Elezioni regionali: l’estate diventa rovente!

POLITICA - A preoccupare il presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, oltre ad Atim, Svem, alle richieste di Confindustria sulla giunta camerale, ai problemi della sanità, si aggiungono ora le dimissioni del presidente dell’Erap e una sua richiesta di revoca della nomina del consigliere regionale Andrea Putzu. Intanto Matteo Ricci, in merito all’avviso di garanzia, cerca di rasserenare i suoi dicendo di essere estraneo ai fatti che, però, non significa che i fatti non sussistano... Insomma, un’estate politica sempre più calda
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di Nunzia Eleuteri

Solo pochi giorni fa, l’avevamo definita bollente ma ora questo termine sembra un eufemismo… L’estate politica delle Marche non è bollente ma rovente. Alle situazioni di Atim, Svem, giunta della Camera di Commercio e sanità, finite sotto i riflettori dell’opinione pubblica, si aggiungono ora altri due pensieri per il presidente della regione, Francesco Acquaroli: l’Erap con le dimissioni del suo presidente, Saturnino Di Ruscio, e la diatriba sulla legittimità della candidatura pregressa e attuale del consigliere regionale Andrea Putzu, storico militante del partito del presidente Acquaroli stesso, (FdI).

Di Ruscio scrive dapprima una pec (posta elettronica certificata) a tutti i consiglieri regionali e al presidente della giunta regionale in qualità di “primo dei non eletti” nella lista di Fratelli d’Italia per evidenziare le cause di incandidabilità e, quindi, di ineleggibilità del consigliere Putzu e poi, a seguire, agli stessi destinatari, invia le sue dimissioni da presidente dell’Erap (Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica delle Marche) perché in procinto di avviare un contenzioso con l’Ente (non è molto chiaro dalla lettera se si riferisca all’Ente regione o Ente Erap). In verità, la missiva ha un contenuto controverso perché sull’oggetto si parla di dimissioni dall’Erap ma nel testo si parla di dimissioni dalla presidenza della regione Marche. Lapsus freudiano? O semplice errore di scrittura? Insomma, diamo per buone le dimissioni dall’incarico che effettivamente Saturnino Di Ruscio ricopriva e che ora costituiscono un problema per Acquaroli. Uno dei tanti ma forse non il più preoccupante.

Si moltiplicano, nel frattempo, gli interrogativi sulle chat in merito alla formale richiesta di Saturnino Di Ruscio di dichiarazione di nullità e conseguente revoca della nomina del consigliere regionale Andrea Putzu, votatissimo nel 2020 e appartenente al gruppo consiliare di Fratelli d’Italia (stesso partito in cui ha militato lo stesso Di Ruscio, appunto primo dei non eletti). Una vera guerra tra “fratelli”, insomma, anche se il mittente ha fatto sapere di non aver rinnovato l’adesione al partito. Tanti, comunque, i pareri degli avvocati che stanno rimbalzando, perché si sa, in Italia non basta la legge ma ci vogliono le interpretazioni. E allora via alle più sfrenate fantasie interpretative. A noi, non resta che aspettare il responso. Ma per il presidente Acquaroli la faccenda si fa complessa. Strattonato da tutte le parti, per lui sembra non esserci pace.

Quella pace che il suo antagonista Matteo Ricci, recentemente colpito da avviso di garanzia, sta cercando, invece, di infondere agli elettori dichiarando, all’uscita dall’interrogatorio con la PM, di essere sereno e determinato a continuare la campagna elettorale perché estraneo ai fatti. A tal proposito, però, fa riflettere un post Facebook di un affermato avvocato penalista del Foro di Fermo, nonché politico di qualche anno fa, che proprio ieri ha messo in risalto come Ricci non abbia affermato che i fatti non sussistono ma che era estraneo ai fatti. Nello stesso post, l’avvocato sottolinea, quindi, che Ricci non abbia detto che i fatti non siano accaduti ma solo che lui non se ne fosse accorto… E commenta: “E noi dovremmo mandarlo a governare la Regione?”.

Diciamo che tutto può accadere ma non è così rassicurante per gli elettori pensare che certe cose possano sfuggire al controllo di un governatore o sindaco. Ai militanti del PD, non conviene essere leggeri sul tema della legalità, principale loro cavallo di battaglia da sempre, anche perché è proprio la legalità la stella polare del “Movimento 5 stelle” al quale Ricci ha aperto le porte per il campo largo nelle Marche. Fortuna vuole che, in questo caso, Giuseppe Conte abbia deciso di essere meno rigido scatenando però non poche polemiche. Il leader pentastellato dà, infatti, l’impressione di voler usare, nelle varie campagne elettorali del momento, due pesi e due misure a seconda dei casi. Nelle Marche ha deciso di continuare ad appoggiare la candidatura di Matteo Ricci anche se indagato e con una posizione ancora da chiarire. Conte ci tiene però a sottolineare che questo accordo non è da considerarsi strutturale con il Pd e che valuterà di volta in volta gli apparentamenti. Chissà se ricorda la fine dell’Udc di Casini con la politica dei due forni…

In questa estate ne stiamo vedendo davvero tante: vendette fratricide, sassolini dalle scarpe, colpi di coda, avvisi di garanzia e chi più ne ha più ne metta. Sicuramente più fatti negativi che positivi. Peccato che la politica abbia perso il suo significato più nobile: essere un’arte di governo a servizio del bene comune. E ancora da Facebook, riprendo una frase pubblicata ieri da un vecchio politico locale che ha rivestito anche il ruolo di assessore regionale: “Esco da Facebook fino alla fine di ottobre per non vedere più questa squallida campagna elettorale regionale.”. Come dargli torto?

 



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