E’ finito in manette con l’accusa di aver compiuto otto omicidi e di averne tentati altri quattro attraverso la somministrazione di farmaci in dosaggi tossici o letali. Il tutto nel periodo tra il gennaio 2017 e il febbraio 2019.
Nelle prime ore del mattino di oggi, lunedì 15 giugno, il blitz dei Carabinieri, che hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un infermiere 57enne (W.L), già in servizio presso la Rsa di Offida.
Gravissima, come detto, l’accusa: omicidio aggravato, continuato e tentato omicidio aggravato, continuato e lesioni gravi. L’indagine è partita nel settembre 2018, dopo che gli stessi Carabinieri di Offida avevan segnalato alcune informazioni raccolte circa decessi sospetti, avvenuti sempre alla Rsa di Offida, che ospita anziani non autosufficienti e con necessità di assistenza di tipo sanitario.
I militari del Comando provinciale di Ascoli, della Stazione di Offida e della Compagnia di San Benedetto sono andati avanti con le investigazioni per diversi mesi, raccogliendo riscontri soprattutto sulle analisi preliminari sul sangue di alcuni pazienti deceduti, dove sono state rilevate concentrazioni di promazina (un farmaco neurolettico), a livelli tossici ed assolutamente incompatibili con le terapie prescritte gli stessi pazienti.
Un secondo e più importante riscontro all’inizio del 2019, dopo l’esame autoptico di due salme, di cui una riesumata: un anziano era deceduto per una somministrazione di promazina in dosi letali e l’altro per somministrazione di insulina pure se non diabetico.
L’indagine, di spiccato livello tecnico-scientifico, si è sviluppata, oltre che con attività tecniche, con attente analisi di decine di cartelle cliniche acquisite per numerosi pazienti delle struttura e con l’ascolto di numerose persone informate sui fatti, tra cui medici, infermieri ed operatori socio sanitari.
Le complesse indagini, dirette dalla Procura Repubblica di Ascoli, sono state svolte dai Carabinieri in costante coordinamento con l’Unità operativa di medicina legale, mentre l’indagato, da mesi, a seguito dei primi atti, era stato trasferito ad altro incarico dove non era non a contatto diretto con i pazienti.
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