Droga da Napoli e dall’Albania
e ricostruzione a rischio infiltrazioni
Il report della Dia: «Fenomeni
da non sottovalutare»

ASCOLI - Pubblicato il Rapporto 2018 della Direzione Investigativa Antimafia che segnala i rischi per il Piceno. «Le Marche sono una regione appetibile per la criminalità organizzata, interessata ad inserirsi nelle attività produttive delle aree industriali per sfruttarne le potenzialità economiche, innanzitutto per finalità di riciclaggio. In ogni caso, il territorio resta influenzato da marginali fenomeni criminali associativi, tendenzialmente orientati a mantenere un basso profilo. Per quanto silente, è tuttavia importante evitare una sottovalutazione della pericolosità operativa e dell’insidia corruttiva insite nel modus operandi della criminalità organizzata»
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Gli agenti della Dia durante un controllo

Un territorio ancora influenzato marginalmente dalla criminalità organizzata, ma dove non mancano comunque i rischi e le infiltrazioni da parte della malavita nazionale e straniera. E’ la fotografia delle Marche che emerge dal Rapporto 2018 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) che ha passato in rassegna anche le principali problematiche che interessano le varie province marchigiane. Per il Piceno scattano i campanelli d’allarme relativi ai flussi di denaro in arrivo per la ricostruzione post sisma e alla droga in arrivo dall’Albania (come nel caso del maxi sequestro da oltre 2 tonnellate alla Sentina nel settembre del 2017 o i 171 kg dell’operazione Green dei Carabinieri) e dall’hinterland partenopeo. «Il territorio marchigiano -si afferma nel rapporto della Dia- ricco di piccole e medie imprese, è caratterizzato da un fiorente artigianato di qualità, da produzioni agricole di eccellenza e da insediamenti turistici, sia sul litorale adriatico che nell’entroterra. Tali caratteristiche rendono la regione appetibile per la criminalità organizzata, interessata ad inserirsi nelle attività produttive delle aree industriali per sfruttarne le potenzialità economiche, innanzitutto per finalità di riciclaggio. In ogni caso, la regione resta influenzata da marginali fenomeni criminali associativi, tendenzialmente orientati a mantenere un basso profilo. Per quanto silente, è tuttavia importante evitare una sottovalutazione della pericolosità operativa e dell’insidia insite nel modus operandi della criminalità organizzata. Tale considerazione assume ancor più significato se riferita alle opere di ricostruzione dei centri abitati, interessati dal sisma dell’agosto 2016. Il flusso di denaro che ne deriva, potrebbe, in qualche caso, catalizzare l’interesse di imprese collegate alla criminalità organizzata».

Le macerie del sisma

Si entra poi nei dettagli del panorama regionale. «Si consideri -prosegue la relazione della Direzione investigativa antimafia-, poi, ad Ancona, la rilevanza che va attribuita alla presenza del porto, quale potenziale via di accesso e di smercio degli stupefacenti, ovvero per il compimento di altri traffici illegali. Da rilevare, in proposito, ancorché risalente nel tempo, il fatto che lo scalo portuale fosse stato sfruttato come canale per un traffico illegale di autovetture di lusso, oggetto di furto nei Paesi dell’Unione Europea. Nel semestre in esame, invece, la Guardia di finanza, impegnata in attività di contrasto al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, nello stesso scalo portuale, ha sequestrato un carico di 260 casse di sigarette, occultate a bordo di un autoarticolato, sbarcato da un traghetto proveniente dalla Grecia. In generale, sul territorio regionale non si rilevano, al momento, insediamenti stabili di sodalizi mafiosi, per quanto, in passato, sia stata accertata la presenza di sodali della ‘ndrina Grande Aracri di Cutro (Crotone), temporaneamente insediati nelle Marche per la commissione di attività illecite. Allo stesso modo, è stata segnalata, in passato, la presenza, nel territorio della provincia di Ascoli, di alcuni soggetti riconducibili ai Gallace – Gallelli di Guardavalle (Catanzaro), mentre nella provincia di Macerata, così come nell’area di Fermo, si sono registrate proiezioni riconducibili alla cosca Farao-Marincola di Cirò (Crotone). Il traffico di auto rubate, per lo più di marca tedesca, era stato organizzato negli anni 2010 – 2011 da un cittadino rumeno residente. Per la provincia di Pesaro Urbino sono state registrate, anche in questo caso in anni passati, sporadiche presenze di soggetti riconducibili alla ‘ndrina Ursino-Ursini, originaria di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria)».

Il direttore della Dia, Giuseppe Governale

IL PICENO COME DESTINAZIONE DEI TRAFFICI DI DROGA – Una delle principali attività perseguite dalla criminalità organizzata, anche locale, rimane il traffico di sostanze stupefacenti. «In provincia di Ascoli Piceno -fa notare la Dia- ad esempio, sono stati accertati casi di approvvigionamento di sostanze stupefacenti dall’hinterland partenopeo e dall’Albania. Non sono mancate evidenze investigative circa l’interesse dei gruppi campani proprio nel traffico di stupefacenti verso la regione Marche. Significativa, in proposito, l’operazione “Sta senz pensier”, condotta dai Carabinieri nel marzo 2018, grazie alla quale è stata disarticolata un’organizzazione composta da soggetti teramani e napoletani, in grado di far giungere, dal quartiere Secondigliano di Napoli, ingenti quantitativi di stupefacenti, sufficienti a soddisfare la “domanda” proveniente dal mercato teramano fino alla periferia di Ancona. Nel 2017, tale modus operandi era già stato al centro delle indagini di due operazioni concluse, rispettivamente, nei mesi di marzo e aprile». Senza dimenticare nemmeno le due tonnellate di droga sequestrate dalla Finanza nel settembre del 2017 tra il mare e la spiaggia della Sentina.

Il maxi sequestro di droga alla Sentina

«La prima -rivela sempre l’indagine della Dia- aveva riguardato un traffico di droga, parte della quale destinata ad essere smerciata nelle località balneari marchigiane, condotto d’intesa tra il gruppo casertano Iovine ed esponenti del clan Graziano di Quindici (Avellino). Nel secondo caso, si era trattato di un traffico di cocaina, fatta giungere ad Ancona da Torre Annunziata (Napoli): tra gli indagati figurava un pregiudicato collegato al clan napoletano Amato-Pagano. Per quanto riguarda la criminalità organizzata pugliese, anche nelle Marche si sono registrate forme di “pendolarismo criminale”, essenzialmente finalizzato alla commissione di reati predatori, perpetrati con tecniche operative particolarmente violente. Non sono mancati casi dove è stato fatto uso di armi da guerra ed esplosivi, con tecniche di assalto a furgoni portavalori e a Tir».

LA CRIMINALITA’ ALBANESE E NIGERIANA – Lo scenario criminale riferito alla presenza di consorterie di matrice straniera si caratterizza, invece, per l’operatività di quelle di etnia albanese e nigeriana. «La criminalità albanese -afferma sempre il report- si è rivelata attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, al pari di quella nigeriana, impegnata anche nello sfruttamento della prostituzione. Di rilievo, a titolo esemplificativo, la sistematica attività di spaccio di eroina e marijuana effettuata, nella provincia di Macerata, da 3 nigeriani, ritenuti anche esecutori materiali dell’efferato delitto di una diciottenne romana, il cui cadavere fu ritrovato, dissezionato, in due valigie abbandonate. Altri extracomunitari, in questo caso albanesi, si sono resi responsabili, nella provincia di Pesaro Urbino, di reati contro il patrimonio; il gruppo aveva agito anche in altre località marchigiane e nella vicina Emilia Romagna. L’area costiera continua, inoltre, ad essere interessata dal commercio di prodotti contraffatti, specie il vecchio complesso residenziale di Porto Recanati (Macerata), conosciuto come “Hotel house”».

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