«Concentrazione, forza e abilità»
Vagnoni racconta il tiro con l’arco

IL FOCUS su una disciplina in forte crescita. Dopo la roboante vittoria al Torneo della Marca di Jesi parla il presidente dell’Arco Avis Spinetoli-Pagliare: «L’arcerìa attira gli appassionati perché è un modo di ritrovare sé stessi. Significa fare affidamento solo sulla propria abilità e passione»
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I componenti dell’Arco Avis Spinetoli-Pagliare

di Gabriele Vecchioni

Quello ottenuto dagli arcieri storici dell’Arco Avis Spinetoli-Pagliare nel Torneo della Marca a Jesi, con la vittoria dell’ambito palio davanti a una numerosa e agguerrita concorrenza (qui l’articolo), è senza dubbio un grande risultato. Ora, a distanza di qualche settimana, dopo aver fatto decantare l’en­tusiasmo, il presidente Antonio Vagnoni (che sfila anche alla Quintana di Ascoli tra le fila di Porta Romana) racconta curiosità e segreti di questa interessante disciplina.

Antonio Vagnoni

Iniziamo con una domanda tecnica. Cos’è l’arco, oggetto della vostra passione?
«L’arco è un’arma da getto formata da una impugnatura centrale e da due parti flessibili (i flettenti), “unite” da una corda, che le mette in tensione. Tirando la corda e allontanandola dall’impugnatura si accumula l’energia che verrà restituita al rilascio della corda, dando la spinta alla freccia e facendola volare verso il bersaglio».
Quando nasce l’arco? Chi lo ha inventato?
«L’uso dell’arco è conosciuto fin dai tempi più antichi. Non si sa chi lo ha ideato e quando, ma certamente è una delle invenzioni più antiche: fin dalla preistoria, i graffiti rupestri ci raccontano le cacce agli animali selvatici e i riti propiziatori durante i quali veniva usato. I siti conosciuti dell’arte paleolitica sono circa 150 in Europa; uno di questi è in Spagna, a Castellón, dove, sulle pareti della caverna della Cueva de los Caballos, sono raffigurate scene di caccia con uomini armati di arco; risalgono al 6000 AC, più di 8.000 anni fa».

Arcieri spinetolesi in azione

L’arco è un’arma antica ma è rimasta inalterata, almeno nelle sue caratteristiche generali, fino al giorno d’oggi.
«In linea di massima, si. Durante il corso della storia, l’arco ha ricevuto costanti miglio­ra­menti, sfruttando la capacità del tiro da lontano, per la caccia e per la guerra. In que­st’ul­timo caso, le compagnie di arcieri erano elementi importantissimi nelle battaglie, almeno fino al Seicento, quando l’evoluzione delle armi da fuoco le costrinse a un ruolo marginale.
Ma a questo punto, occorre fare una distinzione, importante se si vuole capire come si è arrivati all’arco attuale, quello che usiamo per le gare».

Preparazione al tiro

Quale?
«Storicamente, gli archi si dividono in due grandi gruppi, l’arco occidentale (di legno) e quello orientale (composito, ossia costituito da materiali diversi). L’arco occidentale era costituito da un solo pezzo di legno flessibile (il migliore e più usato era il legno di tasso, ma erano utilizzati anche il frassino e altre specie). L’arco orientale, di dimensioni più ridotte, si costruiva assemblando materiali diversi come il legno, il corno e tendini animali, che consentivano una maggiore velocità di chiusura al momento del tiro: l’arma composita scoccava la freccia con maggior forza, a una distanza maggiore.
Per completezza dell’informazione, l’arco che utilizziamo per le nostre attività è un’evolu­zione dell’arco antico. La nostra Associazione è affiliata alla Fitarco, la federazione che raggruppa diverse discipline di tipo con l’arco, una disciplina olimpica (l’Italia è uno dei paesi leader di questo sport). Questo per dire che anche noi, appassionati dell’arco storico e tradizionale, tiriamo con l’arco moderno; quest’ultimo può essere classificato come arco nudo, arco olimpico e compound».

Recupero delle frecce

È un discorso complesso…
«Sì. E non è facile da spiegare in poche parole. Tornando all’arco storico, furono gli inglesi che migliorarono le tecniche costruttive creando, nel secolo XIII, l’arco lungo (il cosiddetto long bow), che sopportava carichi molto alti e permetteva di lanciare le frecce a lunga distanza. L’arco lungo era realizzato in legno di tasso, elastico e resistente».
Quindi l’arco che usate è un’invenzione inglese.
«In realtà, l’arco, come arma da guerra, “entra” in Inghilterra con i Normanni che lo usarono nella famosa battaglia di Hastings (1066); ma già i vichinghi norvegesi lo avevano fatto conoscere ai Gallesi. Dall’arco gallese derivò l’arco lungo, usato con successo in guerra fino a metà del secolo XV.
L’uso dell’arco lungo era diventato talmente importante che i governanti dell’isola spesso costringevano la popolazione all’addestramento forzato: le autorità dell’epoca avevano or­dinato che il tiro con l’arco fosse praticato di continuo, sostituendo altre forme di passatempo popolare. Nei villaggi inglesi, la domenica mattina, dopo le funzioni religiose, c’e­rano gare di tiro con l’arco durante le quali i reclutatori selezionavano gli arcieri migliori per l‘eser­cito reale».

Attività con i giovani

Siamo arrivati all’epoca di Robin Hood…
«Robin Hood è sicuramente un personaggio affascinante… se è esistito veramente. In realtà, più che la figura romantica dell’arciere infallibile, quello che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, l’arcerìa attira praticanti appassionati perché è un modo di ritrovare sé stessi. Tirare con l’arco significa fare affidamento solo sulla propria abilità e passione. Con l’arco storico, non c’è nessun aiuto tecnologico, devi contare solo su quello che sei capace di dare, in termini di concentrazione, forza e abilità».
Come si arriva a risultati gratificanti?
«Il segreto per ottenere buoni risultati dal punto di vista sportivo è quello della pratica costante con l’arco: a poco a poco si sviluppa la precisione e aumenta la potenza. Vincere in gara, ottenere una buona posizione è certamente gratificante, fa aumentare l’autostima e stimola a un maggior impegno ma, in fondo, non è questo che ci fa amare il tiro con l’arco. La vera spinta è lo stare all’aria aperta, con gli amici, camminare per le vie e le piazze dei nostri magnifici borghi storici (di solito, le gare si svolgono in quei posti), sentire l’arco come un prolungamento del proprio braccio».

Allenamento in palestra

L’arco storico trova spazio anche in rievocazioni storiche, come la Quintana di Ascoli…
«Qui posso rispondere per esperienza personale. Da qualche anno partecipo al Palio degli Arcieri della Quintana per i colori di Porta Romana. Freccia d’oro (a squadre) nel 2016, secondo classificato alla Brocca d’oro (miglior arciere) nel 2017 e nel 2019. La gara con l’arco nella Quintana di Ascoli è perfettamente “inserita” nel contesto storico e la partecipazione del pubblico lo dimostra. Aver ottenuto buoni risultati nella competizione non è la cosa più importante, quello che mi fa più piacere è poter partecipare a una manifestazione così coinvolgente».
Dalle risposte date, si intuisce che è più che uno sport il tiro con l’arco è una passione.
«Per me – ma non solo per me – è un impegno che comporta un coinvolgimento emotivo. Non voglio esagerare dicendo che tirare con l’arco è “un ritorno alla natura” ma quando incocchi una freccia (si dice così) e la scagli verso il bersaglio devi stare concentrato. L’ho già detto… puoi contare solo sulle tue forze. Non ci sono aiuti esterni. In fondo… è una gara con te stesso».

Un bersaglio

Per concludere, diamo un punto di riferimento a chi volesse mettersi in contatto, anche solo per curiosità, con la vostra associazione.
«Raccogliamo principalmente elementi della zona, ma è aperto a soci provenienti da altre realtà territoriali. Il tiro con l’arco storico si sta diffondendo sempre più ed è possibile mettersi in contatto con diverse società sparse sul territorio e scegliere la più comoda per allenarsi e partecipare a gare e manifestazioni. Noi, come Asd Arco Avis Spinetoli-Pagliare, siamo disponibili ad accogliere chi volesse partecipare alle nostre iniziative e partecipare a esibizioni e manifestazioni.
Chi desiderasse provare l’emo­zione del tiro con l’arco, può venire al nostro campo di allenamento, a Colli del Tronto, presso il Centro Sportivo Colli Sport Village (martedì, giovedì e venerdì, dalle 21,30 alle 23,30). Il nostro istruttore potrà tenere qualche lezione gratuita per verificare (e consolidare) l’inte­resse. Successivamente, si potrà pensare alla frequenza di uno dei corsi che periodicamente viene svolto presso il Campo. Chi volesse mettersi in contatto con noi, può farlo telefonando al numero 348.3824206».

Briefing prima della gara

In gara ad Urbino

Gli arcieri di Spinetoli conquistano il palio del Torneo della Marca

 


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