Demanio marittimo, le concessioni di San Benedetto scadono l’1 gennaio 2024

SAN BENEDETTO - Il Comune dà attuazione alle sentenze del Consiglio di Stato che fissano un termine alle concessioni su spiaggia
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di Giuseppe Di Marco

Il provvedimento era nell’aria, e alla fine è arrivato. La giunta comunale, nella riunione di martedì 19 aprile, ha deliberato che le attuali concessioni sul demanio marittimo di San Benedetto rimarranno valide fino al 31 dicembre 2023.

Una decisione che dà seguito alle sentenze 17 e 18 emanate lo scorso novembre dal Consiglio di Stato, limitandosi però a dare una scadenza ai balneari. Nella delibera, infatti, non vi è alcun riferimento all’apertura di nuovi bandi per l’assegnazione delle concessioni. Si tratta, anche in questo caso, di una scelta non casuale: il Comune, infatti, vuole attendere i futuri sviluppi sulla questione a livello nazionale.

Nello specifico, il dispositivo incarica il settore Urbanistica di “adottare una determina dirigenziale che confermi la perdurante vigenza delle concessioni demaniali marittime in essere gestite dal medesimo ufficio, limitando, a titolo cautelativo e precauzionale, fino al 31/12/2023, salvo successiva modifica, l’estensione del termine di scadenza delle concessioni stesse”.

Il tema, si sa, è delicato. E ad esserne consapevoli sono sia la giunta sia i tecnici comunali, che hanno elaborato un documento lungo e pieno di incisi, teso a gettare acqua sul fuoco. Ma i contenuti parlano chiaro e, salvo contrordini di rango legislativo, dall’1 gennaio 2024, i 140 stabilimenti dovranno essere messi all’asta.

Viene cancellata, pertanto, la proroga precedentemente stabilita dal Comune sulla scorta del dettato normativo nazionale, che fissava la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2033. La Regione Marche, comunque, con una nota risalente al 7 marzo, “ha dato indirizzo univoco a tutti i Comuni costieri di astenersi dal predisporre autonomamente bandi di gara in relazione alle concessioni demaniali marittime per finalità turistiche e ricreative”.

Il Parlamento, insomma, è atteso al varco: gli enti locali e le associazioni di categoria aspettano l’emanazione di una legge che riordini la materia e, nel contempo, dia garanzie agli attuali gestori degli stabilimenti balneari.

 

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