La fila, prima del Coronavirus, agli sportelli dell’Area Vasta 5. Nel riquadro, Cesare Milani
di Maria Nerina Galiè
«La fase 2 si sta rivelando più dura di quella cruciale dell’emergenza. C’è tantissimo lavoro per gli operatori sanitari che devono applicare i protocolli di sicurezza anti Covid e controllare che vengano seguiti. I tempi, sopratutto per le prestazioni ambulatoriali, sono molto più lunghi.
Niente è come prima.
Gli utenti devono capirlo».
Così esordisce Cesare Milani, direttore di Area Vasta 5, alle prese con il ripristino degli ospedali del Piceno.
Preoccupazione, ma anche soddisfazione nei pensieri di Milani. Il Piceno è stato l’ultimo delle Marche a registrare contagi e sarà il primo a liberarsene, con solo 4 positivi di cui 2 in attesa del secondo tampone di conferma.
Libero da pazienti Covid, il “Madonna del Soccorso” sarà pienamente operativo dal 15 giugno.
Il “Mazzoni” di Ascoli sta tornando alla normalità. Deve soltanto sopperire, ancora per un po’, alla mancanza dei reparti gemelli di San Benedetto di Ostetricia e Ginecologia con il Punto Nascita e Ortopedia, particolarmente carico di lavoro dopo le riaperture che inevitabilmente hanno aumentato il numero degli incidenti e quindi dei traumi.
L’ingresso del Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli
Entrambi operativi i Pronto Soccorso di Ascoli e San Benedetto, con un percorso separato per i sospetti Covid.
E qui un primo problema che l’Area Vasta 5 sta cercando di risolvere.
Se nei tre mesi di allerta virus si accedeva il servizio solo in caso di strettissima necessità, per paura del contagio, ora i numeri sono di nuovo in salita.
Ma i protocolli impongono che ogni paziente sia sottoposto a tampone e attenda l’esito in un’ala separata, appositamente predisposta anche per essere assistito.
Sulla costa, con la stagione estiva ormai alle porte e numeri da record di cui è stata fatta esperienza negli anni precedenti, c’è un serio rischio di intasamento, proprio per l’attesa dei risultati dell’esame.
«Stiamo pensando di utilizzare i test sierologici rapidi per snellire i tempi. Ma siamo ancora titubanti per il livello di attendibilità», ammette Milani.
«Del resto, in una situazione come quella che stiamo vivendo, non c’è uno standard a cui fare riferimento. Giorno per giorno dobbiamo adattarci alle nuove esigenze».
Dal primo giugno sono ripartite anche le prestazioni ambulatoriali.
Ma non senza disagi. Il primo giorno si sono presentate oltre 200 persone nella piastra ambulatoriale del “Mazzoni”, per riprenotare e visite – le differite e programmare erano state sospese, poi annullate – o soltanto per chiedere informazioni. E’ stato necessario disciplinare gli accessi con l’ausilio di Guardie giurate.
Ancora Milani: «Prima di accedere agli sportelli si controlla la temperatura corporea. Si creano code. E’inevitabile. Ma è così anche negli uffici postali e nei supermercati.
Si segue il presupposto che tutti gli utenti sono potenzialmente contagiosi».
L’invito, da parte di Cesare Milani, è quello di recarsi il meno possibile agli sportelli e utilizzare il numero verde o l’app Mycupmarche per le prenotazioni. Telefonata obbligatoria anche per i prelievi. La prossima settimana sarà diffuso il numero da chiamare.
La visite specialistiche e gli esami diagnostici però non si possono fare al telefono.
«Questo aspetto mi preoccupa di più. Le visite che tre mesi fa erano differibili, ora è possibile che siano diventate urgenti. Sarà un problema smaltire le liste di attesa».
Prestazioni ridotte per l’allungamento dei tempi – tra un paziente e l’altro si dovranno sanificare gli ambienti e apparecchiature – e il minor numero di persone da far sostare nelle sale d’aspetto (leggi qui il decalogo dell’Area Vasta 5).
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