Morte indiano, disposta nuova perizia

ASCOLI - In primo grado il tribunale aveva assolto i due medici dell'ospedale Mazzoni. Ora la parola passa alla Corte d'Appello di Ancona
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Lo scorso febbraio il Tribunale di Ascoli aveva assolto i medici Gianluca Guercioni ed Ernesto Basaglia, accusati di omicidio colposo per la morte di Singh Pargat, 54enne indiano deceduto nel 2016 all’ospedale Torrette di Ancona, dove era stato trasferito per complicanze. I familiari, assistiti dall’avvocato Felice Franchi, e la Procura di Ascoli avevano presentato ricorso contro la soluzione. Ieri, la Corte d’Appello di Ancona ha dichiarato  prescritto il reato, tuttavia ha disposto una perizia per valutare eventuali risarcimenti civili per i familiari.

 

L’avvocato Felice Franchi

 

L’accusa sosteneva che uno dei medici, durante la visita in ambulatorio del paziente – che presentava un sospetto di ipertensione portale e ipersplenismo diagnosticati dall’ospedale di Amandola – non avrebbe approfondito i dati clinici. Il medico avrebbe deciso di procedere con una colecistectomia laparoscopica anziché laparotomica, nonostante un’anatomia venosa portale alterata che rendeva rischiosa l’operazione, causando lesioni vascolari durante l’intervento, compresa una massiccia emorragia della vena porta. Secondo il pm, i due chirurghi avrebbero dovuto cooperare meglio nella gestione del rischio, poiché errori nell’inquadramento diagnostico e nella scelta della laparoscopia avrebbero contribuito all’esito fatale.

 

Gli avvocati difensori Pagnoni e Iadecola per Guercioni, e Venturi e Mariani per Basaglia, hanno fatto riferimento alla consulenza del professor Tombolini, che ha indicato come l’emorragia fosse una complicazione inevitabile data la difficoltà dell’operazione e che la scelta della laparoscopia fosse basata sui dati disponibili.

 

Il processo d’appello potrebbe proseguire dunque solo per le statuizioni civili,  mentre la perizia disposta dovrà accertare se i familiari di Singh Pargat hanno diritto a un risarcimento.

 

Medici a processo per omicidio colposo: assolti perché “il fatto non sussiste”


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