizzati.
Come il Viniles, il suo locale aperto sul lungomare sambenedettese. E nuove frontiere sempre da affrontare. Da quello Zecchino d’Oro sfortunato, che però non lo allontanò dalle sue grandi passioni. Il canto, la musica. Fra il pubblico di innumerevoli concerti live in tutta Europa, tornerà a cantare con gli Alcatraz Solution, e a confrontarsi con i DJ e gli artisti della consolle più famosi del mondo. Non rinuncerà mai a nuove sfide. I successi di “Schiuma e Brillantina”, la radio, e persino un monologo teatrale l’avrebbe visto protagonista, se non fosse sopraggiunta la maledetta pandemia.
In casa Gianni custodisce una collezione immensa di diecimila dischi ed altrettanti Compact disc. Ma il suo cuore batte forte, sempre e solo, per il vinile. A cui bisogna «star dietro come a un figlio» durante l’ascolto. A proposito di figli. Ottavio porta il nome del nonno, partito troppo presto per l’ultimo viaggio. Poi c’è Emma. Che l’ha fatto commuovere dopo una lezione sulla musica che ha tenuto agli studenti proprio nella sua scuola. Martina, la moglie, l’ha conosciuta, e ti pareva, dentro una discoteca.
Da un calcolo approssimativo, in quarant’anni di carriera Gianni Schiuma ha fatto ballare almeno tre milioni di persone. Se lo ricorderanno tutti di certo questo pelato con il microfono in mano, che sa accompagnarti dentro la buona musica a palla tenendoti per mano. Solo l’amore ci salverà. Il titolo di un libro che ripercorre di pari passo, attraverso quattro decenni, anche la storia della discografia mondiale. Nuove frontiere si diceva. Il prossimo progetto a cui sta lavorando è quello di realizzare un megaparty dentro lo stadio “Riviera delle Palme” con tanti celebri DJ ed ospiti vip. Per ora è solo un sogno. Ma i sogni, sono parole di Gianni Schiuma, esistono per essere realizzati.
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