«I quesiti che le società di calcio si stanno ponendo alla vigilia del 10 gennaio sono tanti, ci auspichiamo che le risposte saranno tempestive e, in particolare, risolutive. Noi con queste poche righe speriamo di aver acceso i riflettori sul problema e di aprire un dibattito costruttivo anche tra le stesse società al fine di far fronte comune a una minaccia che ci tocca tutti indistintamente».
Con queste parole il presidente del Porto Potenza, Fabio Sacconi, conclude una sua lettera inviata alla nostra redazione nella quale fotografa l’attuale situazione delle società dilettantistiche alle prese con l’aumento giornaliero dei casi di covid, chiedendo lumi alla Federazione su come affrontare questa “nuova” fase in vista della ripresa dell’attività agonistica dopo lo stop dei campionati deciso sino al weekend del 21-23 gennaio.
La pubblichiamo integralmente.
«Il rapido peggioramento della pandemia e l’aumento incontrollato di nuovi casi hanno reso necessari, com’è noto, nuovi provvedimenti da parte del Governo. Questi provvedimenti che hanno come intento la tutela della salute pubblica e il rallentamento della corsa del virus hanno però pesanti effetti collaterali sull’attività sportiva, a tutti i livelli. Stanno emergendo infatti problematiche rilevanti che hanno bisogno di interventi mirati e soprattutto tempestivi da parte delle federazioni competenti. L’Asd Porto Potenza Calcio non ha dubbi sul fatto che la Figc si sia prontamente attivata per sostenere le società in questo momento di grande difficoltà, tuttavia vuole mettere al centro del dibattito alcune questioni che hanno carattere vitale per il regolare svolgimento della stagione in corso.
La prima criticità è quella che riguarda lo strumento del green pass rafforzato negli impianti di gioco: dal 10 gennaio tutti i tesserati che abbiano compiuto 12 anni dovranno esserne in possesso per poter accedere al campo. Appare subito evidente come questa norma non crea grosse difficoltà ai campionati senior, dove chi non ha voluto vaccinarsi ha fatto una scelta consapevole e va ad assumersene le conseguenze restando escluso dalla pratica sportiva. Minaccia fortemente invece i settori giovanili: molti ragazzi non hanno infatti ricevuto il vaccino, alcuni hanno appena compiuto l’età per farlo e sono in attesa, altri per scelta dei genitori, altri ancora hanno il ciclo vaccinale incompleto. Risulta complicato garantire il corretto svolgimento dell’attività quando i gruppi vengono spaccati tra vaccinati e non, ma risulta altresì complessa anche la sola attività di controllo che impone procedure rigorose e personale apposito. Ci troviamo in una situazione surreale in cui alcuni gruppi perderanno inevitabilmente dei componenti, altri saranno dimezzati, altri ancora resteranno con un numero talmente esiguo di ragazzi dall’essere costretti a ritirare la squadra dal relativo campionato. Com’è evidente si crea un disagio sociale che va a dividere gruppi di amici e compagni e un parallelo problema di natura sportiva ed economica che mette in crisi l’attività delle scuole calcio e la regolare prosecuzione dei campionati.
Un secondo punto critico è quello riguardante le discrepanze tra protocollo e decreto legge in vigore. Il protocollo Figc attualmente in uso è stato modificato il 03/12/2021 e sembra non essere particolarmente idoneo a fronteggiare le problematiche che la nuova variante sta mettendo in evidenza. In particolare facciamo riferimento alla procedura di rientro degli atleti dopo aver contratto il virus: attendere 30 giorni, con il numero di casi esagerato che stiamo certificando, per il rientro in campo una volta negativizzati, sembra davvero eccessivo, in particolare per quegli atleti che non hanno manifestato sintomi. Un focolaio all’interno di uno spogliatoio, eventualità purtroppo tutt’altro che improbabile, rischia di compromettere definitivamente il campionato di una società che rispetta pedissequamente suddetto protocollo e le raccomandazioni del ministero della salute cui lo stesso rimanda. Ci si troverà in una situazione paradossale in cui chi decide di attenersi rigorosamente alle norme si troverà enormemente penalizzato a dispetto di chi, in accordo con i propri tesserati, tirerà dritto e farà giocare tutti non appena negativizzati come avviene nei campionati professionistici.
Pertanto le domande che ci poniamo a questo punto sono le seguenti: è sufficiente lo slittamento dei campionati di 2/4 settimane? Siamo sicuri che finito questo periodo il problema sarà improvvisamente risolto? Come si ha intenzione di mettere mano al protocollo per fronteggiare questa situazione inedita? Come devono regolarsi le società di fronte alle richieste di rimborso dei genitori sulle quote della scuola calcio per chi non vuole vaccinarsi? I campionati giovanili riusciranno a essere portati a termine regolarmente? Come devono essere regolamentati i controlli a fronte delle nuove norme? È giusto che la procedura, e soprattutto i tempi, da rispettare per il rientro in campo di chi ha contratto il virus debbano essere gli stessi indipendentemente dal fatto che un atleta sia stato asintomatico o abbia avuto la malattia in forma severa? Il sistema di spostamento delle gare utilizzato fino a oggi è idoneo a sostenere la situazione attuale nei campionati? I quesiti che le società di calcio si stanno ponendo alla vigilia del 10 gennaio sono tanti, ci auspichiamo che le risposte saranno tempestive e, in particolare, risolutive. Noi con queste poche righe speriamo di aver acceso i riflettori sul problema e di aprire un dibattito costruttivo anche tra le stesse società al fine di far fronte comune a una minaccia che ci tocca tutti indistintamente».
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