«Il Cas per la casa di campagna»
Ma c’è anche la disoccupata senza lavatrice

LE INCHIESTE DI CRONACHE PICENE - I casi di chi si è "sbagliato" a prendere il contributo, ma anche i sospetti infondati su una giovane disoccupata
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di Maria Nerina Galiè

«Il Cas di Marzo sarà oggetto del rendiconto che faremo al massimo tra dieci giorni, poi non ci saranno più ritardi. Nel frattempo il 6 aprile, cioè entro 24-48 ore dalla disponibilità della somma, abbiamo pagato gennaio. Febbraio qualche giorno dopo. Compatibilmente con i tempi della banca, ormai quasi tutti dovrebbero essere stati soddisfatti. Sia ben inteso che non riceveranno il bonifico i nuclei familiari oggetto di accertamenti». LO afferma il dirigente al welfare, Paolo Ciccarelli, che si è ritrovato tra le mani anche la patata bollente dei contributi per l’autonoma sistemazione.

Danni del sisma (foto Vagnoni)

Il Cas è stato istituito dal capo del dipartimento di protezione civile con l’ordinanza 388 del 26 agosto 2016, cioè due giorni dopo la prima forte scossa, dando disposizioni su criteri e modalità di assegnazione il 9 settembre, in una circolare nella quale specificava: “I Sindaci sono tenuti a controllare, anche a campione, la veridicità delle autocertificazioni rese e ad erogare i contributi (…) all’esito degli accertamenti, da reiterare con cadenza periodica. Ove sia accertata la carenza dei predetti requisiti, i Sindaci provvedono a revocare l’erogazione del contributo ed agire per la restituzione di quanto percepito indebitamente”.
Un bella responsabilità per i primi cittadini e gli impiegati comunali, già alle prese con la gestione delle fasi critiche dell’emergenza, se non addirittura terremotati essi stessi e costretti ad ammucchiare alla meno peggio le scartoffie per allestire in fretta e furia nuovi uffici in sedi di fortuna.

Foto di repertorio

«All’inizio – ha detto ancora Ciccarelli – le persone arrivavano numerosissime per presentare le domande che crescevano di pari passo con l’intensificarsi delle ordinanze di sgombero a seguito dell’esito dei sopralluoghi. Il nostro primo pensiero, anche per seguire le direttive della Regione, è stato quello di assistere i cittadini, riservandoci di fare controlli appena si fossero calmate le acque».
In effetti subito dopo il sisma il numero delle famiglie assistite dal Cas cresceva di quasi 100 unità al mese. Si è passati da 148 a 519 tra agosto e dicembre 2016 per assestarsi a 841 a dicembre 2017. Adesso si parla di circa 950 nuclei familiari, tra virtuosi accertati, potenziali irregolari e nuovi richiedenti in corso di valutazione.
«Dall’estate – ha continuato il funzionario – la situazione è diventata più tranquilla e dai semplici controlli visivi siamo passati a verifiche più approfondite».
Il requisito principale per aver diritto al Cas è aver ricevuto l’ordinanza di inagibilità dell’abitazione utilizzata in maniera abituale e continuativa dal nucleo familiare. La condizione per continuare a percepire il contributo è che nel frattempo il cittadino non sia rientrato a casa. Tutto questo è verificabile dalla bolletta elettrica che non può essere troppo bassa, se riferita al periodo immediatamente precedente lo sgombero, né può indicare consumi mentre l’abitazione risulta abbandonata.
«Da giugno – ha precisato – al momento di valutare ogni nuova domanda, tramite le bollette chiediamo ai gestori il consumo giornaliero degli ultimi due anni. Allo stesso modo abbiamo fatto accertamenti a campione sulle utenze delle dimore inagibili. Avendo riscontrato diversi casi anomali, o quanto meno da approfondire, abbiamo subito bloccato i pagamenti e chiesto alla guardia di finanza di supportare il nostro operato con indagini atte a riscontrare eventuali reati anche penali”. Tutto questo ha comportato un notevole aggravio di lavoro per il dirigente ed i suoi impiegati che evidentemente non sono riusciti a rispettare anche i tempi per l’invio degli elenchi alla regione.
«E’ stato un impegno durissimo che oltretutto non ho affrontato a cuor leggero – ha confessato Ciccarelli – perché avevo timore di privare di un sostentamento chi invece ne aveva veramente bisogno. Ho capito di aver agito bene quando, a seguito dei controlli, una quindicina di persona è venuta di spontanea volontà a restituire quanto percepito ingiustamente».
Giustificandosi come?
«Errata interpretazione della normativa, magari per essere stati mal consigliati. C’è stato, ad esempio, chi pensava di aver diritto al contributo anche se l’inagibilità si riferiva alla casa di campagna, utilizzata in modo discontinuo. Si sono presentati anziani che non avendo ben chiari i criteri di assegnazione si erano affidati a discutibili consiglieri. Qualcuno ha agito indubbiamente in buona fede. Altri no. E mi riferisco a chi ha provato ad incassare il Cas presentando l’ordinanza di sgombero dell’ufficio”.
Ci sono stati casi in cui il sospetto era malfondato?
«Una ragazza. Seppure viveva da sola, aveva presentato una bolletta della sua vecchia dimora con un consumo elettrico talmente basso da destare sospetti. Disoccupata e senza lavatrice, ha prodotto foto e testimonianze per confermare la veridicità di quanto aveva affermato nella domanda. Sarà una delle prime ad essere riammessa al contributo».
Per il Cas, da agosto fino ad oggi sono stati spesi circa 500 mila euro al mese, di media, e solo per il comune di Ascoli Piceno. Pertinente la riflessione di Donatella Ferretti, che di certo trova consensi in gran parte della popolazione: «Non sarebbe stato più opportuno utilizzare tutto quel denaro per accelerare il processo di ricostruzione e permettere ai cittadini di rientrare prima possibile nelle loro case?».

(5-continua)

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