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Turismo, Castelli: «I dati sulle presenze
sono fuorvianti, ecco perché»
Ma spuntano i “numeri”
di Lecce, Lucca e Pistoia

ASCOLI - L’ex sindaco interviene per commentare i dati pubblicati da "Cronache Picene" intorno ai quali si è aperto un dibattito politico. E spiega perché i dati della Regione, seppur incontrovertibili, debbano essere letti in un altro modo. Altri "numeri" di città italiane simili ad Ascoli con presenze turistiche di gran lunga superiori
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Guido Castelli

«Dati turistici: occhio alle bufale. Istruzioni per l’uso dei dati regionali. Dopo la pubblicazione da parte della Regione Marche dei dati sulle presenze turistiche nei comuni delle Marche abbiamo assistito all’esplosione di commenti e interpretazioni (spesso strampalate) da parte di molti opinionisti. Nella nostra città, in particolare, Il tema su cui tutti si sono cimentati è stato, inevitabilmente, quello relativo al cosiddetto “ultimo posto” di Ascoli rispetto ai capoluoghi di provincia della regione». E’ il commento dell’ex sindaco e attuale responsabile nazionale Enti Locali di Fratelli d’Italia Guido Castelli, sui dati pubblicati, il 9 gennaio scorso, da Cronache Picene, che pongono Ascoli all’ultimo posto tra le città capoluogo di provincia delle Marche: Ascoli ultima con 78.574 presenze, Macerata penultima con 221.122 presenze, Ancona con 349.187 presenze, e ancora Fermo, seconda a sorpresa con 420.468 presenze e Pesaro prima con 776.171 presenze. Un intervento che, insieme al botta e risposta opposizione-maggioranza di questi giorni, apre un dibattito su quello che dovrebbe essere il futuro turistico della città delle cento torri.

Una veduta di Ascoli

Commenta Castelli: «Alcuni interpreti si sarebbero risparmiati analisi superficiali- puntualizza l’ex sindaco – quanto ingenerose verso la nostra città se solo avessero mutuato da Trilussa una sana diffidenza verso la statistica. Secondo il poeta trasteverino, si ricorderà, la statistica è quella disciplina che, di fronte ad una persona che mangia due polli al giorno e uno che muore di fame, sotto il profilo del fabbisogno alimentare mette entrambi sullo stesso piano. Fatta questa doverosa premessa -continua Castelli -, provo a spiegare perché i dati regionali sono fuorvianti per coloro che vogliono svolgere una valutazione comparata delle tendenze turistiche dei comuni marchigiani. Innanzitutto non è possibile fare un raffronto serio tra comuni dell’entroterra e i comuni con litorale. Tutti i comuni rivieraschi, compresi i capoluoghi di provincia Pesaro, Ancona e la stessa Fermo (con il suo lido) registrano arrivi e presenze oggettivamente amplificati dai vacanzieri del mare. Ascoli – salvo annettere Porto d’Ascoli – non potrà neppure immaginare di avvicinarsi a quelle performances».

La sede dell’Università all’Annunziata

A questo punto Castelli sottolinea il dato di Macerata, Camerino, Ancona e Urbino legandolo alla presenza dell’Università. Dimenticando, forse, che anche Ascoli ha un’Università. E non è certo colpa di Macerata, Camerino o Urbino se il capoluogo Piceno, a differenza di queste tre città, vanta appena 1.400 studenti circa iscritti nel capoluogo. «E Macerata? – riprende il suo intervento Castelli – qualcuno potrebbe dire: Perché surclassa Ascoli con le sue 221.000 presenze nonostante non abbia il mare? Enigma molto semplice da svelare. Il dato di Macerata, come del resto quello di Camerino, Ancona e Urbino, é falsato dalle presenze di universitari, categoria che la Regione impropriamente assimila dal punto di vista statistico ai turisti. La prova di ciò è facilmente rintracciabile proprio nelle classificazioni regionali in relazione ai cosiddetti “alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale”. Sono gli “affittacamere” tanto noti agli studenti universitari. Nel 2018, i posti letto corrispondenti a queste presenze (che con il turismo non ci azzeccano niente) sono: 1.599 ad Urbino, 844 a Camerino, 603 a Macerata e appena 54 ad Ascoli. Il gap negativo, in termini anche di decine di migliaia di unità di studenti-turisti, a carico di Ascoli rispetto a Macerata nasce da qui. Non da altro».

Piazza del Popolo

Quindi l’ex sindaco conclude: «L’elenco dei fattori di distorsione delle statistiche regionali in tema di turismo è molto lungo. Potrei ricordare che negli anni sono stati conteggiati come turisti anche i richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza, oppure che comuni, come Colli del Tronto, pur privi di apprezzabili flussi turistici, hanno performances straordinarie solo perché insistono nel loro territorio strutture ricettive di grande rilievo (Il Casale e Villa Picena). Insomma, a chi è davvero interessato ad una disamina seria sulle tendenze turistiche nella nostra Città consiglio di non affidarsi acriticamente ai dati del portale regionale. Gli strumenti ci sono ma richiedono studio e capacità analitiche. Molti dati sono in possesso del comune e documentano una realtà molto diversa da quella che emerge dal portale. Negli ultimi dieci anni il turismo in città è cresciuto e anche parecchio. Lo dicono in numeri. Basti pensare al numero dei bed & breakfast. Erano 19 nel 2009, sono 102 agli inizi del 2020.  Lo stesso dicasi per i posti letto che sfiorano le 1.500 unità. Insomma molto è stato fatto e moltissimo resta da fare – chiosa Castelli – mettiamoci a lavoro partendo dalla realtà. Quella vera però».

Palazzo Arengo, sede del Comune

Sinceramente non comprendiamo a quale realtà “vera” si riferisca l’ex sindaco. Anche perché i numeri sono numeri. Aride cifre che illustrano, molto spesso, una situazione “dolorosa”. Se, ribadiamo, Macerata, Camerino, Urbino hanno università con migliaia di studenti iscritti è solo merito loro. Se Ascoli, invece, ha appena circa 1400 studenti iscritti, la responsabilità politica di questa debacle qualcuno ce l’avrà. Fuga per colpa del terremoto? Potrebbe essere, ma facciamo notare che anche Macerata e, soprattutto, Camerino, sono state colpite dal sisma del 2016.

E poi le città dell’entroterra, altro tema toccato dall’ex sindaco Castelli. Ebbene, di città italiane dell’interno, come lo è Ascoli, che, però, ”scoppiano” di presenze turistiche, ce ne sono. Eccome. Eccone alcune di cui evidenziamo i dati. E non parliamo di città di forte richiamo turistico. Ma di capoluoghi, come Ascoli, ricchi di bellezze artistiche, culturali, architettoniche, che, probabilmente, al contrario del capoluogo piceno sono riusciti a promozionare meglio o a far “fruttare” di più in termini turistici le loro ricchezze. Lucca, ad esempio, nel 2018, ha fatto registrare 521.185 presenze italiane e straniere, a fronte di 249.441 arrivi. Pistoia 159.889 presenze rispetto a 68.468 arrivi. E c’è Arezzo, poi, con 455.276 presenze. Per non parlare di Pisa che registra qualcosa come 1 milione e 941 mila presenze italiane e straniere. E Siena che si attesta a 1 milione 66 mila presenze (fonte “Regione Toscana”). Ma non solo. Anche Lecce, sempre nel 2018, vanta un bel “gruzzolo” di presenze turistiche: 697.288 a fronte di 265.301 arrivi (fonte “Promozione Puglia”). E poi c’è Matera che sarà stata pure Capitale europea della cultura nel 2019, ma che già nel 2018 faceva registrare 547.532 presenze e 344.813 arrivi (fonte “Agenzia di promozione territoriale”). Come si può vedere, non proprio capitali del turismo italiano, ma città come Ascoli che, forse, più del capoluogo piceno, hanno saputo investire, nell’economia delle vacanze, più idee e maggiori risorse economiche.

ad.ce

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