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Ospedale dei Sibillini,
attesa per il consiglio comunale
sulla variante al piano regolatore

AMANDOLA - Sono 10.500 i metri quadrati del complesso sanitario pensato per essere all’avanguardia, antisismico e al servizio di una zona montana compresa tra le province di Ascoli e Fermo, con un bacino di utenza di circa 20.000 persone, al posto del “Vittorio Emanuele II”
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di Maria Nerina Galié

E‘ prevista per lunedì 13 agosto ad Amandola la seduta del consiglio comunale per discutere la variante al Piano regolatore propedeutica alla realizzazione dell’ospedale dei Sibillini in zona Piandicontro. Presentata venerdì 27 luglio dal sindaco di Amandola. Adolfo Marinangeli. e dal presidente della Regione Marche. Luca Ceriscioli, la nuova struttura è già orgoglio per alcuni e criticato da altri. Sono 10.500 i metri quadrati del complesso sanitario pensato per essere all’avanguardia ed antisismico ed al servizio di una zona montana compresa tra le province di Ascoli Piceno e Fermo con un bacino di utenza di circa 20.000 persone, al posto del “Vittorio Emanuele II”.

Una delle perplessità sollevate da alcuni sindaci di Comuni limitrofi, riguarda il reparto Chirurgia, attivo al vecchio nosocomio. Gli stessi tecnici che hanno illustrato gli elaborati sono rimasti sul vago: «Eravamo indecisi se predisporre per la chirurgia ambulatoriale o il blocco operatorio. Abbiamo optato per il secondo, visto che i costi si equiparavano, guardando ad un migliore utilizzo futuro». Seppure l’ospedale dei Sibillini avrà l’eliporto e un pronto soccorso meglio attrezzato invece che un punto di primo intervento è auspicato da molti, tra cui l’ex sindaco amandolese Riccardo Treggiari. Intervenendo nel dibattito sull’ospedale unico di Pagliare del Tronto (Spinetoli), Treggiari si inalbera di fronte alla preoccupazione per l’infartuato o il paziente emorragico ascolani e sambenedettesi che impiegheranno 15 muniti in più per raggiungere il pronto soccorso. «Da Ascoli a Spinetoli – scrive l’ex primo cittadino – appena un quarto d’ora per mettere al sicuro la pelle. Una nostra vecchina, vittima di emorragia, va incontro a morte sicura prima di arrivare al Murri dopo un lungo viaggio sino a Fermo: oltre sessanta chilometri, su un tracciato che nulla ha da invidiare alla Parigi-Dakar».

Sono trascorsi due anni dal crollo di un parte del “Vittorio Emanuele II”, la più nuova. Nel frattempo, non senza qualche disagio per la popolazione, i servizi essenziali sono stati garantiti. Subito dopo il sisma, nell’area attigua allo stadio di Piandicontro (di fronte a dove avrà sede l’ospedale dei Sibillini) sono stati predisposti moduli che tutt’ora ospitano Potes, punto di primo intervento e dialisi. Nel tempo, nell’ala rimasta utilizzabile del vecchio presidio, è stata riattivata parte della diagnostica con Tac, radiologia e presto anche risonanza magnetica. E’ tutt’ora possibile fare prelievi e sono stati riaperti gli ambulatori specialistici.

Il nuovo ospedale dei Sibillini vedrà la luce tra 3-4 anni. Riportare intanto in Amandola il reparto di Medicina dal “Murri” di Fermo è un altro degli obiettivi del sindaco Marinangeli che, nel corso del consiglio comunale di luglio ha manifestato l’intenzione – appoggiata da Regione, Protezione Civile e Area Vasta 4 – di realizzare un fabbricato provvisorio. Nello stesso civico consesso non è mancato chi ha dissentito ritenendo questa soluzione un inutile spreco di soldi e che non aiuta a riunire i servizi ora “spezzettati”. Indissolubilmente legata alle sorti dell’ospedale di Amandola è la Residenza sanitaria assistenziale (Rsa). Inaugurata nel 2014 e crollata nel 2016 dopo le prime scosse di terremoto, ritroverà la sua collocazione all’interno del complesso dei Sibillini, con 21 posti letto e la relativa area di degenza. Da gennaio 2018, gli ospiti si trovano nella ex scuola elementare appositamente predisposta per accelerare il rientro in Amandola dopo essere stati traferiti, nell’emergenza, a Montegranaro.

Prima di pensare alla nuova struttura, i sindaci dell’Unione montana dei Sibillini avena previsto di ristrutturare il Vittorio Emanuele II. «L’entità dei danni ha scoraggiato l’intervento e fatto ricadere la scelta altrove» ha spiegato Ceriscioli il 27 luglio. Accolti come manna le donazioni delle società “Kos Care” e “Rosneft” che, con il loro contributo, hanno reso possibile l’investimento di 18 milioni di euro per il futuro ospedale. La Rosneft è una multinazionale russa del petrolio ed ha elargito 5 milioni di euro. L’altra benefattrice, milanese, gestisce diversi centri di riabilitazione, psichiatrici e per anziani, in Italia e nelle Marche in particolare. Ha pagato la progettazione, affidata allo Studio Iadanza di Isernia. Che ne sarà infine del vecchio ospedale? Tra le ipotesi, la trasformazione in una struttura di riabilitazione e servizi per anziani.


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