Valdaso, riaperto il cantiere
per la ricostruzione
del ponte di Rubbianello

MONTEFIORE DELL'ASO - Scongiurata la rescissione del contratto con le ditte. D'Erasmo: «Si procederà come prima cosa allo smontaggio delle due arcate ritenute pericolanti con il recupero dei materiali»
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Il ponte crollato

di Maria Nerina Galiè

Lunedì 29 ottobre le ruspe sono tornate sul ponte di Rubbianello in ottemperanza al quarto ordine di servizio del presidente della provincia uscente (il 31 verrà eletto il suo successore) Paolo D’Erasmo. Ed è lo stesso a sostenere che «questa è la volta buona e mi auguro che il ponte in un anno sarà ricostruito». 

Paolo D’Erasmo (foto Andrea Vagnoni)

«Si procederà come prima cosa – ha spiegato il presidente – allo smontaggio delle due arcate ritenute pericolanti con il recupero dei materiali. Il lavoro è stato autorizzato nel giugno scorso dalla sovrintendenza ma che in una prima fase prevedeva la perforazione delle vecchie arcate e la realizzazione di pali di consolidamento in calcestruzzo».  

A causa del maltempo gli operai del raggruppamento temporaneo di imprese, Beani e Iacoponi, hanno potuto fare ben poco. Ma almeno per il momento è stato scongiurato l’epilogo peggiore per una vicenda che da cinque anni sta complicando la vita ai residenti che vivono e lavorano a cavallo tra due province. Il ponte sopra al fiume Aso collega Montefiore di Ascoli Piceno e Monterubbiano di Fermo. Se oggi le ditte appaltatrici non si fossero presentate, l’ente appaltante avrebbe avuto titolo di rescindere il contratto in danno per gravi inadempienze. 

Il cantiere

Provincia e imprese rischiavano di finire nel vortice di un contenzioso dall’esito per nulla scontato. Ma a rimetterci ancor di più sarebbero stati i cittadini poiché i tempi per il ripristino dell’infrastruttura sarebbero diventati da lunghissimi a biblici. Diversi titolari di attività commerciali e artigiane lamentano un drastico calo di fatturato dovuto ai disagi della viabilità e stanno seriamente pensando di chiedere un risarcimento. Lavoratori e abitanti della zona da ormai un lustro sono costretti a percorrere un tragitto di almeno 10 chilometri in più per spostarsi da una parte all’altra del fiume, sulle cui sponde corrono la strada statale e la provinciale che collegano il mare con l’entroterra. A destare preoccupazione poi, anche in previsione dell’inverno, gli argini dell’Aso. 

«E’ tempo, passato, di porre rimedio», sostengono all’unisono dalle sponde opposte del fiume diviso, con il conforto dei rispettivi  sindaci. «Adesso  non ci sono più ostacoli di carattere amministrativo o finanziario alla prosecuzione dell’opera», ha ribadito D’Erasmo ricordando che la scorsa settimana ha favorito diversi incontri, insieme al direttore dei lavori Gianluigi Capriotti ed al Rup Antonio Colapinto, per trovare una soluzione, fino all’ordine di servizio, il quarto, di venerdì 27 ottobre.  

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