Dottor Salvi, compleanno con cittadinanza onoraria: «Commosso dal vostro affetto»

ASCOLI - Al Palazzo dei Capitani conferito il riconoscimento al primo artefice, e direttore, dell’insediamento produttivo della Farmitalia Carlo Erba nel 1972 nella zona Industriale Marino del Tronto
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Il presidente del consiglio Bono, il dottore Salvi ed il sindaco Fioravanti

 

di Walter Luzi

 

I suoi primi novant’anni, compiuti il giorno prima, il dottor Gianfranco Salvi li ha festeggiati nella sala consiliare del Palazzo dei Capitani. All’artefice primo dell’insediamento dello stabilimento della Farmitalia Carlo Erba a Marino del Tronto, cinquantatré anni fa, è stata conferita qui infatti, nel corso di una cerimonia solenne in apertura di riunione del consiglio comunale, la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento promesso dal sindaco Marco Fioravanti il sei aprile scorso, in occasione della presentazione del libro del dottor Salvi che racconta tutte le tappe dell’insediamento produttivo della prestigiosa azienda milanese nella nostra città. Il primo stabilimento destinato a diventare, dopo diversi passaggi di proprietà e una crescita verticale, il colosso farmaceutico Pfizer dei giorni nostri. Un riconoscimento che, premiando i grandi meriti dell’anziano dirigente emiliano, ha accomunato unanimemente, per una volta, la volontà sia che dei consiglieri di maggioranza che di opposizione.

 

«Per la sua meritoria attività manageriale – recita la motivazione del conferimento – che ha prodotto positivi riflessi a beneficio della città di Ascoli Piceno e della sua comunità favorendone lo sviluppo socio-economico, e dimostrandone notevole attaccamento». Alcuni interventi successivi di diversi consiglieri appartenenti ad entrambi gli schieramenti, hanno poi corroborato la scelta dell’Amministrazione. Come quello, fra i tanti, di uno dei più giovani, Giorgio Passerini: «Lei è la dimostrazione vivente che con passione, impegno, e dedizione, ogni sogno può essere realizzato per il Bene Comune. Un messaggio importante questo, soprattutto per i più giovani. È un onore essere qui, oggi, a dirle grazie».

 

«Sono nato a Bologna e ho abitato in tante città – ha risposto Gianfranco Salvima in Ascoli per il periodo più lungo. Da oggi posso dire di essere un ascolano anch’io. Ero convinto di riuscire a non versare lacrime stasera – ha continuato il dottor Salvi – invece mi avete fatto piangere. Mi ha commosso la vostra unità di intenti nell’assegnarmi questo riconoscimento. Ma io mi sento di condividerlo con tutti i lavoratori che si sono sacrificati per far nascere e crescere questa azienda. A loro va il merito principale di questo riconoscimento. A tutti quelli che vogliono raggiungere un obiettivo in cui si crede, dico che la strada non è mai agevole, o rettilinea, ma sempre ricca di impedimenti, od ostacoli, che possono apparire anche insuperabili. Mai arrendersi di fronte ad essi. Se si mettono insieme più volontà, più persone che credono nello stesso obiettivo, uno più uno può fare anche tre, o quattro. Vale anche per voi, di maggioranza e di opposizione. Se siete solidali, tutti i problemi possono essere risolti. Grazie».

 

Gli risponde una ovazione con tutto il consiglio comunale, e la piccola folla di intervenuti in sala, in piedi, a tributargli un applauso interminabile. Un apprezzamento che coinvolge anche Massimo Crementi, per il supporto dato al suo ex direttore fin dalla prima stesura del libro. A margine sono stati poi conferiti encomi solenni anche ai famigliari dei due suoi principali interlocutori nelle istituzioni dell’epoca, purtroppo entrambi scomparsi. Il sindaco Pacifico Saldari, e il presidente del nucleo industriale, Ugo De Santis. Ma, insieme a loro, ci piace ricordare anche Remo Casini, scomparso anche lui. Il geometra del Comune che il dottor Salvi ricorda ancora nel suo libro allungato sopra le mappe aperte sul tavolo, con il righello in mano. Concentrato ad individuare, e misurare, quelle aree che dovevano servire a perseguire il Bene Comune. Che potevano essere utili per riuscire a trasformare il loro sogno condiviso, un’utopia, in realtà. Insieme, ce la fecero.

 


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