di Giuseppe Di Marco
La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione, pronunciatasi lo scorso 13 aprile in merito al sequestro di uno stabilimento a Genova, potrebbe rappresentare uno storico precedente capace di rendere abusive moltissime concessioni del litorale italiano.
Cosa dicono gli ermellini? Nella sentenza 15676, il presidente della Corte Aldo Aceto ha sancito che le proroghe del dl 194/2009 «per consolidato orientamento giurisprudenziale, hanno interessato solo le concessioni “nuove”, ossia successive al dl stesso».
La legge 194/2009, come rammenta la stessa sentenza, ha prorogato i termini di scadenza delle concessioni di beni demaniali marittimi con finalità ludico ricreative al 31 dicembre 2015. E com’è noto, successivamente tale termine è stato ulteriormente prorogato, prima fino al 2020 e poi fino al 2033.
Il problema quindi sta nel fatto che solo le concessioni successive all’emanazione della legge 194/2009 possono essere soggette a proroghe. E non finisce qui: il pronunciamento ha effetto anche sulle recenti sentenze del Consiglio di Stato, che di fatto rendono lecite le proroghe fino al 31 dicembre 2023, dopodiché le concessioni che ne hanno beneficiato dovranno essere riassegnate tramite procedura di evidenza pubblica.
La domanda quindi sorge spontanea: quante e quali sono le concessioni che il Comune di San Benedetto ha rilasciato prima del 2009? Il caso di Genova parla chiaro: tutte le concessioni “vecchie” sono abusive.
C’è da aspettarsi un ulteriore surriscaldamento del clima che, attorno al tema della Bolkestein, è già rovente. Lo spauracchio della direttiva europea ora incombe ancora di più sui balneari, che presto potrebbero vedersi togliere gli chalet e dover competere nel libero mercato.
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