di Bruno Ferretti
Chi l’avrebbe mai detto! L’Ascoli messo in vendita. Come una qualunque azienda, un negozio, un appartamento, un garage. Non era mai accaduto nei 120 anni di storia (1898-2018). Situazioni di crisi economica ce ne sono state tante, ma sempre superate, in un modo o nell’altro. C’è stato anche, più volte, il rischio di non iscriversi al campionato per mancanza di risorse economiche (il caso più recente nel campionato di Serie C 1995-1996, dopo la scomparsa di Costantino Rozzi, prima dell’avvento di Roberto Benigni). Poi, nel dicembre 2013, l’Ascoli, con il fallimento, ha toccato il punto più basso, quello più mortificante. D’accordo. Ma la messa in vendita non era stata mai neppure ipotizzata.
Francesco Bellini il giorno della presentazione di Serse Cosmi (Foto Perozzi)
E’ successo, invece, proprio con il patron economicamente più forte di tutti i suoi predecessori, Francesco Bellini, che il popolo bianconero, quattro anni fa, ha accolto come un re, salvo poi arrivare ad una aperta contestazione, dopo tre anni di campionati senza soddisfazioni, di sofferenze, di salvezze rimediate in extremis. Occorre, a questo punto, augurarsi per il bene dell’Ascoli che l’imprenditore farmaceutico possa stringere i tempi affinchè non si perda tempo e la nuova proprietà possa cominciare ad operare per la prossima stagione.
Salvo sorprese, sempre possibili in questi casi, sono due i gruppi interessati a rilevare l’Ascoli: la “Bricofer” di Roma e gli imprenditori esteri rappresentati dall’emissario italo-svizzero Alex Oliva che ha seguito diverse partite dell’Ascoli. La “Bricofer” è stata per diversi anni sponsor e socio di minoranza (con il 2%) del Latina fino a tre anni quando militava in serie B, prima del fallimento. La “Bricofer”, con sede a Roma e un centinaio di punti di vendita in tutte le regioni d’Italia, è azienda leader nl settore dei “fai da te” con un capitale sociale di oltre 34 milioni di euro e un fatturato annuale di quasi mezzo miliardo. Il Cda è presieduto dall’imprenditore romano Massimo Pulcinelli (54 anni) che ha presentato un’offerta piuttosto consistente per l’acquisto dell’Ascoli Picchio. Per la cessione Bellini sta stringendo con Bricofer. Oggi si è incontrato a Roma con Bandinelli e i due hanno fissato un nuovo incontro per domenica prossima 10 giugno.
Il gruppo italo-svizzero aveva incaricato Alex Oliva di sondare il campo e lui ha preso i primi contatti con Mauro Traini, il diesse ascolano, che conosceva. Nel gruppo Oliva ci sarebbero imprenditori di spessore economico fra i quali uno che fino a qualche fa è stato azionista del Fulham F.C, la squadra di Londra tornata quest’anno in Premier League battendo nello spareggio finale l’Aston Villa.
Il Gruppo Bricofer vorrebbe avere un socio ascolano che possa essere sempre presente sulla piazza e guidare la società, magari con il ruolo di vice presidente vicario. E pare che sia indirizzato su Giuliano Tosti, titolare della Ciam (azienda leader in campo nazionale nei prodotti per gli animali), ex socio di Bellini nell’Ascoli. Giuliano nega ma è nota a tutti la passione che nutre per l’Ascoli: la sua presenza in società, con un ruolo direttivo importante, sarebbe gradita ai tifosi. E soprattutto una garanzia. Inoltre Tosti ha anche rapporti di lavoro con la Bricofer.
Ma c’è anche un’altra ipotesi da considerare che non è campata per aria. Bellini potrebbe vendere le azioni dell’Ascoli Picchio al 1898 a questo o quel gruppo, mantenendo per sé una quota di minoranza. In questo resterebbe nella proprietà ma non avrebbe più i numerosi problemi (di varia natura) per la gestione del club. Problemi che ora cadono tutti addosso alle sue spalle e forse lo hanno stancato. Nonchè deluso. E per questo – come ha più volte ribadito – Bellini vuole cedere l’Ascoli considerando conclusa la sua “missione” di risanamento economico dopo il disastroso fallimento. Peccato, perché con le sue possibilità, senza tante scelte sbagliate, avrebbe potuto fare tanto, ma tanto di più. E restare re di Ascoli.
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