Caccia al cinghiale, la Regione
dà ai contadini la libertà di sparare
La Casini: «Ma non sarà il Far West»

ASCOLI - Per l'amministrazione regionale si tratta di "una scelta necessaria per non compromettere la stagione venatoria, ma anche per scongiurare rischi di diversa natura, come la sicurezza, l’ordine pubblico e soprattutto i danni alla agricoltura collegati agli ungulati»
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di Maria Nerina Galiè

Abbiamo capito bene? La Regione Marche autorizza gli agricoltori ad imbracciare un fucile e sparare ai cinghiali che minacciano le loro colture? Domani, sabato 10 novembre, riapre la caccia nelle aree di Rete Natura 2000, zone di protezione speciale (Zps) e dei siti di importanza comunitaria (Sic). Lo stabilisce una delibera regionale approvata giovedì 8 novembre che integra la legge 44 del 2018. «Una scelta necessaria – precisa l’ente di Ancona – per non compromettere  la stagione venatoria, ma anche per scongiurare rischi di diversa natura, come la sicurezza, l’ordine pubblico e soprattutto i danni alla agricoltura collegati agli ungulati».
Ma questa non è l’unica misura atta ad arginare i disagi provocati da una presenza sempre più massiccia del cinghiale nelle aree montane. Ecco cosa si legge a tal proposito nel comunicato stampa inviato dalla Regione Marche: «Con una seconda delibera finalizzata a rafforzare la tutela delle colture, la giunta regionale ha integrato il piano di controllo dei cinghiali, perfezionando una serie di azioni in via sperimentale e dando la possibilità agli agricoltori in possesso di licenza di abbattere direttamente gli animali, a seguito degli adempimenti previsti. Chi non è in possesso della licenza può farlo tramite selettori autorizzati». Detta così la notizia fa drizzare i capelli e lascia presagire scenari tipo Far west o “Blade Runner” dove per difendere il campo di patate il contadino-cacciatore, direttamente o tramite “il cacciatore di replicanti” incaricato, può prendere la doppietta e sparare a vista al bestione, senza tener conto che il suo gesto può provocare danno più seri. I terreni coltivati spesso si trovano vicino a strade o centri abitati e, a differenza dei luoghi preposti alla caccia, non sono debitamente segnalati né soggetti a calendari venatori. Poiché nelle aree interne non abitano solo cacciatori ed agricoltori, è d’obbligo chiedere lumi sull’argomento. Li ha forniti la vice presidente della Regione Marche, nonché assessore all’agricoltura Anna Casini, interpellata sull’argomento.

Anna Casini (Foto Vagnoni)

«Assolutamente non sarà il Far west! Ci saranno apposite regole – tiene a precisare – alle quali bisognerà attenersi strettamente e che saranno contenute nella delibera che sarà resa pubblica lunedì prossimo». Nel frattempo anticipa: «L’agricoltore che sarà autorizzato ad abbattere il cinghiale sul proprio fondo dovrà avere dei requisiti ben precisi oltre alla licenza di caccia. Innanzitutto dovrà fare un corso sui piani di controllo. In secondo luogo, prima di prendere qualsiasi iniziativa personale, dovrà dare comunicazione alla polizia provinciale dell’avvistamento dell’animale e dei danni conseguiti. Se avviene l’abbattimento, deve comunicarlo altrettanto tempestivamente. E l’artefice del gesto dovrà assumersi tutte le responsabilità che comporta».
I provvedimenti regionali sulla caccia e sull’esercizio del controllo selettivo del cinghiale nelle Marche sono anche altri e fortemente sollecitati dalle associazioni di categoria. «Inoltre gli agricoltori – riferisce ancora il documento regionale – sia in possesso di licenza di caccia sia non, potranno intraprendere il percorso finalizzato alla installazione di sistemi di cattura degli ungulati nei loro terreni, previa autorizzazione degli organismi competenti». Chiusini o altre “trappole” potranno quindi essere utilizzati dopo aver ottenuto il permesso della Regione. Una volta catturato l’animale poi, i proprietari o conduttori del fondo dovranno dare tempestiva comunicazione alla polizia provinciale che provvederà all’abbattimento o darà l’assenso al richiedente di farlo direttamente, ma solo nel caso che questo sia in possesso dei requisiti.

Ungulati uccisi durante una battuta di caccia a Monterocco

Un’ altra importante innovazione riguarda l’approvazione da parte della giunta regionale di uno “statuto tipo” per gli Atc che, sentito il parere della commissione consiliare, permetterà di uniformare il sistema collegato al mondo venatorio. Una modifica auspicata anche questa da tutte le associazioni di categoria. Per la prima volta, infine, la Regione ha nominato la Commissione tecnica regionale della caccia, che dovrà monitorare il rispetto del piano di controllo della caccia finalizzato, in particolare, alla verifica del raggiungimento degli obiettivi da parte della squadre per la caccia al cinghiale, come previsto dal vigente regolamento regionale. Del suddetto organismo fanno parte, oltre al dirigente del servizio regionale Caccia e Pesca, anche rappresentanze delle Atc e delle associazioni agricole.


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