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Augusto Curti e la corsa alla Camera: «Recuperare il divario infrastrutturale, leggi efficaci per il post sisma»

POLITICHE - L'ex sindaco di Force, 44 anni, corre per il Partito Democratico, secondo in lista nel collegio plurinominale delle Marche. Un anno e mezzo fa l'ottimo risultato alle Regionali non gli consentì però l'ingresso in Consiglio. Oggi, invece, le probabilità di essere eletto sono alte: «Va ripreso con forza il tema delle aree interne. Emergenza energia, occorre fornire risposte immediate che diano aiuto concreto»
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È nato ad Ascoli in una data altisonante, il 4 marzo, dell’anno 1978. Tutti lo conoscono, da sempre, come lo storico sindaco di Force: quando fu eletto per la prima volta aveva solo 28 anni. Da lì, fiducia per ben tre mandati, fino all’ottobre del 2021, quando ha lasciato il posto ad Amedeo Lupi.

Augusto Curti

 

Lui è Augusto Curti, e alle prossime elezioni politiche del 25 settembre sarà il candidato del Pd alla Camera dei Deputati, secondo in lista nel collegio plurinominale delle Marche e, per questo, con ottime possibilità di essere eletto.

 

Laureato in Economia e Amministrazione delle Imprese all’Università Politecnica delle Marche, prima di scendere in politica ha lavorato nel settore finanziario e amministrativo. Nel 2019 è stato eletto coordinatore per i piccoli Comuni in Anci Marche.

 

Per Curti, padre di una bimba di 4 anni Ginevra, si tratta di un momento speciale su più fronti: a breve la compagna Ramona, infatti, partorirà un maschietto.

 

Curti, con quali sensazioni ha reagito alla candidatura? Come sta affrontando questa campagna elettorale?

 

«La notizia, inattesa, ha prodotto un mix iniziale di sensazioni come orgoglio ed emozione; ma, passato il primo attimo, ho avvertito un forte senso di responsabilità nei confronti del Partito Democratico che mi ha candidato, che è diventato fortissimo verso i territori marchigiano e Piceno che meritano di essere rappresentati al meglio possibile. In questo senso, la campagna elettorale la affronto come quelle passate: mettendoci la faccia, spendendomi in prima persona per il bene del territorio, come credo di aver dimostrato nella mia esperienza di amministratore».

 

Lei riparte dal buon risultato delle regionali che però non le ha consentito l’ingresso in Consiglio: cosa deve fare il Pd per sconfiggere il centrodestra dato per favorito?

 

«La ricetta è semplice: mettere al centro dell’azione politica i territori e le idee delle persone che li vivono, perché c’è tutto un potenziale di innovazione e creatività che non ha ancora trovato i canali attraverso i quali esprimersi. Essere portavoce di questa spinta di cambiamento; interpretare una voglia di futuro in cui, come dice spesso il segretario Enrico Letta, “nessun futuro è già scritto”; vincere le paure di tanti nostri concittadini convincendoli che la nostra proposta di giustizia sociale, di solidarietà e di progresso è la ricetta che serve al Paese: queste sono le nostre sfide. Lo slogan della campagna elettorale del Pd è #vinconoleidee: io aggiungo che così #vinconoiterritori».

Durante un incontro elettorale

 

A quali idee nuove sta lavorando per il Piceno? 

 

«Ci sono alcuni assi strategici per il rilancio del Piceno e delle Marche che vale la pena evidenziare. Anzitutto va recuperato il divario infrastrutturale (materiale e immateriale), perché senza collegamenti con l’Italia e con l’Europa qualsiasi ipotesi di sviluppo è perdente in partenza: ma, attenzione, non pensiamo solo alle vie di comunicazione principali ma anche e soprattutto alle infrastrutture secondarie che rendono possibile vivere, studiare, lavorare e portare beni e servizi in tutti gli angoli del territorio. E, a proposito di servizi, la tematica sanitaria assume un ruolo rilevantissimo per pensare al nostro futuro: non si tratta, infatti, solo di riorganizzare i servizi ma anche di ripensarli sulla base delle trasformazioni sociali e del cambiamento delle abitudini a cui non da ultimo il Covid ci ha indirizzati: ad esempio, giocheranno sempre più un ruolo essenziale nei prossimi anni i medici di base; a loro bisognerà rivolgere un Piano straordinario che li metta in condizione di assistere al meglio chi ha bisogno di cura, con le migliore tecnologie, con lo snellimento burocratico e con l’assunzione di nuovi medici».

 

Quali sono i punti cardine del suo programma? 

 

«In generale va ripreso con forza il tema delle aree interne delle Marche e del Paese: queste hanno bisogno di interventi mirati, di piani di sviluppo e di una visione a tutto tondo, olistica, che garantisca loro di stare al passo con le altre aree nazionali senza rinunciare alle specificità che rendono ciascuna di esse unica e inimitabile. Infine, per stare anche sulla stringente attualità, non si può non pensare al tema nazionale dell’energia: bisogna anzitutto fornire risposte immediate che diano aiuto concreto dal lato del costo e sono convinto che le proposte del Partito Democratico vanno nella giusta direzione; dall’altro lato, bisogna affrontare l’emergenza ragionando in modo innovativo, per essere sicuri che anche in futuro il costo dell’energia non sia un ostacolo insormontabile per il vivere sereno dei cittadini e delle imprese».

 

Quale ruolo riveste la ricostruzione post sisma nel suo programma?

 

«Ho vissuto la crisi del sisma del 2016 come uomo, come cittadino e come sindaco; come Coordinatore Anci Piccoli Comuni delle Marche e membro della Cabina di regia della struttura commissariale per la ricostruzione ho ovviamente avuto modo di conoscere a fondo tutti i problemi che hanno vissuto e vivono i cittadini, le imprese, gli amministratori locali e i territori dell’area interessata. In virtù di questo ruolo, ho contributo alla definizione delle politiche di ricostruzione che hanno determinato l’accelerazione, lo snellimento burocratico e la semplificazione delle procedure tecniche. Per questo sono convinto si debba partire anzitutto dai provvedimenti presi dal commissario Legnini, che hanno impresso la definitiva accelerazione al processo di ricostruzione. Allo stesso tempo, credo che il Parlamento debba svolgere pienamente il ruolo fondamentale di supporto legislativo all’operato commissariale: spesso, infatti, a fronte di un impegno che va senza dubbio riconosciuto, le aule parlamentari hanno licenziato norme che non contenevano ciò che realmente serviva, perché mancava la conoscenza dei territori, delle loro specificità ed esigenze, e la contezza delle risposte che si aspettavano i cittadini e gli amministratori. A Roma serve portare un bagaglio di informazioni e di conoscenze adatte produrre leggi efficaci».

 

(spazio elettorale a pagamento)


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