di Luca Capponi
Il documento più antico che parla di lui, con tutta probabilità, è una pergamena datata 6 agosto 1297 custodita nell’archivio comunale di Amandola. Nel foglio firmato dal notaio Tommaso Pucciarelli si narra di alcuni malefici che il giovane Cecco avrebbe compiuto nei confronti di un tale chiamato Brocardino. E’ del 1376, invece, l’edizione più antica del suo poema “L’Acerba”, conservata nella biblioteca “Gabrielli” di Ascoli. Date che tornano e si inseguono, nel 750esmo anno dalla nascita di Francesco Stabili.
Un’altra di quelle da segnare sul calendario è quella di sabato 12 ottobre 2019, ore 16,30. Cecco (ri)torna a Firenze, città dove mori sul rogo nel 1327 e dove a distanza di secoli in molti stanno imparando a conoscerlo. Il merito è della mostra di successo che Emiliano Albani ha tenuto presso la Casa di Dante lo scorso giugno, “Pervasioni”, di cui una sezione era dedicata proprio a Cecco. Il resto è lo stesso artista ascolano a spiegarlo. «E’ andata bene, confermo, ma c’è da dire che in una cornice del genere, un vero luogo di pellegrinaggio, tutto è stato più facile -racconta-. Ciò nonostante ho ricevuto molti complimenti ed è nato un bel rapporto col presidente del Circolo Artisti “Casa di Dante”, il quale come molti ha ammesso di non conoscere la figura di Cecco, tra l’altro contemporanea di quella di Alighieri. Da qui l’idea di dedicagli un evento, e sono nati anche i presupposti per un interessante gemellaggio tra associazioni».
Dunque, proscenio speciale, di nuovo, per lo Stabili. Stavolta insieme ad Albani e all’attore Vincenzo Di Bonaventura, ci sarà anche Piersandra Dragoni, profonda conoscitrice dello Stabili e motore delle iniziative molteplici che lo stanno riguardando ormai da qualche mese tra conferenze, incontri, letture, spettacoli e mostre; terrà un lectio magistralis intitolata “Cecco d’Ascoli: il cercatore del vero tra storia e leggenda”. Obiettivo, diffondere la storia del sommo poeta/astrologo/astronomo/medico presso gli amici fiorentini.
«Illustrerò del logo scelto per il 750esimo, che li ha molto colpiti, dai significati simbolici ed esoterici -spiega la Dragoni-. Poi farò parlare i manoscritti dell’epoca, contemporanei, letterati e storici che hanno scritto di lui, da Goethe che nel “Faust” cita il “negromante di Norcia” fino a Oriana Fallaci e a Piergiorgio Odifreddi. E poi il “Libro del comando”, il ponte di Cecco, i suoi nemici giurati e l’inquisitore Accursio Bonfantini, il processo e la sentenza che lo riguardarono, col taglio delle vene della testa e il rogo».
Di materia in quanto preparato dai tre “ambasciatori” del simbolo di Ascoli ce n’è, e tutta interessante. Albani e Di Bonaventura, infatti, si cimenteranno in un monologo, con il primo che effettuerà un parallelismo tra il tempo vissuto da Cecco, prodromico di un vero e proprio rinascimento, e l’era contemporanea. Immaginando poi sul finale un escamotage “miracoloso” che fa scampare il poeta alla condanna a morte. La speranza è che, presto, si possa ascoltare e ammirare l’evento fiorentino anche tra le cento torri.
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