Piceni nel Mondo: Lanfranco Paliotti, dai ristoranti stellati al Food Kart

LANFRANCO PALIOTTI ci racconta la sua esperienza, dai più importanti ristoranti stellati di Londra e New York alla sua nuova dimensione in Oregon, perfetta incarnazione del piceno nel mondo
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di Francesca Aquilone

Lanfranco Paliotti, 37 anni, nato e cresciuto a Villa Pigna di Folignano, incarna perfettamente lo spirito del piceno del mondo. Un talento per la cucina alla continua ricerca di stimoli, che ha trovato ora la sua dimensione nei paesaggi mozzafiato dell’Oregon, dopo aver lavorato per ristoranti stellati al vertice della dimensione culinaria mondiale.

 

Dove e come è cominciata la tua storia?

«Sono nato a Villa Pigna e all’età di 16 anni circa mi sono trasferito a Corso Vittorio Emanuele e la mia vita è cambiata visto che ho lasciato le mie amicizie a cui ero abituato quotidianamente. Studiavo alle industriali ma ho cambiato per una scuola privata a Roma.

Sono andato poi a Bologna e per pagarmi gli studi lavoravo in un servizio catering. Avevo scelto economia all’università ma non era la facoltà giusta per me».

A quel punto hai deciso di partire?

«Si, sono andato a Londra per imparare l’inglese e mi sono buttato nella ristorazione, anche perché mia nonna da sempre aveva avuto un locale. Ho fatto il lavapiatti per 3 mesi in una grande compagnia italiana.

Sono partito per la lingua ma alla fine non sono tornato: avevamo ospitato a Villa Pigna una ragazza australiana e ho deciso di trasferirmi da lei per lavorare nel suo ristorante di famiglia».

Hai deciso di fermarti lì per un po’?

«Assolutamente no! Sono tornato a Londra e poi in Spagna, a Marbella, insieme al mio capo chef. La città non mi piaceva, dunque sono fuggito sei mesi a Barcellona, dove ho lavorato per un ristorante messicano.

Sono andato avanti tra Londra Australia e Spagna finché mia nipote si è ammalata e questo mi ha completamente stravolto, riportandomi in Italia».

Data la tua esperienza non deve essere stato difficile trovare lavoro qui…

«In realtà ho frequentato un’accademia del gusto a Roma e poi sono tornato a Londra per cimentarmi nella cucina francese. Ho conosciuto uno chef francese e abbiamo fatto un patto: ho iniziato la gavetta come l’ultimo dei cuochi, visto che tutti erano stellati e io non avevo esperienza ma avevo stoffa, quindi dopo un anno avrei potuto chiedere di lavorare ovunque avessi voluto…e ho scelto New York».

Adesso sei in Oregon: come sei arrivato dall’altra parte della costa?

«Quello chef mi mandò da Daniel, 3 stelle Michelin, nel 2011 il sesto miglior ristorante al mondo, primo della grande mela. Sempre a New York ho iniziato a fare consulenze a ragazzi italiani che volevano aprire le loro attività, ma non mi sono fermato».

Sono tornato a Londra, lavorando per Gordon Ramsey e per Oblix, il ristorante in cima alla torre di Renzo Piano».

Sembra quasi che ci sia un po’ di allergia verso l’Italia!

«E a Londra non mi sono fermato! Ho conosciuto la mia ex di San Francisco e ho lavorato lì da Acquerello, ristorante con due stelle Michelin.

Sono poi tornato a New York dove ho aperto Evelina, insieme ai ragazzi italiani ai quali avevo fatto consulenza: è stato un grande successo e ho anche conosciuto la mia attuale ragazza.

Evelina è stata un’esperienza magnifica ma dopo due anni ho aperto il mio food kart in Oregon, “L’Unico Alimentari”».

Da ristorante stellato a food kart?

«Io credo molto nelle materie prime, nel non modificare la purezza di alcuni elementi. Non credo in quei business per i quali ho lavorato che tra 5 anni non esisteranno più.

Essendo nato e cresciuto in Ascoli credo nel cibo rustico e nelle cose genuine».

Un tuo cavallo di battaglia nel kart?

«(ride) Sicuramente il panino con le polpette, gli arancini di funghi, oltre alla pasta fresca del giorno sempre diversa…vanno benissimo i bucatini cacio e pepe con il loro granchio di Portland che è fantastico».

Cosa ti manca di più dell’ascolanità?

«Mi manca tutto, stare al mare a San Benedetto, la signora che vendeva le nocelle, Sant’Emidio, mia nonna, la mia famiglia, la quintana, le olive. Non tornerei se non per brevi periodi però, perché ora la mia vita è qui».

Ti sei americanizzato?

«Quando giro per strada se qualcuno vuole parlare con me lo evito e questo è un atteggiamento tipico di New York. La mia vita ora è qui e c’è l’idea, insieme alla mia compagna, di continuare con il food kart e poi aprire un BB in mezzo alle montagne: l’Oregon ha dei paesaggi mozzafiato e vorrei portare qui la nostra italiana idea di agriturismo».


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