L’ospedale “Madonna del Soccorso”. Nel riquadro, il nuovo marchio della Sanità picena
di Maria Nerina Galiè
Tra i tanti problemi che la nuova Ast Ascoli deve affrontare anche la rottura della Risonanza Magnetica, di nuovo, all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto.
Per la nuova, che dovrà essere acquistata con i fondi Pnrr, bisognerà ancora attendere, anche se l’allora dirigenza aveva ipotizzato aprile 2022 come data per avere il nuovo strumento.
Continua pertanto l’odissea del vecchio macchinario, che ha subito diversi “sinistri”, dalla bombola di ossigeno “sparata” per errore dalle mani di un operatore (ottobre 2021), al susseguirsi di guasti, poi riparati nel giugno scorso, poi ancora ad agosto (sotto i link di tutti gli articoli relativi).
In questo caso, l’Ast assicura che il pezzo di ricambio è stato ordinato e l’arrivo è previsto per domani, 9 gennaio, dagli Stati Uniti. Subito dopo sarà possibile ipotizzare i tempi per il ripristino della Risonanza Magnetica.
Sulla nuova rottura, comunque, nulla di nuovo, stessi disagi, pronta – come altre volte – la polemica di comitati o partiti.
E’ la volta, ora, di Cittadinanza attiva Assemblea Territoriale di San Benedetto, secondo cui l’ennesimo episodio «spinge sempre più a pensare che il “Madonna del Soccorso” deve essere ridimensionato». Ed ancora: «Evidentemente la carta intestata Ast senza la nomenclatura “San Benedetto” inizia a consolidarne il significato concreto».
Se tali affermazioni possono essere “opinioni”, non lo sono di certo la delusione ed il disagio per utenti, che ancora una volta si sono visti spostare l’appuntamento per la prestazione diagnostica, magari prenotata da diverso tempo.
Sono noti infatti i problemi con le liste di attesa e l’auspicio è che davvero la questione sia tra le prime che affronterà la neonata Azienda sanitaria picena.
I pazienti ricoverati che hanno bisogno dell’esame vengono traportati al “Mazzoni” di Ascoli o nelle strutture private convenzionate. Le urgenze sono sempre garantite.
«Appuntamenti spostati – si legge ancora nella nota di Cittadinanza attiva – e disagi nei reparti che a fatica stanno reagendo alle carenze programmatiche. L’Azienda Sanitaria Territoriale parte con il piede sbagliato perché è inaccettabile assistere a tutto ciò, dove a pagarne le conseguenze del disagio siano i cittadini e i sanitari che prestano servizio per la comunità.
Una città di 50.000 abitanti con un bacino di utenza di 200.000 non può subire l’indecisione gestionale e il silenzio delle istituzioni».
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