di Luca Capponi
«Ovviamente anche noi stiamo subendo le conseguenze del caro bollette, soprattutto su energia e gas. Al 31 luglio scorso l’aumento dei costi relativi ai consumi si è assestato sui 2,5 milioni di euro in più rispetto al 2021. Una cifra che, trovandoci a poco più di metà anno, è purtroppo destinata a crescere».
Poche parole ma fin troppo efficaci, come nello stile Faraotti. A parlare è Daniele, responsabile del settore acquisti della Fainplast, il colosso internazionale nella produzione di compound termoplastici con sede ad Ascoli, lungo la zona industriale.
Inutile soffermarsi sui numeri altisonanti di questa realtà fondata dal papà Battista nel 1993, che ne fanno una delle prime cinque aziende al mondo nel settore della materie plastiche coi suoi 80 silos di stoccaggio, le 20 linee di produzione e soprattutto grazie a una capacità produttiva di circa 90.000 milioni di tonnellate l’anno per circa 60 nazioni servite. E fatturati record che sfiorano i 200 milioni di euro.
I numeri sui riflettere, al momento, sono però purtroppo altri. E cioè quelli che stanno decretando i contorni di una crisi che, tra effetti del Covid e guerra in Ucraina, rischiano di mettere in ginocchio tanti imprenditori. Piccoli e grandi.
«Già nel periodo precedente la guerra l’aumento si era visto sul costo delle materie prime, con un 30% in più che poi è inevitabilmente cresciuto nel tempo -continua Daniele Faraotti-. Come Fainplast cerchiamo di assorbire l’impatto di questa impennata, ciò nonostante esso va inevitabilmente a influenzare il prezzo dei prodotti che immettiamo sul mercato. Noi ci siamo sempre difesi ma è evidente come ognuno abbia una sua situazione diversa da affrontare e gestire: la nostra “fortuna” è stata quella di contrattualizzare a prezzo fisso metà del costo del gas e metà di quello per l’energia, una mossa lungimirante che l’anno scorso ci ha parzialmente messo al riparo. Al netto di ciò, siamo comunque davanti ad aumenti da milioni di euro».
«Inutile negare quanto la situazione sia al tempo stesso preoccupante e sempre più difficile -conclude-. Ci sono timori su più fronti e gli scenari che si profilano sono concentrati sul rapporto tra Europa e resto del mondo; rischiamo di pagare dazio rispetto a zone che possono attuare prezzi più concorrenziali, penso ad esempio nord Africa, Medio Oriente o Stati Uniti. Il Governo credo possa fare poco se non mettere in campo sconti sul prezzo dell’energia, per il resto lo sforzo deve avvenire a livello europeo, la crisi sta gravando su tutti e la situazione resterà critica senza se qualcosa non cambia»
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