Tom Harrell
Il genio di Tom Harrell è già storia. Non solo per la caratura dell’artista statunitense classe 1946, per sei stagioni a fianco di Phil Woods negli anni ’80, ma anche per quell’aurea ipnotica che ogni sua esibizione si porta dietro. Nella musica della sua tromba, infatti, rivivono i fantasmi di un vissuto ai limiti, preso tra malattia (una grave forma di schizofrenia) e demoni, tra sublime e sofferenza.
Motivi per perdersi il suo live sembrano francamente non esserci: sabato 21 aprile alle 21,45, a chiudere l’ottima stagione del Cotton Jazz Club, lo vedremo dunque sul palco del Cotton Lab. Giova fino a un certo punto dunque ricordare come da oltre trent’anni sia uno dei compositori e trombettisti più rispettati della scena internazionale, tre volte premiato dalla rivista Downbeat e tra i pochi capaci di mettere d’accordo critica e pubblico. Un live di Harrell rappresenta un’esperienza che si ricorda a lungo, così come lui stesso dice: «Mi piace pensare che la mia musica sia un gioco di colori sopra un ritmo, è come invitare gli ascoltatori a visitare una galleria d’arte e guardare una mostra di diversi dipinti. Noi esprimiamo noi stessi attraverso timbri e colori dentro il nostro mondo di sensi, e così li superiamo, fino ad entrare in una dimensione spirituale».
Moving Picture è il titolo dello show, sua più recente testimonianza dal vivo in cui si accompagna a Danny Grisset (piano), Ugonna Okegwo (contrabbasso) e Adam Cruz (batteria).
Tutte le informazioni su www.cottonjazzclub.it.
Lu. Ca.
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