di Maria Nerina Galiè
Ruolo centrale nella lotta al Coronavirus lo hanno i Dipartimenti farmaceutici delle Aree Vaste che, dall’inizio della pandemia, hanno supportato medici e infermieri gestendo e garantendo ogni forma di preparazione necessaria ad attenuare gli effetti dell’infezione fino a salvare molte vite.
Nell’Area Vasta 5 questo compito lo assolve l’equipe del dottor Isidoro Mazzoni, impegnata non solo nella preparazione e distribuzione dei vaccini (leggi qui). E non solo per il fatto che qualcuno, da volontario, si presta a preparare la dose anche nei punti di somministrazione di Ascoli e San Benedetto.
E’ il caso, ad esempio, della dottoressa Anita Vagnoni, responsabile della farmacia oncologica dell’Area Vasta 5.
Il virus era nuovo per tutti al suo esordio, quindi i medici, “dal fronte”, si sono affidati a varie terapie di volta in volta ritenute valide o appropriate, in base al caso. E’ stata una sfida per il sistema sanitario, impossibile senza il supporto dei farmacisti ospedalieri, «che ci hanno fornito di tutto quello che abbiamo chiesto», ha detto più volte la dottoressa Tiziana Principi, direttore del Dea e primario della Rianimazione Covid di San Benedetto.
Al momento le terapie sulle quali gli operatori sanitari ripongono molta fiducia, anche perché ne hanno riscontrato gli effetti benefici, sono gli anti corpi monoclonali ed il Remdesivir.
I medici prescrittori degli anti corpi monoclonali sono – per il presidio di Ascoli – il dottor Vittorio D’Emilio, primario della Pneumologia ed ora della Pneumo Covid del “Mazzoni”, e – per il presidio di San Benedetto – la dottoressa Giuseppina Petrelli, primario della Murg del “Madonna del Soccorso” ed ora responsabile della semi intensiva Covid.
«Sono loro a somministrare il farmaco, in ambiente ospedaliero, in base a precisi criteri di “eleggibilità”.
Gli anticorpi monoclonali sono, in ogni caso, per malati domiciliari che non hanno ancora bisogno del ricovero, individuati dal medico di medicina generale o dalle Usca.
I candidati devono aver sintomi ma non infezioni polmonari. La somministrazione del farmaco quindi, per essere efficace, va fatta in un momento ben preciso della cura, prima che la malattia degeneri e non oltre 10 giorni dall’esordio».
Ed ecco che scendono in campo i farmacisti del sesto piano del “Mazzoni” di Ascoli, una struttura nata nel 2016 e nella quale lavorano oltre alla dottoressa Vagnoni – è lei che parla – anche il collega Marco Spinosi e tre infermieri professionali. A San Benedetto hanno un filo diretto, h24, con la dottoressa Maria Chiara Romani che coordina le richieste per il “Madonna del Soccorso”.
«Il primo paziente il 24 marzo. Fino ad ora 25 nell’Area Vasta 5. I primi due con Bamlanivimab, dal terzo in poi con l’associazione di Bamlanivimab ed Etesevimab.
La richiesta del medico viene fatta sul portale dell’Aifa al quale siamo collegati. A quel punto noi la inoltriamo al “Torrette” di Ancona che centralizza il farmaco e lo mandiamo a prendere. Abbiamo il trasporto garantito da un nostro operatore dal lunedì al sabato. Nei festivi lo facciamo tramite il 118 che attiva le Croci e le altre associazioni convenzionate.
Una volta arrivata ad Ascoli – continua la dottoressa Vagnoni – la soluzione va lasciata 20 minuti a temperatura ambiente. Poi dobbiamo prepararla per l’infusione con “tecnica asettica sotto cappa”, in area controllata ed in ambiente sterile, “cullandola 10 volte”, cioè miscelandola delicatamente. Tra tutto occorre poco più di una mezz’ora.
Una volta ricostituito il farmaco può stare 6 ore, non di più. Quindi lo prepariamo anche in funzione dell’appuntamento preso dal medico con il paziente.
Per la somministrazione in via endovenosa occorre circa un’ora e altrettanto tempo è necessario per l’osservazione di eventuali reazioni».
Molto utilizzato nell’Area Vasta 5 è il Remdesivir, un antivirale autorizzato da novembre 2020.
«In sei mesi il Remdesivir è stato somministrato a 376 pazienti in Area Vasta 5 – afferma la direttrice della farmacia oncologica – di cui 260 a San Benedetto. La cura si rivolge a pazienti ricoverati, anche in questo caso scelti in base a criteri specifici. Il trattamento dura 5 giorni.
Arriva in polvere che deve essere ricostituita in soluzione per essere infusa. Ma il nostro operato, per tale farmaco, consiste nel reperirlo all’occorrenza, perché non possiamo tenere scorte.
Anche qui, i tempi di somministrazione devono essere quelli che stabilisce il medico.
«Noi andiamo continuamente guardare sul portale se ci sono richieste per l’uno o latro farmaco. Ma devo dire che c’è molta collaborazione con i medici che ci avvisano con i messaggi quando hanno individuato i pazienti.
In questa pandemia, se qualcosa di “buono” ha portato, è il grande spirito di gruppo che si è attivato tra gli operatori. Ne ho visti tanti spendersi, a livello umano e non solo professionale».
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