Totosindaco, tante ipotesi per un voto che sarà come un derby delle urne

VERSO LE ELEZIONI - A gennaio o entro i primi di febbraio si giocherà a carte scoperte: al momento si sta lavorando dietro le quinte e nessuno si espone. Ma la situazione è molto fluida sia a destra che a sinistra: per entrambe le aree si potrebbero risolvere i problemi di fragilità interna e veti incrociati rivolgendosi a figure esterne. Ma c'è anche l'ipotesi di proporre una candidatura fuori dallo schema classico dei partiti e aggregare chi ci vorrà essere. In una contesa poco "politica" ma durissima sui programmi e sul ruolo di autonomia - o meno - della città
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Tempo di movimenti (sotterranei), tempo di Avvento, non solo natalizio. La sfida per le comunali a San Benedetto è partita, già da quel 18 novembre quando 15 consiglieri comunali rassegnarono le dimissioni ponendo termine all’Amministrazione Spazzafumo. Ma la situazione politica è confusa, e con il sistema elettorale attuale, che impone l’indicazione del candidato sindaco, più che di programmi occorre partire proprio dal nome da proporre, da cui, spesso, discende il resto.

 

Ovviamente in questa fase nessuno compie un passo in avanti: il fuoco amico, più che quello nemico, sarebbe letale. Invece più si è coperti meno si rischia di avventurarsi in un campo aperto non agevole in questa fase. A gennaio, al più tardi febbraio, si definiranno i giochi (si vota tra aprile e giugno, date ancora non indicate).

 

Francesca Pulcini

Cominciamo da sinistra: sono in corso una serie di incontri itineranti, avviati su iniziativa di Daniele Primavera di Nos e che vedono l’interesse di varie forze di centrosinistra e vari attori dell’area. Oltre ai gruppi e ai partiti (ad esempio Rifondazione Comunista e Movimento 5 Stelle) ci sono anche indipendenti come l’ex consigliera comunale Luciana Barlocci o la presidente di Legambiente Marche Francesca Pulcini. Nome, quest’ultimo, che potrebbe essere indicato nel caso, in mancanza di accordi con altre forze, il gruppo andasse da solo con una proposta di sinistra-sinistra. Alla quale potrebbe unirsi anche il M5S che pure avrebbe come candidato Giorgio Fede, al secondo mandato parlamentare ma va detto che l’esponente grillino ha davanti a sé ancora un paio d’anni da deputato con la possibilità anche di un terzo mandato (acqua ne é passata sotto i ponti di Grillo e Conte). Dunque Fede non avrà fretta di mettere il suo nome davanti al carro.

 

Paolo Canducci (Verdi)

Ne avrebbe intenzione, dopo un mandato da ferreo oppositore, Paolo Canducci, di Alleanza Verdi Sinistra. Ma è stato sconfitto – onorevolmente – nel 2021 e molto dipenderà da cosa accadrà nel resto della coalizione. Difficilmente Canducci ritenterà la sfida con una sinistra divisa al suo interno come nel 2021 (fu la causa principale della vittoria di Spazzafumo): ma per ballare il tango bisogna essere in due, e il secondo è l’ingombrante Partito Democratico.

 

Democrat che, forti anche del voto alle regionali, quando, nonostante una netta affermazione, a San Benedetto la destra non ha sfondato, ambiscono a tornare a governare la città dopo dieci anni. Ma è un Pd debole: dilaniato da molte divisioni interne, alla ricerca di un difficile rinnovamento ma con la difficoltà oggettiva di individuare un nome che sintetizzi in una persona l’intero “Campo Largo”. Ci torniamo in chiusura.

 

Andrea Traini (Fratelli d’Italia)

Se ci spostiamo a destra, la situazione è altrettanto fluida. Andrea Traini, ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia e già vicesindaco, sarebbe un nome automatico per la coalizione. Fatto sta che, al di là delle titubanze di Traini, vi è anche un altro vincolo: Fratelli d’Italia ha già il sindaco di Ascoli, e le altre anime della coalizione di centrodestra vorrebbero un bilanciamento rispetto al potere dei meloniani, divisi a San Benedetto tra “fioravantiani” e “castelliani” (dal che si desume l’attuale forza politica ascolana sulla sambenedettese). E qui le cose si fanno più complicate ma anche, giornalisticamente, interessanti.

 

Pasqualino Piunti

Perché Forza Italia pagherà l’abbandono del centrodestra deciso nel mese di settembre, sospinta dall’ingresso dell’ex leghista Monica Acciarri alla ricerca di consenso moderato per l’elezione poi mancata in Regione. Difficile per i berlusconiani (o ex) ripresentarsi e dare le carte a tutti gli altri. Se il cerino passa poi alla Lega, il nome viene automatico: Pasqualino Piunti, già sindaco di San Benedetto, scottato dal rocambolesco ribaltone con cui fu sconfitto nel 2021 (ma a sua volte fece qualcosa di simile ai danni di Perazzoli nel 2016). Piunti però è stato sconfitto, e inoltre i rapporti con Forza Italia si sono lacerati proprio negli ultimi mesi.

 

L’assessore al bilancio Domenico Pellei

Ecco allora l’emergere di figure esterne alla coalizione di centrodestra, in grado di placare tutti gli spiriti e le gelosie intrapartitiche: l’architetto Luigi Anelli, dinamico in questi anni sulla questione dell’apertura di via Lombroso (dove risiede), ad esempio. Oppure Sandro Donati, presidente della Banca del Piceno e con grande esperienza politica in Comune e in Regione ma da moderato del centrosinistra. C’è poi Domenico Pellei, di Centro Civico Popolare, che le voci provenienti dall’area di Spazzafumo indicavano come candidato sindaco del centrodestra grazie a un accordo col consigliere regionale Andrea Assenti, ma molti rappresentanti di Fratelli d’Italia hanno dichiarato che non appoggerebbero un nome e un gruppo che per quattro anni erano integrati nella ex maggioranza.

 

Antonio Spazzafumo

E qui si va al centro, o al civismo che non è stato sepolto dall’affossamento di Antonio Spazzafumo. L’ex sindaco è rimasto in totale silenzio da un mese, ma per qualcuno dei fedelissimi potrebbe tentare di candidarsi qualora le condizioni ripresentino la frammentazione di quattro anni fa: cosa più possibile che non.

 

Maria Elisa D’Andrea

C’è poi una operazione che nascerebbe dalle ceneri dell’esperienza Spazzafumo ma avrebbe contorni completamente diversi, più simili all’ultima parte della precedente Amministrazione rispetto all’avvio. Il nome che circola – ma non ci sono conferme – è quello del notaio Maria Elisa D’Andrea, componente della Fondazione Sambenedettese, dirigente della Sambenedettese Calcio e moglie del presidente della Samb Vittorio Massi (oltre che presidente della Fondazione Sambenedettese).

 

Nome civico che, se il passo dovesse compiersi, sarebbe formalmente aperto a tutti gli apporti ma senza commettere il peccato originale del precedente mandato: non sarebbe un dentro chi vuole ma l’area di accoglimento sarebbe circoscritta, forse già selezionata in parte, e non guarderebbe più a destra come nei primi passi dell’ex sindaco. Ovvero un accordo con il Partito Democratico assieme al centrismo, con il tentativo di trovare appoggio anche in qualche settore della destra insoddisfatto delle scelte che avverranno.

 

Un modello “Ciip”, che ha portato alla presidenza Marco Perosa proprio con un movimento congiunto di Spazzafumo e Pd provinciale in funzione anti-Fioravanti, che si ripeterebbe sulla scala comunale ma con nomi ovviamente diversi. Non è un caso che Perosa sia nel Consiglio di Amministrazione anche della Fondazione Sambenedettese e nella Samb Calcio.

 

Insomma, un voto che sarà avvincente come (e più) di un derby, con gli ideali politici messi un po’ da parte e uno scontro duro sui programmi per la città e rispetto ai poteri, veri o presunti, che gravitano dall’esterno su San Benedetto.

 

 


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